lunedì 15 maggio 2017
Carlotta Sami (Acnur): «Il gommone era già in difficoltà e l'agitazione a bordo dopo aver visto i soccorritori ha provocato la tragedia». Si indaga per capire se siano stati uno o due gli incidenti
(Foto d'archivio Ansa)

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Sono annegati, perché finiti schiacciati dagli altri profughi a bordo dell'imbarcazione: stando alle testimonianze di alcuni superstiti quando i soccorritori sono arrivati a poca distanza dal gommone, che era già in avaria, in troppi e simultaneamente i migranti devono essersi sbracciati, muovendosi in modo scomposto e finendo per sbilanciare la loro precaria imbarcazione.

Almeno una ventina di persone, tra cui anche un bambino, in questo modo ancora più assurdo e a un soffio dalla salvezza, hanno finito per soffocare e morire nell'ennesima tragedia che ha macchiato di sangue le acque del Mediterraneo. I soccorsi sono stati portati dalle nave Diciotti della Guardia costiera italiana che ha permesso a 487 persone di raggiungere il porto di Trapani. Due giorni fa erano stati recuperati anche altri sette cadaveri.

La portavoce dell'Acnur (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), Carlotta Sami ha spiegato inoltre che si sta ancora «cercando di capire se ci siano stati due incidenti: al momento le dichiarazioni sono convergenti su un incidente in conseguenza del quale sono annegate 13 persone finite in fondo al mare; i corpi senza vita di altre 7 sono stati recuperati. Tra le vittime donne nigeriane, uomini della Costa d'Avorio e forse anche del Bangladesh. Il gommone era già in difficoltà e l'agitazione a bordo dopo aver visto i soccorritori ha provocato la tragedia».


«Tutte le sette vittime sono morte per annegamento. Le condizioni del mare domenica non erano effettivamente ottimali. Il mare, con onde di un metro e mezzo, si è riversato sulla struttura dei quattro gommoni che abbiamo soccorso» ha spiegato Gianluca D'Agostino, comandante della nave Diciotti della Guardia costiera, sbarcata lunedì 15 maggio al porto di Trapani.

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