mercoledì 26 dicembre 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Altre mille sale gioco? Ammette di essere «inorridito» l’assessore regionale Remo Sernagiotto, raccontando che solo l’anno scorso il Veneto ha accompagnato 765 le persone con dipendenza da gioco d’azzardo attraverso i Ser.T servizi regionali tossicodipendenze. Ben 637 maschi ma anche 128 femmine.Un dato in continuo aumento, ben oltre gli 800 assistiti a fine 2012, tanto da «costringere» il governo veneto a una presa in carico mirata da parte dei nuovi dipendenti. Anche perché sono almeno 250mila i veneti tra i 15 e i 64 anni che corrono un rischio «moderato-grave» (come asseriscono gli esperti) con il gioco d’azzardo, in tutte le sue forme.«Scommetti su te stesso»: così si chiama il progetto. La Regione lo ha affidato alla Comunità S. Francesco di Monselice, primo finanziamento di 50mila euro, che lo ha presentato ieri. «Il Progetto intende prioritariamente sviluppare la propria azione nel territorio della bassa padovana in integrazione e sinergia con tutta la realtà regionale e in preferenziale intesa con il SerD dell’Ulss 17, Servizio da molti anni attivo sul fronte della problematica», spiega padre Luciano Massarotto, direttore della Comunità San Francesco. «Attiveremo un numero verde, direttamente gestito dalla Comunità, a cui potranno rivolgersi tutte le persone, e i loro familiari, per qualsiasi aspetto legato al gambling», puntualizza Arianna Camporese, dirigente SerD. «Coinvolgeremo attivamente e fattivamente gli studenti e gli insegnanti di ogni ordine e grado del territorio della bassa padovana, istituendo concorsi finalizzati ad individuare metodi e forme per sensibilizzare efficacemente i giovani e la cittadinanza rispetto il rischio gambling», aggiunge il responsabile del progetto, padre Danilo Salezze.«Inoltre – aggiunge Silvia Destro, responsabile operativa del progetto – realizzeremo, insieme all’azienda sociosanitaria, percorsi di informazione, sensibilizzazione e formazione sulla tematica del gambling ai Medici di medicina generale, vere sentinelle sul territorio».La Comunità S. Francesco, guidata da padre Luciano, con altri quattro francescani conventuali, vive e opera da trentadue anni nella Bassa Padovana con una esperienza «sul campo» e in collaborazione sempre più marcata con i Servizi territoriali per le problematiche correlate alle droghe.È da questa cooperazione, e «nella inevitabile dialettica che la caratterizza», che sono nati nel tempo dei progetti obiettivo che hanno consentito efficaci risultati, come il progetto madre-bambino che permette alle donne tossicodipendenti in attesa di un figlio (o sole con un figlio) di poter portare a termine la maternità e i primi tempi (anche anni) successivi, in luogo protetto a beneficio dei bambini e a riscatto delle madri. «Le comunità ecclesiali e civili non possono non farsi "competenti" sulla questione dell’azzardo e reclamare per se il diritto dovere di aprire gli occhi sui problemi personali e famigliari, soprattutto in tempi di crisi, indotti dal gioco, come da altre dipendenze, dato che spesso queste si incrociano moltiplicando gli effetti disastrosi», sottolinea con forza padre Danilo, «e promuovere una prevenzione a tutti i livelli: primaria (sulla cultura del guadagno facile e del rischio svincolato da un impegno per gli altri); secondaria (percependo i sintomi che si evidenziano); terziaria (con la medicina di base e i Servizi territoriali come i Sert)». Una rete territoriale di «sguardi» e di «azioni» – fa sintesi padre Massarotto – a protezione soprattutto dei più deboli.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: