venerdì 18 ottobre 2019
Mamme e giovani dei Comuni contaminati saranno in piazza domenica per chiedere di mettere in sicurezza falde e acquedotti. Zaia in pressing sul governo per il commissario
Alcune ragazze con maglietta «no Pfas» durante una manifestazione

Alcune ragazze con maglietta «no Pfas» durante una manifestazione

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Le mamme «no Pfas» sono pronte a tornare in piazza per chiedere la "bonifica per la vita", quella del sito Miteni a Trissino, dove sorge l’azienda presunta responsabile del più grande inquinamento delle acque venete che ha portato alla contaminazione da acidi perfluoroalchilici di almeno 350mila cittadini. Domenica sarà dunque una giornata «no Pfas» e saranno presenti tutti i gruppi e le associazioni – tra cui Libera, Greenpeace e Legambiente – che negli ultimi sei anni hanno preso parte alla lotta contro il disastro ambientale che si è verificato a cavallo delle province di Vicenza, Padova e Verona. Tra le calli veneziane prenderà vita una caccia al tesoro, la bonifica che si concluderà in Campo della salute, quella seriamente minacciata dai veleni, dopo un passaggio a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale. «È assolutamente urgente che i responsabili dell’inquinamento, e in loro mancanza, gli enti pubblici competenti e in primo luogo la Regione procedano all’immediata messa in sicurezza e bonifica del sito – è la posizione delle mamme – per salvare le falde acquifere, gli acquedotti, l’agricoltura e gli allevamenti».

Il terreno al di sotto della fabbrica, nata negli anni Sessanta all’interno del gruppo Marzotto, è fortemente inquinato. Gli stessi dipendenti hanno trovato nel perimetro aziendale, rifiuti industriali sepolti e fino al fallimento dichiarato un anno fa, l’Agenzia regionale per l’ambiente stava coordinando una complessa operazione di carotaggi per reperire le sostanze tossiche: com’è stato dimostrato, infatti, il terreno agisce come una bustina di tè che rilascia Pfas non appena il livello della falda sotterranea si alza specie per le precipitazioni autunnali, come dimostrano i dati registrati dai piezometri a valle dello stabilimento.

La manifestazione di Venezia arriva alla vigilia dell’apertura del processo a carico di nove manager Miteni di diverse epoche storiche, accusati di essere a conoscenza della contaminazione ma di aver omesso di segnalare il pericolo alle autorità. A suffragare l’ipotesi di reato per disastro ambientale, c’è la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti del febbraio 2018. «La Miteni non ha informato gli enti che, fin dall’anno 1990, era perfettamente a conoscenza che la sorgente dell’inquinamento non era mai stata rimossa e che la stessa continuava a contaminare il terreno e la falda» si legge a pagina 50. E poco dopo si rileva come Mitsubishi corporation, allora proprietaria della Spa vicentina, abbia chiesto nel 2008 come stima per lo smantellamento e la bonifica del sito, tra i 5,5 e i 6,5 milioni di euro per l’abbattimento e tra i 12 e i 18 milioni per la bonifica. Il 5 febbraio 2009 Mitsubisci passava alla multinazionale Icig per la cifra simbolica di un euro.

Il tema bonifica rimane centrale, al punto che il governatore Luca Zaia ha chiesto al governo poteri commissariali e nuove risorse per procedere al risanamento dell’epicentro di una contaminazione tremenda, i cui contorni sono stati ripercorsi dalle stesse mamme, ascoltate martedì scorso in Commissione ecomafie. Sono così tornati sotto i riflettori le condizioni di salute della popolazione: i 1.260 morti per problematiche cardio-vascolari o diabete rilevati dallo studio Isde-Enea del 2014; il +84% delle orchiectomie per tumore al testicolo rilevate nel Comune contaminato di Lonigo dal sistema epidemiologico regionale, come pure le nascite sotto peso, le malformazioni al parto e l’aumento di preeclampsia e diabete per le donne in gravidanza. «Abbiamo chiesto ai parlamentari di verificare perché non sia stato ancora realizzato lo studio in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità che la Regione aveva deciso nel 2016 – spiegano le mamme –. Sarebbe l’unico in grado di dimostrare la correlazione tra Pfas e patologie».

Per il procedimento penale che si aprirà a Vicenza l’11 novembre si prevede intanto una maxi affluenza delle numerose parti civili e tempi lunghi, ma passa da qui la definizione delle responsabilità, di chi ha inquinato e di chi, eventualmente, non ha effettuato i dovuti controlli.

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