lunedì 12 luglio 2010
Lo stato maggiore del partito difende il coordinatore coinvolto nell'inchiesta sugli appalti per l'eolico. Ma i finiani ne chiedono le dimissioni. Lasciano anche il magistrato Martone e l'assessore campano Sica.
COMMENTA E CONDIVIDI
Il caso Verdini agita il Pdl. Lo stato maggiore del partito difende il coordinatore coinvolto nell'inchiesta sugli appalti per l'eolico e indagato per associazione segreta. Ma i finiani, con Italo Bocchino, ne chiedono le dimissioni. «Mi auguro che Verdini sappia dimostrare la sua innocenza - dice il vicecapogruppo Pdl alla Camera - ma dal punto di vista politico c'è un enorme problema di opportunità che il premier non può far finta di non vedere. Il Berlusconi "ghe pensi mi" come ha risolto il caso Brancher, deve risolvere il caso Verdini».Parole che infiammano il partito e vengono definite "sciacallaggio politico" da ex aennini come Amedeo Laboccetta ed Edmondo Cirielli, che chiedono piuttosto la cacciata di Bocchino dal partito, «avendo lui l'unico obiettivo di distruggere l'immagine del Pdl». Ma l'ex vicecapogruppo vicario denuncia «un problema della classe dirigente nel Pdl», con operazioni di dossieraggio contro esponenti di partito che dovrebbero portare alle dimissioni anche dell'assessore regionale Ernesto Sica e di Nicola Cosentino, sottosegretario all'economia e segretario regionale del Pdl.Ma in favore del coordinatore del partito si levano gli scudi nel Pdl, che a vari livelli esprime solidarietà e sostegno. «La cultura del Pdl non è il giustizialismo, nè la condanna preventiva emessa sui mezzi di comunicazione, ma il rispetto della dignità di ogni persona», affermano Sandro Bondi ed Ignazio La Russa, ministri e coordinatori del Pdl insieme a Verdini. Maria Stella Gelmini protesta invece contro i resoconti giornalistici che parlano di un attacco a Verdini nella convention di Liberamente, ieri a Siracusa. Ed anche il ministro Michela Brambilla osserva che «in certi casi è sempre più dignitoso e serio tacere che esprimere giudizi affrettati ed ergersi a rappresentanti di metodi giustizialistì. Gettare fango su Verdini è stato un comportamento grave, strumentale e sospetto».LASCIANO SICA E MARTONEAntonio Martone lascia la magistratura, l'assessore della Regione Campania Ernesto Sica si dimette.  Entrambe travolti dall'inchiesta della Procura di Roma sull'associazione a delinquere messa in piedi dall'imprenditore sardo Flavio Carboni, nata da una costola delle indagini sugli appalti dell'eolico in Sardegna. Sia Martone che Sica infatti apparivano nell'inchiesta romana che ha portato nei giorni scorsi all'arresto di Flavio Carboni, dell'ex esponente della Dc campana, Pasquale Lombardi, e dell'imprenditore napoletano, Arcangelo Martino. Inchiesta nella quale risulta indagato anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini con l'accusa di avere violato la legge Anselmi sulla costituzione delle associazioni segrete.   Secondo le carte dell'inchiesta romana Martone avrebbe partecipato ad una cena a casa di Verdini nel corso della quale si sarebbe discusso di un tentativo di avvicinamento dei giudici della Consulta che dovevano decidere sul Lodo Alfano. Una cena che avrebbe visto attorno al tavolo commensali illustri come il senatore Pdl Marcello Dell'Utri, il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, il capo degli ispettori del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller, oltre allo stesso Carboni.    L'assessore campano dimissionario Sica invece è iscritto nel registro degli indagati della Procura capitolina e, secondo i pm, avrebbe avuto un ruolo nel presunto complotto  preparato ai danni dell'attuale governatore della Campania Caldoro per screditarne la candidatura alle recenti Regionali e favorire quella dell'attuale sottosegretario all'economia Nicola Cosentino.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: