sabato 25 aprile 2020
Oms e Onu lanciano un accordo tra diversi Stati per arrivare alla profilassi contro il Covid-19. Macron: la soluzione sia accessibile a tutte le popolazioni. Ma Usa e Cina per ora dicono No
Il presidente francese Macron

Il presidente francese Macron - Reuters

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Prendendo atto suo malgrado delle reticenze di Washington e Pechino, l’Organizzazione mondiale della sanità si aggrapperà, per il momento, a un fronte dei volenterosi a forte trazione europea per disputare la lunga 'volata' verso un vaccino anti-coronavirus disponibile per tutti.

La conferma è giunta ieri, durante la presentazione di un’iniziativa Onu-Oms definita come una 'collaborazione storica' dal Segretario Generale dell’Onu, il portoghese António Guterres, in prima linea assieme al direttore generale dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus.

La comunità internazionale si è ritrovata in videoconferenza per promettersi che saranno messi sul tavolo fondi e risorse sufficienti nel forcing scientifico e politico per sviluppare e poi distribuire l’agognato vaccino. Ma nella nutritissima galleria di leader di ogni continente, mancavano ieri il presidente statunitense e quello cinese, alla testa rispettivamente del Paese più colpito e di quello dal quale il virus ha lanciato l’arrembaggio.

«Quest’iniziativa è la più grande collaborazione medico-scientifica della storia», ha detto Guterres, fustigando ogni tentazione egoistica: «In un mondo interconnesso come il nostro, nessuno è salvo se non tutti sono salvi». Parole a cui ha fatto eco il capo dell’Oms: «È una questione che riguarda tutti, soltanto uniti possiamo combattere questo virus».

Di 'partenariato inedito' ha parlato pure il presidente francese Emmanuel Macron, che aveva riunito il 16 aprile i principali attori sanitari internazionali per preparare l’iniziativa. Coordinate dall’Oms, uniranno gli sforzi le grandi piattaforme antiepidemiche mondiali (Cepi, Gavi, The Global Fund, Unitaid), dei giganti della beneficienza (Fondazione Bill and Melinda Gates, Wellcome Trust), la Banca Mondiale. Chiamato all’appello pure il settore farmaceutico privato, sotto la sorveglianza di una lunga cordata di capi di Stato e di governo, con una responsabilità particolare per G7 e G20. «Spero che riusciremo a riconciliare attorno a quest’iniziativa comune sia la Cina, sia gli Stati Uniti, perché si tratta di dire in fondo che la lotta contro il Covid-19 è un bene comune dell’umanità», ha dichiarato Macron, insistendo sull’accesso universale al vaccino: «Occorre che nel momento in cui si giunge a vincere questa corsa, il più presto possibile, il vaccino sia accessibile dappertutto a tutte le popolazioni». Fare il contrario sarebbe «inspiegabile e imperdonabile».

In giornata, un portavoce della missione americana a Ginevra (sede dell’Oms) ha confermato l’assenza 'formale' provvisoria statunitense, ma aggiungendo: «Aspettiamo con impazienza di sapere di più su quest’iniziativa il prima possibile».

Promuove invece con forza l’alleanza pure l’Italia, rappresentata al tavolo virtuale dal premier Giuseppe Conte, pronto a martellare che «senza il vaccino, non ci sarà una soluzione». Bando dunque all’egoismo: «Abbiamo imparato sulla nostra pelle molte lezioni: prima di tutto che il virus non ha confini». Anche per questo, nella scia degli sforzi per la «cooperazione internazionale» già condotti dal ministro Luigi Di Maio, il sostegno italiano alla cordata sarà pieno: «Noi saremo al fianco dei nostri partner in questo sforzo comune. Potete contare sull’Italia, insieme ce la faremo». Per il premier, poi, l’iniziativa deve essere dedicata agli 'eroi' degli ospedali: «Il loro sforzo non sarà vano».

Parlando da un altro Paese martoriato, la Spagna, ha portato il proprio sentito supporto anche il premier Pedro Sanchez, affermando che «la solidarietà è l’unica via d’uscita», sotto una cappa tanto fosca: «Nessuno deve essere lasciato solo e dobbiamo rifuggire da un approccio frammentato e individuale e muoverci verso una strategia collaborativa».

Fra i big europei in prima linea, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha promesso un «contributo sostanziale», insistendo molto sul necessario sostegno al mondo in via di sviluppo: «Sappiamo che ci sono regioni del mondo molto colpite dal virus, come ha detto il presidente del Sudafrica e il presidente dell’Unione Africana, e quindi per noi è d’importanza decisiva l’impegno per l’Africa e per gli altri Paesi poveri».

Anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha promesso l’uso di «tutti i mezzi a disposizione» dell’Ue, «perché uniti faremo la storia con una risposta globale di fronte ad una pandemia globale». Il prossimo 4 maggio, sarà proprio la Commissione ad ospitare una conferenza dei donatori grazie alla quale l’Ue spera di raccogliere «7,5 miliardi di euro per prevenzione, diagnosi e trattamento, ma è solo un primo passo». Accanto alla corsa al vaccino, in effetti, l’alleanza appena lanciata sosterrà i sistemi sanitari in difficoltà, potenziando pure le campagne di test e l’accesso alle cure.

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