martedì 27 luglio 2010
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«Fini ha chiesto le mie dimissioni? Beh, bisogna vedere per quali motivi le ha chieste. Forse lui conosce questo procedimento? Mi risponda... Direi che è largamente impropria questa sua richiesta». Dopo nove ore di interrogatorio, Denis Verdini affronta i giornalisti e lancia messaggi chiari a tutti: «Non avevo alcun peso da togliermi, ho dato ai magistrati risposte alle loro domande. E sono tranquillo. Con le risposte che ho dato questa sera, penso di non aver alcun motivo per dare le dimissioni».Una risposta secca alla richiesta del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ieri si chiedeva «se è opportuno che che chi è indagato abbia incarichi politici» e chiedeva agli indagati di lasciare i propri incarichi.Il coordinatore del Pdl, poi, precisa meglio il suo concetto: «Replico ora che ho finito l'interrogatorio. In politica bisogna dare delle risposte ed essere coerenti con se stessi e con quello che abbiamo intorno. La richiesta di Fini è impropria perchè io sono un semplice indagato e perchè in Italia esistono tre gradi di giudizio. Forse è doveroso ascoltare la voce della difesa e questo vale per Fini e per tutti quelli come lui».L'INTERROGATORIOInterrogatorio di nove ore per il coordinatore del Pdl Denis Verdini, ascoltato dai pm della Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per gli impianti dell'eolico in Sardegna e sulla cosiddetta P3, una società segreta che, secondo le motivazioni del Riesame che ha negato la scarcerazione a Flavio Carboni e Pasquale Lombardi, «è in grado di interferire con le scelte delle istituzioni». Verdini entrato nella stanza del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo alle 15, con i suoi avvocati Marco Rocchi e Franco Coppi, ne è uscito a mezzanotte. Il coordinatore del Pdl è indagato assieme a Marcello dell'Utri, Flavio Carboni e Massimo Lombardi per violazione della legge sulla costituzione di società segrete nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3 ed è iscritto nel registro degli indagati nell'indagine sugli appalti per l'eolico. Verdini è indagato anche a Firenze nell'inchiesta sui rapporti economico finanziari tra il Credito cooperativo fiorentino (Ccf), la banca di cui non è più presidente da venerdì scorso,  e la Baldassini Tognozzi Pontello (Btp) dell'amico Riccardo Fusi, dimessosi mesi fa dalla presidenza del suo gruppo.    E il coordinatore del Pdl ha replicato a chi, come Fini, ha chiesto le sue dimissioni ribadendo che non si dimetterà. «La richiesta di Fini è impropria -ha detto- non ho nessun motivo per dimettermi, al momento sono solo indagato». Poi ha puntato il dito contro i giornalisti «che hanno esercitato una pressione mediatica senza eguali". «Voi giornalisti violate le regole del segreto istruttorio -ha concluso Verdini- i cittadini vengono sbatacchiati: meno male che c'è Berlusconi».  
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