giovedì 24 novembre 2016
La Fondazione nasce dopo la guerra per promuovere la rinascita culturale, etica e civile della città. Il presidente Garzonio: «Le macerie di oggi? Tutto quello che impedisce la crescita dell'uomo»
Giuseppe Lazzati e il cardinale Carlo Maria Martini

Giuseppe Lazzati e il cardinale Carlo Maria Martini

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Settant'anni di impegno culturale. Da laici cristiani. Al servizio della città e della Chiesa di Milano. In dialogo con tutti. La Fondazione Ambrosianeum guarda al cammino fatto. E nell'intreccio di memoria e gratitudine, trova l'energia per andare avanti. Come accadrà sabato 26 novembre con il convegno «I cattolici e la città. Passato, presente e futuro», al quale interverranno l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, il vicesindaco del capoluogo lombardo, Anna Scavuzzo, lo storico Alfredo Canavero, il sociologo Aldo Bonomi e l'architetto Luca Beltrami Gadola (dalle 9,30 alle 12,30 nella sede dell'associazione, in via delle Ore 3, a due passi da piazza Duomo; per informazioni http://www.ambrosianeum.org) introdotti dal presidente della Fondazione, Marco Garzonio.

Qual è l’eredità più viva e feconda di questi 70 anni di cammino?

La capacità di monitorare le trasformazioni socio-culturali di Milano – risponde il presidente Marco Garzonio –. Come facciamo in particolare dal 1990 con il Rapporto sulla città dove offriamo dati, prospettive, linee di tendenza, mettendo a fuoco temi cruciali – per stare agli ultimi anni – come il futuro del welfare ambrosiano, le nuove generazioni, l’Expo, la Città metropolitana. Ci sono poi le attività più legate alla nostra connotazione di istituzione culturale di matrice cattolica, come i percorsi su Bibbia e arte o su Bibbia e psicanalisi, o il ciclo «Da san Paolo a Lutero e fino a noi» con don Giovanni Giavini. Grazie a Giorgio Lambertenghi Deliliers abbiamo ripreso un nostro antico filone, la medicina, in rapporto alle questioni etiche fondamentali. Così cerchiamo di essere un punto di riferimento per la città.

L’Ambrosianeum nasce nel 1946 e si costituisce ufficialmente nel gennaio 1948 in una città che voleva risorgere dalle distruzioni della guerra...

Sì, e nasce al servizio della ricostruzione culturale, etica e civile, non solo materiale ed economica di Milano. Così avevano voluto l'arcivescovo, il cardinale Schuster,e due laici cattolici, esponenti della società civile, come Enrico Falck e Giuseppe Lazzati. Alla radice c’era la grande intuizione di Schuster di guardare al rilancio della città sotto il profilo spirituale, ma declinato nelle esigenze del tempo. Così sorsero, dalla sua iniziativa, Caritas Ambrosiana, il Didaskaleion per la formazione permanente del clero e l’Ambrosianeum come luogo d’impegno culturale e civico del laico cristiano.

Quali «macerie» ingombrano oggi il cuore di Milano? E a quale opera di ricostruzione vi sentite chiamati a collaborare?

Le macerie di oggi sono tutto quello che impedisce la crescita dell’uomo e quanto si frappone all’accoglienza e all’integrazione. Nel nostro impegno, con la nostra storia, ci sentiamo terreno fertile per quel grande slancio che papa Francesco ha dato alla Chiesa. Penso a temi chiave del suo pontificato come le periferie o la povertà, non solo materiale, che tornano ad esempio nei nostri Rapporti. Non è bello che il Papa che il 25 marzo visiterà Milano partendo dalla periferia, abbia chiuso il Giubileo della Misericordia istituendo la Giornata mondiale dei poveri?

Che cosa significa laicità per l’Ambrosianeum?

È una caratteristica fondante. Che ho appreso alla scuola di Lazzati: massima libertà e piena assunzione di responsabilità. Nello scambio reciproco e nel rispetto dei ruoli con le gerarchie. Com’è accaduto, durante la mia presidenza, con gli arcivescovi Martini, Tettamanzi e Scola.

Cosa rappresenta l'Ambrosianeum per Marco Garzonio? Come ha segnato la sua vita?

Le mie diverse esperienze – operatore culturale in Cattolica, il giornalismo, l’Ambrosianeum – mi hanno permesso di conoscere persone straordinarie come il cardinal Martini, Lazzati, Turoldo, e di vivere con loro stagioni decisive per la Chiesa, il Paese, la città come il Concilio e il post Concilio, la contestazione, gli anni di piombo, Tangentopoli, la crisi... Ho ricevuto grandi doni. Che mi chiamano alla restituzione. L’Ambrosianeum è una delle vie di questa restituzione. Con tutta la sofferenza per la fatica di avvicinare i più giovani. Ma ho fiducia. Quando mi chiamano a parlare di Martini, trovo ragazzi affascinati. E questo mi conforta.

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