giovedì 23 luglio 2015
Inutile l'ultimo incontro a palazzo Grazioli e a palazzo Madama nasce un nuovo gruppo che incide sugli equilibri politici. Per il senatore toscano però arrivano nuove grane giudiziarie.
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Denis Verdini saluta Silvio Berlusconi e se ne va da Forza Italia. Non è servito a niente l'incontro tra i due, richiesto dall'ex premier per evitare un ulteriore strappo in FI. Nel pranzo tenutosi a palazzo Grazioli, alla presenza anche di Letta e Confalonieri, Verdini, ha confermato l'intenzione di lasciare il partito, convinto di avere i numeri per un nuovo gruppo al Senato, che dovrebbe nascere martedì o mercoledì prossimo. Grane giudiziarie. Mentre a Roma stava dando l'addio al partito che ha segnato la sua vita politica, Forza Italia, però a Firenze il gup lo stava rinviando a giudizio per l'ennesimo filone d'indagine sulla gestione del Credito cooperativo fiorentino, la banca che ha segnato la sua vita professionale. Il 13 ottobre, il senatore (ex) Fi-Pdl Denis Verdini, sarà in tribunale a Firenze per rispondere di bancarotta fraudolenta in concorso con due imprenditori. Secondo l'accusa, sono responsabili di una serie di attività legate ai fallimenti di due ditte edili.    Il rinvio a giudizio di oggi non è la prima grana giudiziaria del senatore che, fra l'altro, a Firenze è già a processo per la gestione del Credito cooperativo ed è accusato di bancarotta fraudolenta per il fallimento, nel 2014, della Società Toscana di Edizioni. In Senato. Tornando al fronte politico, i "verdiniani" ostentano sicurezza e assicurano che entro martedì della prossima settimana verrà annunciata la nascita del nuovo gruppo al Senato. Parlano di un drappello di 11 persone pronte a votare le riforme costituzionali e altri provvedimenti "caldi" per il governo. Il governo e la maggioranza a Palazzo Madama. Allo stato se "Azione liberal popolare" dovesse nascere senza defezioni, potrebbe cambiare non poco i confini della maggioranza a Palazzo Madama, arrivando a diventare probabilmente l'ago della bilancia della legislatura. Contando loro, infatti, si arriverebbe ad una maggioranza di circa 183 senatori (sempre che i 25 dem del documento a favore del Senato elettivo restino tutti con Renzi) contro i 126 dell'opposizione. In soccorso del premier poi vengono considerati ora altri due parlamentari ex M5S che hanno annunciato l'adesione alla componente dell'Idv: Alessandra Bencini e Maurizio Romani (pur mancando ancora un riscontro ufficiale negli uffici del Senato della loro adesione a tale componente). A quota 183, insomma, ci si arriverebbe sommando i 113 del Pd (che senza i 25 sarebbero però 88), i 36 di Ncd (35 se Azzollini andrà agli arresti domiciliari nel frattempo), gli 11 che vengono attribuiti a Verdini, i 2 di Gal che votano solitamente con la maggioranza: Paolo Naccarato e Angela D'Onghia, e i 19 delle Autonomie.
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