venerdì 20 maggio 2016
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Chi non riesce ad attraversare la Manica spesso rientra in Italia Da Ventimiglia a Calais, andata e ritorno. È il viaggio della disperazione che molti nordafricani non avrebbero mai voluto fare. La fuga dalla guerra e dalla povertà si trasforma anche in un rocambolesco girovagare o addirittura in un dietrofront. Una massa di disperati, fra cui molte donne e minori non accompagnati, che vive in condizioni al limite della dignità umana nel tentativo di spostarsi tra i Paesi dell’Unione europea. Persone che sfuggono ai centri di riconoscimento e intraprendono viaggi stipati in camion come sardine dove manca l’aria per respirare, o camminano nascosti lungo i binari della ferrovia e i guardrail delle autostrade per eludere i controlli. Migranti che rimbalzano sui muri delle frontiere di Francia e ancora più su, della Gran Bretagna, costretti alla fine a ritornare al sud, proprio lì, da dove sono partiti. Perché il piccolo foglio sgualcito che conservano in tasca non fa sconti: il porto di sbarco rappresenta la carta che fa valere il regolamento di Dublino. Il Paese d’ingresso per i rifugiati è quello dove il migrante deve obbligatoriamente richiedere l’asilo. Non ci sono parenti, familiari e amici (magari con già un lavoro e una casa pronti ad accoglierli) che tengano. «Non escludo che il big flusso di Calais arrivi fino a Ventimiglia» ammette Christopher Hein, portavoce del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati. Proprio dalla città ligure di confine infatti, dopo la chiusura del centro di riconoscimento alla stazione, è scattato l’ennesimo allarme: la presenza di stranieri in città è aumentata e alla mensa della Caritas ci si mette in coda per ricevere aiuti e assistenza. La mensa della Caritas è l’unica, in base all’ordinanza emanata un anno fa dal sindaco, a poter distribuire cibo e assistenza ai migranti 'di passaggio': oltre 200 persone che ogni giorno si mettono in coda per un panino, un frutto e un pasto caldo. Ma chi sono questi nordafricani che hanno fatto nuovamente impennare i numeri della solidarietà? «Potrebbero essere persone appena sbarcate in Sicilia – spiega Hein – ma non escludo che possano essere anche quei migranti che stanno ritornando indietro da Calais». Dopo aver sostato per mesi nella 'giungla' francese, il campo nel nord della Francia che ha ospitato fino a 5mila migranti in attesa di passare il canale della Manica per raggiungere il Regno Unito, molti oggi potrebbero decidere di ritornare indietro. «Sono persone che hanno in tasca un permesso italiano di soggiorno turistico che dura 90 giorni e sta per scadere. Non avendo nessun titolo per rimanere in Francia, decidono di ritornare in Italia, dove sono inizialmente sbarcati dopo la traversata in mare». Come sempre avviene però quando si tratta di persone che si muovono sul confine labile che separa legalità e illegalità (o peggio ancora sono gestiti da reti criminali) i numeri, le provenienze e i flussi non sono mai certi. Si possono solo fare stime e supposizioni. Una cosa però è certa. A Ventimiglia, i numeri dei migranti sono in aumento. «L’anno scorso abbiamo conteggiato più di 3mila persone straniere diverse in dodici mesi – racconta Maurizio Marmo, direttore Caritas Ventimiglia – mentre quest’anno, nei primi quattro mesi del 2016, siamo già arrivati a 2mila». Ma se il Viminale conferma il calo del numero degli arrivi, i conti non tornano. Intanto però, a Ventimiglia, la situazione sta diventando insostenibile. «Oltre 200 persone sono accampate lungo il fiume Roja – prosegue Marmo –. Dormono all’addiaccio, senza nessun servizio. Noi diamo loro un sacchetto alimentare ma non hanno nessun altro aiuto». Marmo lancia l’appello alle istituzioni e chiede l’apertura di un centro di accoglienza temporaneo. «In luogo adatto – precisa – senza creare disturbo alla popolazione». Pochi giorni fa 50 migranti, in prevalenza afghani e sudanesi sono stati fermati a Mentone. La polizia francese li ha consegnati ai colleghi italiani che li ha accompagnati, a bordo di due pullman, prima a Genova e poi da lì fino a Trapani. Nel capoluogo ligure sono stati identificati prima di essere trasferiti nella cittadina siciliana. Più di 1.650 chilometri in direzione contraria, dalla Francia fino alla Sicilia. © RIPRODUZIONE RISERVATA SERBIA Un bambino siriano al confine di Horgos, al confine con l’Ungheria (Ansa/Darko Vojinovic)
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