venerdì 19 agosto 2016
Il Corpo Forestale ha rinvenuto l'ingente quantità di materiale, «dannosissimo per la salute», vicno a un canale di scolo. In corso la bonifica del terreno. L'Osservatorio nazionale: «Discariche esaurite»
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Un ingente quantitativo di lastre di amianto, pari a oltre venti tonnellate, è stato scoperto e sequestrato dal Corpo forestale dello Stato in un’area attigua al Parco del Conero, in provincia di Ancona. Il materiale, occultato dalla folta vegetazione, è stato rinvenuto in prossimità di un fosso di scolo di acque piovane presso la zona industriale di Numana.

Amianto «dannosissimo»

«Subito dopo la scoperta – si legge in una nota della Forestale - sono stati effettuati i necessari campionamenti ed analisi con il supporto del Dipartimento provinciale dell’Arpam di Ancona, a seguito delle quali si è accertato che l’ingente quantitativo di materiale era amianto del tipo crisotilo, dannosissimo per la salute umana e per l’ambiente, anche in considerazione del fatto che le lastre risultavano usurate e le fibre avevano già contaminato il terreno».

Anche lavoro clandestino

Sull’episodio, la Procura di Ancona a aperto un fascicolo, per il momento contro ignoti, ipotizzando i reati di abbandono e gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi. L’elenco, però, potrebbe allungarsi, visto che, per le dimensioni e la quantità dell’amianto ritrovato, gli inquirenti ipotizzano che dietro l’operazione di “smaltimento” ci sia una «ditta abusiva». «Considerata l’ingente quantità di amianto rinvenuta – prosegue il comunicato del CfS - i forestali hanno anche ipotizzato i reati di sfruttamento di lavoro clandestino e violazione delle norme previste per la sicurezza sul lavoro, poiché solo una ditta abusiva avrebbe potuto prelevare una così importante quantità di materiale pericoloso senza lasciarne traccia nelle documentazioni contabili». Se saranno individuati, i responsabili di questo «scempio ambientale», rischiano l’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da 2.600 euro a 26mila euro.

Bonifica in corso

Della bonifica della zona contaminata e delle ingenti spese di smaltimento, si è fatta carico Società Autostrade, proprietaria del terreno. «L’intervento dei forestali – conclude la nota - ha consentito di garantire la salute della popolazione e ripristinare le condizioni di salubrità dell’ambiente, in un’area particolarmente sensibile dislocata al margine del Parco regionale del Conero».

Non un caso isolato

Sull’episodio è intervenuto il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni. «Purtroppo – ricorda – non siamo di fronte a un caso isolato, ma a una prassi che, in certi territori, come la Campania, è pressoché quotidiana. Per fortuna, non tutti i ritrovamenti sono di questa entità ma, da una nostra indagine, è emerso che in Italia c’è almeno un milione di micrositi contaminati da amianto e altri 34mila di dimensioni maggiori».

Eliminare la burocrazia

Per contrastare la dispersione dell’amianto nell’ambiente, il presidente dell’Ona rilancia la proposta di «eliminare almeno un po’ della burocrazia» che sovrintende le operazioni di smaltimento. «Per togliere quattro metri quadrati di amianto – spiega Bonanni – tra perizie, permessi e ditte specializzate si arriva a spendere anche 2mila euro. È troppo. Almeno fino a 20 metri quadri la burocrazia andrebbe, se non eliminata, almeno fortemente ridotta».

Discariche esaurite

Un altro problema tutto italiano, prosegue il presidente dell’Ona, è la carenza di discariche per l’amianto, dato che, quelle esistenti, «sono quasi del tutto esaurite». Gran parte del materiale da smaltire, viene così inviato in Germania, con costi aggiuntivi. «Se fossero previsti sgravi fiscali per chi rimuove l’amianto da aziende e macchinari – conclude Bonanni – avremmo un’industria più efficiente e pulita e un ambiente meno inquinato».

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