mercoledì 16 giugno 2021
Allerta per il ceppo indiano del Covid: la Lombardia ne registra 81 casi in tre mesi (ma in diminuzione). Gli esperti: subito nuovi criteri di analisi
Il vaccino funziona anche contro la variante Delta del Covid-19

Il vaccino funziona anche contro la variante Delta del Covid-19 - Ansa / Epa

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Nemmeno il tempo di assimilare il cambio di rotta della campagna vaccinale (a proposito: la Campania, che aveva detto no al mix vaccinale, s’è già riallineata e il commissario Figliuolo ha assicurato che le dosi sono già state “bilanciate” in 11 Regioni), che nuove, minacciose nuvole si affacciano all’orizzonte della tanto agognata immunità di popolazione. Gli occhi,. in particolare, sono puntati adesso sulla “variante Delta” – così è stato ribattezzato dagli scienziati il ceppo indiano del Covid – e sulla consistenza dell’allarme lanciato dalla Gran Bretagna, che ha deciso addirittura di rimandare le riaperture a causa della nuova impennata di contagi. Deve davvero, la variante in questione, far paura anche a noi? Può “bucare” i vaccini? E quanto è già diffusa nel nostro Paese?

Risposte, a queste domande, ce ne sono già. E sono piuttosto rassicuranti. La prima, anche se ristretta alla sola Regione Lombardia (un campione comunque rappresentativo della situazione nazionale), è arrivata ieri da un report effettuato dall’assessorato al Welfare sulle “tipizzazioni” dei campioni positivi di Covid: per farla semplice, da fine dicembre sono stati analizzati 16.638 tamponi con l’obiettivo di tenere monitorata la diffusione di alcune varianti rispetto ad altre. Risultato: la più diffusa resta quella inglese (oltre 11mila casi), seguita dalla brasiliana (283) e dalla sudafricana (79).

La variante indiana, che ha fatto la sua comparsa nei campioni a partire da aprile, è a quota 81 casi: 2 ad aprile appunto, 70 a maggio ma solo 9 nelle prime due settimane di giugno. Segno che avrebbe già esaurito la sua “spinta propulsiva”. E segno però, anche, che le tipizzazioni servono e che la guardia deve essere tenuta alta: «Al momento infatti non abbiamo una fotografia precisa della circolazione di questa variante – rimarca il virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano Bicocca – contrariamente a quanto avviene in Gran Bretagna, dove è attivo un programma nazionale per il sequenziamento. Ci limitiamo ancora a cercare la variante Alfa, cioè quella inglese, ma ormai è inutile: è la più diffusa. Sono necessari piuttosto screening sui tamponi positivi ad alta carica prelevati in aeroporti, palestre, scuole e per gli eventi aperti a un grande numero di persone». Perché a preoccupare è l’alta trasmissibilità della nuova mutazione (sei volte più della media) e il rischio quasi doppio di ospedalizzazione rispetto a quella inglese.Tanto che – oltre agli 81 casi lombardi e ai 12 registrati in Sardegna – è già presente e diffusa in 74 Paesi.

Ma è soprattutto sul fronte della sua capacità di eludere gli anticorpi vaccinali che negli ultimi giorni si erano diffusi i timori più consistenti e che sempre ieri è arrivata una buona notizia: uno studio dell’Università di Edimburgo e del Public Health Scotland pubblicato sulla rivista scientifica Lancet dimostra infatti che due dosi del vaccino Pfizer o di quello AstraZeneca riducono il rischio di infezione e ricovero a causa di questa variante, anche se in percentuali diverse: due settimane dopo la seconda dose, il vaccino Pfizer offriva una protezione del 79% contro il ceppo Delta (e del 92% contro la variante Alfa).

Per le due dosi del vaccino AstraZeneca, invece, c’è una protezione del 60% contro la variante Delta (e del 73% per la variante Alfa). Inoltre ulteriori nuovi dati raccolti sulla popolazione dei vaccinati dall’Autorità sanitaria britannica, pubblicati in pre-print, dimostrano che 2 dosi di vaccino AstraZeneca sono efficaci fino al 92% contro il ricovero in ospedale a causa della variante Delta e non hanno mostrato decessi tra i vaccinati. Insomma, i vaccini perdono leggermente in efficacia, ma restano comunque fondamentali nel contrastare anche questa nuova versione del Covid, se tenuta sotto controllo.

Ed ecco la sfida dell’estate italiana: non perdere il polso del tracciamento e dell’analisi dei test, come avvenuto l’anno scorso, sebbene a ogni giorno che passa i casi siano sempre meno e i vaccinati sempre di più. Ieri l’ennesimo, incoraggiante Bollettino: 1.255 i nuovi contagi su oltre 212mila tamponi, per un tasso di positività allo 0,6%, il più basso di sempre. I pazienti in terapia intensiva sono ormai poco più di 500, 3mila quelli ricoverati nei reparti ordinari, 104mila gli attualmente positivi (a inizio aprile erano quasi 5 volte tanti). Ha ricevuto una dose di vaccino il 47,4% degli italiani, due il 23,8%.

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