giovedì 1 giugno 2017
Il presidente della Regione: «La legge approvata sull’obbligo di profilassi da noi ha avuto sei mesi per essere applicata». Ecco come
Il governatore dell'Emilia Romagna e presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini

Il governatore dell'Emilia Romagna e presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini

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Flessibilità. Per mettersi dalla parte dei genitori, non contro. E per evitare ansie, allarmismi, corse inutili. Nell’agenda di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza Stato-Regioni, l’obbligo dei vaccini è al primo posto dallo scorso novembre. Capofila in Italia, la Regione ha approvato già allora la legge per gli asili nido (comunali e privati) e negli ultimi 6 mesi ha lavorato a testa bassa anche per renderla concretamente applicabile. Tanto che il ministero della Salute più volte ha guardato in questa direzione per gli ultimi ritocchi al testo del decreto che, salvo nuovi imprevisti, dovrebbe essere pubblicato a ore.

Presidente, cominciamo da qui, dal decreto Lorenzin e dalla “sorpresa” di vedere in qualche modo la vostra legge diventare nazionale. Sembra un vantaggio, eppure anche voi avevate pensato soltanto a 4 vaccini obbligatori e non 12...
In questi mesi abbiamo rivendicato più volte il nostro ruolo guida in tema di vaccini, sottolineando come fosse necessario che la tutela della salute – in particolare di quella dei bambini – diventasse una priorità anche del governo. Le Regioni, tutte insieme, hanno poi chiesto con forza un intervento in tal senso, che alla fine è arrivato. Non possiamo che essere soddisfatti. Certo, siamo davanti a una sfida. Intanto dei 12 vaccini previsti dal decreto di fatto uno – meningococco B – è diventato obbligatorio soltanto dal primo gennaio 2017, e quindi per i bimbi nati prima di questa data non sarà prevista alcuna obbligatorietà, almeno non nell’immediato.

Ne parla come se avesse la certezza che il decreto preveda tale “deroga”...
Sì, ne sono certo. La parola d’ordine di questa svolta epocale sui vaccini è “flessibilità”. Nessun genitore viene condannato da questo decreto, e nessuno deve esserne danneggiato: ci sarà spazio per una fase transitoria, che metta tutti in grado di sistemarsi. Soprattutto, devono essere le istituzioni a contattarli, non loro ad andare in ansia e far scattare la corsa ai vaccini. Le famiglie verranno chiamate, le aziende sanitarie provvederanno dopo aver fatto tutte le verifiche insieme agli asili, e qualora non siano chiamate ci dovrà essere spazio anche per delle autocertificazioni per esempio, che attestino la disponibilità al vaccino permettendo l’iscrizione dei bimbi.

Anche di questo è sicuro?
Certo. Non saranno i genitori a pagare i problemi organizzativi delle Asl, qualora si presentassero.

In Emilia come vi siete organizzati?
Proprio in questo modo. Gli asili innanzitutto hanno inviato una lista coi nominativi dei bimbi iscritti per l’anno prossimo alle aziende sanitarie competenti a livello territoriale. Queste ultime hanno poi verificato che i piccoli, a uno a uno, avessero ricevuto i vaccini previsti per la loro età (mi riferisco ai 4 obbligatori ovviamente: difterite, tetano, poliomielite ed epatite B). Nei casi in cui i bambini risultassero non vaccinati, sono state contattate le famiglie e fissate le date per le vaccinazioni.

Avete già dei dati disponibili? Quante famiglie hanno colmato il “gap” e quante no?
I dati raccolti dalle aziende sanitarie verranno messi insieme e verificati a luglio, a iscrizioni concluse. Per la nostra Regione avevamo stimato un ritardo di un 7% delle famiglie circa sui 4 vaccini obbligatori. Sappiamo che in alcuni Comuni un certo numero di genitori non si sono presentati per le vaccinazioni nonostante i solleciti. Lì è proprio il personale sanitario a doversi attivare su un secondo livello, per così dire, chiamando gli scettici a colloquio, rispondendo alle loro domande e perplessità. Abbiamo investito in formazione: per i nostri medici sono stati organizzati corsi di aggiornamento, abbiamo attivato pool di esperti. Se poi una famiglia si rifiuta a oltranza, la legge parla chiaro: l’accesso agli asili, pubblici e privati, le sarà precluso.

In quanto tempo stimate di recuperare la copertura totale?
Noi speriamo già nel giro di in un anno, e credo che il traguardo sia raggiungibile anche a livello nazionale. Molto, in Emilia, ha fatto la campagna di sensibilizzazione avviata con le famiglie attraverso il sito www.alnidovaccinati.it: un portale in cui è possibile trovare tutte le risposte sulle vaccinazioni e sul nuovo obbligo. Per questo periodo poi serviranno misure straordinarie, è evidente: andranno coinvolti pediatri, medici di base, reparti di ospedali. Non si potrà riversare tutto soltanto sui centri vaccinali. Ma il traguardo è a portata di mano.

E i costi di questa operazione?
Questo è il punto più sorprendente. Per il Piano vaccinale che ha fatto seguito ai nuovi Lea il governo ha stanziato 300 milioni di euro: la cifra è stata calcolata sul 95% di adesioni e comprende sia il costo dei farmaci che quello del personale che li somministra. Se aggiungiamo a questa cifra il 5% di persone che dovranno mettersi in regola dopo il decreto, dobbiamo aggiungere appena 15 milioni di euro. Una cifra modestissima per i conti dello Stato, in cambio di un grande risultato: garantire a tutti i bimbi, anche a quelli che vaccinarsi non possono, il diritto alla salute negli asili.

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