mercoledì 29 settembre 2010
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Il giorno del discorso di Berlusconi è anche quello della "grande conta" alla Camera. Il possibile sì della pattuglia di Gianfranco Fini al voto di fiducia chiesto dal premier depotenzia in parte quella che si profilava come una battaglia all’ultimo voto. Resa incandescente, ieri mattina, dai cambi di casacca annunciati quasi in "zona Cesarini": sono 7 i deputati passati al "limbo" del gruppo misto, 5 provenienti dall’Udc (è lo strappo dell’ala siciliana) e 2 dall’Api di Rutelli (fra i quali spicca il caso di Massimo Calearo, l’industriale vicentino già accreditato nei giorni scorsi come possibile nuovo ministro dello Sviluppo; l’altro è il segretario campano Bruno Cesario).«Puntiamo a quota 316 anche senza i finiani», ha continuato a ripetere Berlusconi ai suoi. In realtà però, al termine di una giornata passata col pallottoliere in mano, i conteggi nella maggioranza sembrano arrestarsi al massimo davanti al muro di quota 314. A meno di un’adesione piena anche dei 5 deputati dell’Mpa di Raffaele Lombardo, incerta però fino all’ultimo («Ascolteremo Berlusconi e poi decideremo. Però ci dovranno essere impegni solenni per il Sud», ha dichiarato il portavoce Aurelio Misiti). Più di tante dichiarazioni, il senso della giornata lo danno i ben 60 minuti trascorsi a palazzo Grazioli dal Cavaliere, in una giornata così infuocata, con Italo Tanoni, il semi-sconosciuto leader dei Liberal-democratici, per blindare i 3 voti di questa componente (oltre a Tanoni, Melchiorre e Grassano).La base stra-certa da cui parte Berlusconi è costituita dai 295 voti di Pdl più Lega. A questi, secondo i tam-tam di Montecitorio, si sommano poi (sempre senza contare i 35 di Futuro e Libertà e i 5 dell’Mpa) i 7 transfughi di ieri, i 6 di Noi Sud, i 3 Lib-dem di Tanoni, il repubblicano Nucara e Pionati dell’Adc. Più un deputato del Misto non iscritto a nessuna componente, l’ex dipietrista Americo Porfidia. Da qui la quota 314, anch’essa soggetta a oscillazioni, peraltro. Per cementare questo blocco ancora in serata il Cavaliere ha ricevuto i deputati di Noi Sud: a nome dei suoi colleghi Luciano Sardelli ha garantito 5 "sì" (non al 100%, invece, quello di Antonio Gaglione, che nel 2008 fu eletto nel Pd), includendo quello di Paolo Guzzanti che però «voterà contro la fiducia», almeno stando a quanto riferito dal segretario liberale Stefano De Luca.Un altro enigma è quello di Calearo. L’ex presidente di Federmeccanica ha annunciato il passaggio al gruppo misto (ma «resto fedele all’idea di un grande centro», si è giustificato), rafforzando così le voci su un possibile approdo al dicastero lasciato libero - e da 5 mesi - da Scajola. «Auguriamo buona fortuna a Calearo che ha confermato nella riunione di gruppo la sua speranza di diventare ministro», è stato il caustico commento dell’Api. «Se cade Berlusconi c’è il buio fitto», dichiarava ieri mattina in un’intervista Calearo che però si è chiuso in silenzio dopo un colloquio avuto nel pomeriggio con Walter Veltroni, che nel 2008 lo volle fortemente come capolista del Pd nel Nord-Est. Un suo "sì" ora a Berlusconi sarebbe uno smacco per Veltroni, che ha fatto pressioni su di lui: «Calearo – ha affermato l’ex leader del Pd –, pur ribadendo il suo disagio politico, mi ha confermato nettamente la volontà di attenersi all’impegno assunto con gli elettori. Sono certo che sarà coerente con se stesso». Mentre il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che «noi non possiamo né vogliamo offrire niente». Un altro voto in bilico per Berlusca? Stasera il verdetto.
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