giovedì 5 novembre 2015
Il Piano 2016-2018 approvato dalle Regioni: possibili sanzioni ai medici che sconsigliano i vaccini. Slitta l'approvazione: il ministero dell'Economia chiede approfondimenti.
COMMENTA E CONDIVIDI
I bambini non vaccinati potrebbero non entrare a scuola. Lo prevede il nuovo Piano vaccini 2016-2018, approvato oggi dalle Regioni. Il testo è invariato rispetto alle anticipazioni delle scorse settimane, e ipotizza "l'obbligo di certificazione dell'avvenuta effettuazione delle vaccinazioni previste dal calendario per l'ingresso scolastico". Il Piano sarà sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni, ma non ci sarà oggi l'atteso parere. Nel corso della riunione al ministero per gli Affari regionali, il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta ha chiesto, a nome del Mef, di rinviare l'esame del provvedimento. La notizia è stata resa nota dal presidente della conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, uscendo dalla riunione. "Deduco - ha spiegato Chiamparino - che alla base della richiesta di rinvio ci siano approfondimenti di carattere economico".Possibili sanzioni ai medici che sconsigliano i vaccini. Il piano approvato dalle Regioni prevede "la ricognizione continua delle possibili violazioni del supporto alla pratica vaccinale e dell'offerta attiva delle vaccinazioni da parte dei medici e del personale sanitario dipendente e convenzionato con il servizio sanitario nazionale. Saranno concertati percorsi di audit e revisioni tra pari, con la collaborazione degli ordini professionali e delle associazioni professionali e sindacali che possano portare anche all'adozione di sanzioni disciplinari o contrattuali qualora ne venga ravvisata l'opportunità". In un altro passaggio, il Piano condanna chiaramente i medici "infedeli": "Ogni operatore sanitario, e a maggior ragione chi svolge a qualsiasi titolo incarichi per conto del Servizio Sanitario Nazionale, è eticamente obbligato ad informare, consigliare e promuovere le vaccinazioni in accordo alle più aggiornate evidenze scientifiche e alle strategie condivise a livello nazionale. La diffusione di informazioni non basate su prove scientifiche da parte di operatori sanitari è moralmente deprecabile, costituisce grave infrazione alla deontologia professionale oltrechè essere contrattualmente e legalmente perseguibile".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: