martedì 23 aprile 2019
L'allarme sul vecchio penitenziario dell'isola, per la cui riqualificazione sono già stati stanziati 70 milioni di euro, con scadenza 2020. «Serve che il governo riapra un Tavolo»
Il carcere di Santo Stefano sull'omonima isola vicino a Ventotene (Ansa)

Il carcere di Santo Stefano sull'omonima isola vicino a Ventotene (Ansa)

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Edifici che cadono a pezzi, rovi e sterpaglie dovunque, difficile anche il semplice approdo (ancorché vietato proprio per i pericoli di incolumità pubblica). Altro che “cuore” d’Europa e centro-studi per ridare memoria e futuro al Vecchio continente: il vecchio carcere di Santo Stefano, sull’omonima isola di fronte a quella di Ventotene, rischia di finire completamente in rovina, anche e soprattutto perché i 70 milioni di euro, finanziati dal Fondo per lo sviluppo e coesione 2014-2020, tra qualche mese andranno in fumo se nel frattempo il governo non procederà con la nomina dei nuovi componenti del Tavolo e quindi a convocare lo stesso per riprendere la progettualità già avviata.

A lanciare l’allarme è stata nei giorni scorsi la onlus 'Per Santo Stefano in Ventotene', dopo che già a ottobre il sindaco di Ventotene Gerardo Santomauro si era pure rivolto al governo: l’una e l’altra lettera, però, sono rimaste senza risposta e oramai mancano pochi mesi allo scadere del finanziamento, concesso dal governo Renzi e confermato dall’esecutivo Gentiloni, per rimettere a posto il vecchio penitenziario e consegnarlo a nuova vita, nel segno di quella Europa che proprio a Ventotene ha conosciuto una delle sue prime pagine con la firma del “Manifesto”. Costruito nel 1795 per volere dei Borbone, nel corso dei secoli il carcere ha accolto briganti e camorristi, rivoluzionari del 1848 e anarchici (compreso quel Gaetano Bresci che uccise Umberto I), fino a figure dell’antifascismo come Sandro Pertini. Dal 1965 il penitenziario è chiuso e da allora si sono alternati decine di progetti di recupero, sempre e solo a parole. La svolta sembrava arrivata tra l’ottobre del 2015 (con la costituzione del Tavolo tra ministero dei Beni culturali, Regione Lazio, Demanio e Comune di Ventotene) e il gennaio del 2016, quando l’allora premier Renzi, il ministro Franceschini e il governatore del Lazio Zingaretti calarono l’ancora a Ventotene per annunciare il piano di recupero. Nel 2017 è stato anche inaugurato l’eliporto di Santo Stefano, realizzato con circa 1 milione di euro presi da quel finanziamento di 70, ma di fatto ora una piccola cattedrale nel deserto.

«Niente di niente – dichiara con l’amaro in bocca il sindaco Gerardo Santomauro –, dal governo neppure un cenno e ora quei soldi rischiano di finire altrove. Ma se non vogliono fare più niente, almeno ce lo dicano e lo mettano nero su bianco, assumendosene le responsabilità. Un danno per Ventotene? Certo, ma è un danno per tutta l’Italia e per una certa idea d’Europa».

«È chiaro che non ci arrenderemo neppure stavolta alla mancanza di risposte – aggiunge Guido Garavoglia, presidente della onlus 'Per Santo Stefano in Ventotene' – e mobiliteremo personalità della cultura perché lancino appelli a chi di dovere. Come associazione abbiamo già presentato dei progetti, compreso quello per un museo multimediale al piano terra e nelle celle di una volta, perché i visitatori possano conoscere la storia di questo penitenziario e più in generale della carcerazione in Italia. Pensiamo anche a una parte residenziale da destinare agli studiosi dell’Europa, così come all’adozione di una cella da parte di ognuno dei Paesi dell’Unione Europea, perché qui raccontino come da loro è maturata e si è sviluppata l’idea d’Europa».

Un vento d’Europa che comunque continua a soffiare forte su queste isole dell’arcipelago pontino: il Comune ha lanciato l’idea di chiedere che al 'Manifesto di Ventotene' venga riconosciuto il titolo di patrimonio dell’Unesco, mentre sulla stessa piccola isola (poco più di trecento residenti in inverno che però diventano almeno cinquemila in estate, con i turisti che la affollano per tuffarsi nel blu del mare) dal 25 al 28 aprile arriveranno centinaia di ospiti da tutto il mondo per la terza edizione del Festival dell’Europa solidale e del Mediterraneo. Aspettando il recupero del vecchio carcere, che però ogni giorno che passa sembra allontanarsi più velocemente degli aliscafi che da Ventotene riportano i vacanzieri a Formia, sulla terraferma.

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