giovedì 3 agosto 2017
La donna era in servizio presso la Asl locale. Avrebbe agito senza prescrizione medica e in assenza di necessità terapeutiche
Somministra una dose di morfina a un neonato, arrestata infermiera
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Una infermiera è stata arrestata questa mattina dalla Polizia di Verona per aver somministrato della morfina ad un neonato, causandogli una overdose e provocandogli un arresto respiratorio. Si tratta di una professionista in servizio presso l'Asl di Verona. La donna avrebbe agito in assenza di una prescrizione medica e senza alcuna necessità terapeutica. L''infermiera è stata arrestata dalla Polizia in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Livia Magri su richiesta del pm Elvira Vitulli.

Il neonato era stato ricoverato nel marzo scorso nel reparto di terapia intensiva neonatale dell'Ospedale Civile di Verona. Gli agenti della Squadra Mobile di Verona, in seguito alla segnalazione dell`Asl nella notte tra il 19 e 20 Marzo, avevano verificato che il neonato, poco prima dell`episodio, era in pieno benessere, non assumeva alcun farmaco ed era programmata la sua dimissione per il giorno successivo.

La Polizia ha inoltre accertato che dopo le 24 del 19 marzo il neonato aveva inspiegabilmente subìto ripetute crisi respiratorie
tali da trasferirlo in una stanza di cura intensiva, al fine di praticargli le opportune manovre di rianimazione. Con il peggioramento del quadro clinico, l'infermiera aveva quindi ordinato a un collega di somministrare al neonato un farmaco antagonista degli oppiacei indicando anche il dosaggio. Immediatamente dopo il neonato aveva ripreso a respirare autonomamente. A seguito degli accertamenti medici, è emerso che la crisi respiratoria che aveva messo in gravissimo pericolo di vita il piccolo paziente è dipesa dall'assunzione di morfina, certamente avvenuta poche ore prima dell`evento. Tale assunzione non è apparsa riconducibile ad errore in quanto, di regola, la morfina viene somministrata ai neonati per via endovenosa e non orale o nasale come certamente avvenuta nel caso di specie, in quanto il piccolo non aveva accessi endovenosi aperti.

Dalle attività investigative è emerso che nelle ore precedenti la crisi respiratoria, il piccolo fosse stato accudito unicamente proprio dall`infermiera 43enne, l`unica a dare con certezza la soluzione alla crisi respiratoria. Nonostante questa determinazione, nell'indagine interna ad opera dell`ASL, scaturita a seguito dell`evento, la stessa infermiera aveva dichiarato di non ricordare chi avesse ordinato la somministrazione del farmaco.

A rendere il quadro più inquietante, le dichiarazioni dell'arrestata che, in presenza di alcune sue colleghe, aveva definito il bimbo «rognoso». La stessa aveva inoltre confidato a un'altra infermiera di fare abituale utilizzo di morfina e benzodeazepina, somministrandola ai neonati per metterli tranquilli, nella convinzione dell`insussistenza di concreti pericoli.

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