venerdì 1 agosto 2014
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Una piccola barca a vela con una grande storia. E con un futuro ancora tutto da scrivere. Anzi, da solcare, come i mari già navigati più di trent'anni fa. In un giro del mondo che è diventato epico per una generazione di siciliani. La barca è Lisca Bianca, un vero e proprio simbolo di cultura mediterranea ideato e realizzato trent'anni fa a Palermo dai coniugi Sergio e Licia Albeggiani per circumnavigare - nonostante fossero più che sessantenni - la Terra. Oggi Lisca Bianca è il cuore di un progetto che porta lo stesso nome e mira all'inclusione sociale e lavorativa di giovani svantaggiati, promosso dall’Istituto Don Calabria e dall’associazione Apriti Cuore Onlus. L'obiettivo è ristruttare la barca. Ma «salvando» Lisca Bianca (che era stata destinata alla demolizione) si vuole salvare la vita dei ragazzi coinvolti (che vengono dal carcere minorile di Palermo, da strutture di prima accoglienza, comunità per tossicodipendenti, centri aggregativi o disabili psichici e fisici). Il progetto è stato premiato con il "Trofeo del mare" lo scorso 27 luglio a Pozzallo.

(Il lavoro di restauro)Il mare è un contesto positivo, la barca un piccolo mondo con le sue nozioni tecniche da acquisire, la vela una vera e propria filosofia. La nautica, infine, un vero ambito professionale in cui entrare dal primo gradino, imparando a conoscere materiali e tecniche di costruzione, per arrivare un giorno a vincere la regata della propria vita. Ne sono convinti Francesco Belvisi, yacht designer, ed Elio Cascio, sociologo e mediatore penale, che hanno deciso di unire la comune passione per la vela e le rispettive specifiche competenze per fondare l’associazione Lisca Bianca e organizzare il recupero dell'imbarcazione. Sotto l'occhio esperto del "maestro d'ascia" Carlo Treviso, che costruì con le proprie mani l'imbarcazione negli anni '80, e quello del figlio degli Albeggiani, Attilio, appassionato del mare come i genitori e divenuto progettista di yacht.

(Lisca Bianca nel 2013) Le indicazioni lasciate dal padre Sergio nel diario di viaggio «Le isole lontane» (Brotto editore) fanno ancora oggi luce al futuro di Lisca Bianca. «La barca del navigatore oceanico deve anzitutto esere fatta per durare e per poter essere riparata in ogni caso con i modesti mezzi di bordo scriveva Sergio Albeggiani prima di morire su un'isola delle Canarie durante il secondo giro del mondo iniziato a Porticello, sulle coste palermitane nel 1989 -. ..Tutto, nel piccolo veliero oceanico, deve esser fatto all’insegna del solido, del razionale, del non appariscente, del collaudato da secolari esperienze di impiego in mari duri». LiscaBianca è un "Carol ketch" di 36 piedi, versione più lunga del Tahiti Ketch, noto per le caratteristiche marine e la sicurezza. I coniugi Albeggiani scelsero di costruirlo dopo aver letto che quel particolare modello era stato l’unico a non riportare alcun danno dopo una bufera durante una regata. Una barca forte per vincere ogni sfida. Come vorrebbero fare i giovani che s'imbacuccano nei maglioni d'inverno (il cantiere si è trasferito in montagna, nella Comunità di tossicodipendenti di Trabia) quando lavorano per far rinascere la barca. Chissà a cosa pensano quando guardano l'orizzonte sul mar Tirreno. Forse alle parole del padre di Lisca Bianca. «Esistono le isole lontane? Sì, esistono. Sono dentro di noi e non ce ne accorgiamo – o, forse, ce ne dimentichiamo – dimentichiamo d’essere nati liberi».

 

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