sabato 16 giugno 2012
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​Detto fatto. Dopo l’annuncio di 48 ore prima a Berlino, le privatizzazioni del governo Monti sono già ripartite: la prima mossa sono i 10 miliardi di euro che verranno dalla cessione di Fintecna, Sace e Simest, per abbattere in tempi rapidi il debito pubblico. Ma nel pacchetto varato ieri c’è anche la soppressione dei Monopoli di Stato (accorpati alle Dogane) e dell’Agenzia del Territorio (va alle Entrate), oltre che dell’Assi (l’ex Unire, l’agenzia per l’ippica). E poi la "cura dimagrante" ai costi del personale, per ora solo di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia: gli organici caleranno del 20% per i dirigenti e del 10% per il resto del personale.A fianco del decreto sullo sviluppo, sono queste altre misure il segno forte lasciato ieri dal governo. Perché, al di là della crescita eventuale, una prima vera svolta può venire solo da una spallata al debito, un "buco nero" che veleggia verso i 2mila miliardi di euro e che, condizionato dal gioco degli spread, limita le potenzialità del Paese. L’obiettivo fissato è di scendere quanto prima possibile a un rapporto debito/Pil del 110% (oggi stiamo sopra il 120%), anche per rispondere alle pressioni europee inserite nel Fiscal compact. Per farlo, oltre a disfarsi di qualche "gioiello di famiglia" (ma non per il momento delle partecipazioni rimanenti in Eni, Enel e Finmeccanica, ha specificato il vice-ministro dell’Economia, Vittorio Grilli), il governo ha deciso di "aggredire" pure la massa, ancora più ingente, dei beni - partecipazioni e "mattone" - in mano agli enti locali. Per farlo ha scelto alla fine il supporto della Cdp (organismo al 70% del Tesoro, ma considerato dall’Ue fuori dal perimetro della P.A. e, pertanto, non incluso nel debito pubblico) e la strada di un fondo immobiliare gestito dal Demanio.A essere smobilizzate subito saranno, come si ipotizzava da tempo, Fintecna (a sua volta forte soprattutto nell’immobiliare), Sace (assicurazione del credito alle esportazioni) e Simest (che attiva joint-venture con imprese operanti all’estero), società ricche di liquidità: nel giro di un mese, passeranno sotto il controllo della Cdp. Queste cessioni frutteranno 10 miliardi che - altra caratteristica - andranno tutti a riduzione del debito o, in alternativa, saranno usati per rimborsare i debiti che lo Stato ha con i fornitori (non potranno cioè servire per finanziare nuove spese): il 60% (quindi 6 miliardi), ha specificato Grilli, è atteso come acconto «entro 30 giorni». Quanto al patrimonio immobiliare, si punterà prima a una sua valorizzazione, in modo da alzare il ricavato della cessione futura: il tutto da realizzare attraverso uno specifico Fondo. Lo stesso sistema sarà utilizzato per le proprietà mobiliari. «Lo Stato ha un piccolo patrimonio di società – ha ricordato Grilli in conferenza stampa –, ma migliaia di altre società fanno parte del patrimonio delle municipalizzate». E la stessa Cdp spiega che per la dismissione degli attivi saranno attivate due società: il veicolo "Servizi pubblica utilita" (con una dotazione di 1 miliardo, mentre risorse per un altro miliardo proverranno da altri investitori) e quello "Valorizzazione immobili Enti locali".All’Agenzia del Demanio, in parallelo, sarà creato un Fondo cui saranno conferiti i beni immobili dello Stato (a partire dai migliori 400-500 beni fra i 12mila compresi nella lista elaborata per il decreto sul federalismo demaniale), comprese le caserme della Difesa e quelli dei Comuni. Delle vendite beneficeranno anche i proprietari (a esempio, i Comuni) che avranno risorse fresche per abbattere il proprio debito. Grilli ha poi precisato che questo fondo sarà «rotativo», nel senso che vi entreranno nuovi beni immobiliari mano a mano che i primi saranno messi sul mercato.Quanto al taglio degli organici di Palazzo Chigi e del Tesoro, va specificato che nessuno sarà licenziato: ci si limiterà a non procedere a nuove assunzioni, fissando una riduzione strutturale delle unità di personale. Peraltro questa riduzione sarà attuata soprattutto rinunciando ai "comandati", cioè ai lavoratori trasferiti in questi organi di vertice ma provenienti da altre amministrazioni (alle quali saranno ora rimandati). Il risultato atteso non è di poco conto: solo per palazzo Chigi, secondo il sottosegretario Antonio Catricalà, farà risparmiare 25 milioni l’anno. Soppressi, infine, gli uffici periferici del Tesoro nelle province con meno di 300mila abitanti.
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