giovedì 6 febbraio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Come sua prima missione ufficiale fuori Roma il segretario di Stato vaticano ha scelto di recarsi nel suo amato Veneto. Ieri infatti l’arcivescovo vicentino Pietro Parolin è partito per Venezia dove ha benedetto un dormitorio-mensa Caritas intitolato proprio a Papa Francesco e messo sotto la protezione di San Giuseppe. Il viaggio è iniziato di buon mattino con la recita del breviario in una carrozza (seconda classe) di un Frecciaargento. Ad accoglierlo nella stazione di Venezia Santa Lucia – senza particolari cerimoniali – c’era il patriarca Francesco Moraglia. Nel pomeriggio la cerimonia a Marghera.Durante il rito l’arcivescovo Parolin ha sottolineato come la nuova struttura – «resa possibile dalla collaborazione tra l’Amministrazione comunale, che ha messo a disposizione i locali della ex scuola Edison) e la Caritas diocesana» – offra servizi che comprendono «quasi tutte le opere di misericordia raccomandateci dal Signore Gesù nella famosa parabola del giudizio finale al capitolo 25 del Vangelo di Matteo». Il più stretto collaboratore del Papa ha quindi evidenziato l’importanza dell’evento, che non si riduce solo nell’inaugurare «un centro di servizi per soddisfare i bisogni primari derivati da quello che è lo scopo principale di questa iniziativa, cioè dare un tetto a chi non ce l’ha», ma è anche «una testimonianza viva di quanto i cristiani e la Chiesa di Venezia siano posseduti dall’amore di Cristo». L’arcivescovo Parolin ha quindi ringraziato «a nome del Santo Padre Francesco per aver scelto di intitolare a lui questo dormitorio-mensa». E ha ricordato le parole con cui il Pontefice a Lampedusa aveva gridato al mondo "Vergogna!" richiamando tutti alle proprie responsabilità affinché «non si ripetano più le stragi di migliaia di poveri migranti lasciati in balia di sciacalli che speculano sulle loro disgrazie». «Con la decisione di intitolare» al Pontefice questa struttura – ha aggiunto – «avete fatto vostro il suo impegno a favore dei poveri». Il segretario di Stato ha infine letto il messaggio con cui Papa Francesco si dice «grato» per aver intitolato a lui la struttura «posta il patrocinio di San Giuseppe» e invia la sua «benedizione apostolica».Nel suo saluto il patriarca Moraglia ha ricordato  come la mensa-dormitorio di Marghera sia «frutto dell’Anno della Fede» e voglia «esprimere una fede amica dell’uomo e vicina alle sue ferite entrando, per usare un’espressione cara a Papa Francesco, nelle "periferie esistenziali" dell’uomo». Il patriarca ha anche letto la missiva con cui ha risposto al messaggio del Papa. La nuova mensa-dormitorio scrive Moraglia «vuol essere un messaggio di speranza che la nostra Chiesa intende offrire a tutti in questo tempo di grave crisi economica». E non a caso la zona prescelta è stata Marghera che, «negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, costituiva un vasto polo industriale oggi in fase di ampia ristrutturazione e dove, a causa di politiche industriali non sufficientemente attente alla persona, si sono avuti casi in cui non pochi lavoratori, con le loro famiglie, hanno dovuto pagare un prezzo inaccettabile in termini di salute e lutti». «Quest’area della nostra città risente, in modo particolare, degli effetti della situazione – ha poi aggiunto il patriarca – "giustamente" descritta nella Evangelii Gaudium», laddove si afferma come «la crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano!».La cerimonia è stata introdotta da monsignor Dino Pisolato, vicario episcopale e direttore della Caritas diocesana, che ha spiegato come la struttura, una volta terminata, avrà un totale di 24 posti. E hanno preso la parola anche il prefetto Domenico Cuttaia, il rappresentante della municipalità, e il vicesindaco Sandro Simionato, che dando voce al sentimento di molti presenti ha espresso il desiderio che sia un giorno Papa Francesco in persona a venire a Marghera per inaugurare tutto il complesso. A tal riguardo l’arcivescovo Parolin non ha chiuso le porte della speranza. «Speriamo – ha detto in proposito –. Speriamo, anche se pronunciarsi su questo tema è difficile, però potrebbe essere. Speriamolo, per lo meno». Con Papa Francesco, si sa, le sorprese sono sempre possibili.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: