sabato 18 settembre 2010
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Per dare credito alle spiegazioni concilianti di Walter Veltroni, il documento sottoscritto da 75 parlamentari arriva attenuato nei toni. Scompare il riferimento alla mancanza della bussola nella guida di Bersani, e nella versione definitiva non si parla più di "Movimento", anche se il movimento resta dentro il partito, che da ieri ha di fatto una corrente in più: quella dei "farisei", secondo la definizione data da Franco Marini, che questa volta con la sua mediazione non è riuscito a frenare l’esodo di Beppe Fioroni e 25 ex popolari ormai seguaci dell’ex segretario.Dunque il Pd si riposiziona, Area democratica resta nelle mani di Franceschini con la fetta più grande della minoranza interna. Fuoriescono 7 ex rutelliani e una quarantina di veltroniani doc oltre agli uomini di Fioroni. E per Rosy Bindi la minoranza «è lacerata» oltre al fatto che il partito dà nuovamente l’idea di «essere nella bufera».Ma nel giorno in cui si ufficializza il ritorno di Veltroni sulla scena democratica, Marco Minniti e Giorgio Tonini che hanno disegnato le linee guida del documento, rifiutano l’immagine catastrofica. «Non c’è nessuna intenzione di fare qualcosa di alternativo o che sia fuori al partito. Si parla di un movimento di opinione, di idee che vuole essere un contributo al dibattito interno», spiegano. «È un documento fatto solo per unire», conferma quindi lo stesso Veltroni, per il quale «il fatto positivo è che si discute per il Pd». Meno positivo sarebbe, aggiunge, «sottovalutare in questo momento l’esigenza di stare uniti attorno a un progetto di rilancio».L’ex segretario è ampiamente soddisfatto della cifra raggiunta. Mentre Bersani non dà apparentemente peso alla scissione della minoranza interna. «Per me la bussola è rimboccarsi le maniche – insiste, replicando comunque alle critiche dure di Veltroni – , andare avanti, fare le nostre discussioni nelle sedi giuste». E soprattutto «tutti insieme abbiamo un compito rilevantissimo: parlare di questo Paese, dare una mano, per quanto possiamo, per tirarlo fuori dai guai e tenere alta la battaglia politica».Neanche i franceschiniani però si fanno intimidire dalla nuova truppa. «Noi andiamo avanti», commenta Marina Sereni. Di fatto, la discussione è aperta e sarà sul tavolo della direzione del 23, ma prima ancora dell’incontro di Area democratica mercoledì prossimo. Si tratta di mettere a confronto le diverse strategie di alleanze e di ricerca di candidati premier, dopo il passo indietro di Veltroni, non in nome di Bersani, ma di un «papa straniero».E nel dibattito sempre più ampio, si fa sentire anche Arturo Parisi, già ideatore dell’Ulivo insieme a Prodi che, dalla Cina, pare sia davvero sconfortato dell’andamento della sua creatura.Tanto per restare in tema di strade inconciliabili, nel Lazio, dove il partito non si è ricomposto dalla sconfitta delle regionali di aprile, Bersani risolve la questione commissariando il partito, da ieri nelle mani di Vannino Chiti. Tra le proteste di ex popolari e Area democratica.
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