giovedì 12 settembre 2019
Esclusi e multati: ecco tutti i conti. Picco di bimbi fuori dagli asili in Veneto (ma i dati sono compatibili con quelli della copertura vaccinale). Il caso di Ivrea: una mamma in sciopero della fame
Vaccini, chi ancora non si mette in regola
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Con la scuola, iniziata ormai in gran parte d'Italia, si riapre anche un altro anno di dibattito sui vaccini. E se in Parlamento, con gli equilibri di governo cambiati, sembra difficile che possa approdare in tempi brevi la proposta di legge sulla “flessibilità” dell'obbligo di profilassi elaborata da Movimento 5 Stelle e Lega negli ultimi mesi, nelle classi continua a vigere la legge Lorenzin, col suo diktat decisivo per asili e scuole dell'infanzia: senza vaccini, non si entra.

Nelle Regioni, tra alti e bassi (senza allarmi)

Per ora le lezioni sono riprese senza particolari problemi. C'è una caso Veneto, certo, da registrare: con 7mila bambini che sarebbero in queste ore rimasti fuori dagli asili perché non ancora in regola con le vaccinazioni previste (per la precisione 6.783 bambini, di cui 3.113 in età da asilo nido e 3.670 nella fascia 3-6 anni). Un numero d'impatto, ma che se messo in proporzione con la popolazione scolastica regionale per la classe d'età considerata rappresenta circa un 3% di bambini non in regola: dato assolutamente compatibile con quello in queste ore messo in campo da altre Regioni, e per altro giustificabile dalla linea del governo regionale, per molti mesi contraria alla legge Lorenzin (tanto da aver portato a un ricorso alla Consulta, poi bocciato). Senza contare che la soglia di copertura vaccinale raccomandata a livello internazionale, e per cui l'Italia era corsa ai ripari proprio con la decisione di ripristinare l'obbligo nelle scuole, si attesta al 95%. Idem per il Friuli Venezia Giulia, dove i bimbi rimasti fuori da asili e scuole dell'infanzia perché ancora non in regola sarebbero 3mila (8mila se si considerano tutti gli under 16).

In Lombardia «i vaccinati per l'esavalente sfiorano il 96%, per la trivalente (morbillo, parotite e rosolia) superano il 95%»: partendo da questo dato l'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, ha parlato di «una vittoria importante per la salute dei nostri bambini». «Sono stati vaccinati per l'esavalente 333.832 bambini di età compresa fra 2 e 6 anni con appena 15.475 inadempienti,
residenti o domiciliati in Regione. Per la trivalente - ha spiegato -, invece, i vaccinati sono 332.070 con mancate somministrazioni per 17.237 bambini». Per quanto riguarda l'obbligo vaccinale previsto dal decreto Lorenzin, l'assessore ha ricordato anche che «è scaduto il tempo per quelli che hanno continuato a rinviare gli appuntamenti solo per aggirare il rischio di esclusione scolastica, mettendo a rischio la salute dei propri figli e della comunità». E quindi, ha aggiunto, «scatteranno le sanzioni pecuniarie previste dalla legge e l'esclusione scolastica per i bambini che frequentano le scuole dell'infanzia e gli asili nido». All'apertura degli asili, lo scorso 4 settembre, a Milano in ogni caso non si sono segnalati problemi. Si prevede che per quanto riguarda la scuola dell'obbligo le Ats (ex Asl) della Lombardia invieranno 83mila sanzioni.

Qualche difficoltà in più, ma senza allarmi, in Toscana: nella Asl Toscana centro, che copre le province di Firenze, Prato e Pistoia, le vaccinazioni mancanti sono 1668. I dati risalgono al mese di agosto e nel frattempo alcuni bambini potrebbero essersi messi in regola. Nell'Asl Toscana nord ovest, che interessa i territori di Livorno, Pisa, Lucca e Massa Carrara, i bambini non vaccinati, sono circa 2mila. Nel dettaglio l'Asl spiega che nell'ambito livornese, i bambini non in regola sono 358, nella zona distretto Apuane sono 502, in quella della Lunigiana sono 196. Nella zona distretto della Piana di Lucca, invece, tra i nati nel 2014, 2015 e 2016 quelli che non hanno adempiuto alla vaccinazione contro il morbillo sono 192, e 152 per quanto riguarda il tetano. Nella zona distretto pisana i bambini non in regola sono circa 700.

E persino nella “solita” Rimini, da sempre culla dell'antivaccinismo per la presenza sul territorio di alcune fra le principali associazioni legate al movimento No-vax, le cose sembrano filare lisce: sono 40 i bimbi la cui iscrizione è decaduta poiché le rispettive famiglie non hanno proceduto alle vaccinazioni obbligatorie per legge. Un dato migliore rispetto a quanto trapelato a luglio quando le posizioni non in regola erano 184. «Un percorso fatto di 2.500 incontri in questi anni, con genitori che avevano delle giuste domande e che ha portato a un calo sensibile», commenta l'assessore comunale di Rimini Mattia Morolli. «Un'operazione che ha visto mettere al centro il tema della sanità come elemento fondamentale dello stare in comunità. Abbiamo sempre ribadito - prosegue l'amministratore locale - che il momento didattico è fondamentale ma è fondamentale anche il rispetto delle regole a prescindere dai governi che le fanno perché la sanità non ha colore politico ma è di tutti».

Il caso di Ivrea, con la mamma (no vax) in sciopero della fame

Alta invece, in Piemonte, la copertura vaccinale. Superano il 95% i nuovi nati immunizzati con il vaccino esavalente, quello che protegge contro malattie gravissime come polio, difterite e tetano. In calo, sempre secondo gli uffici regionali, anche il numero
dei bambini tra gli 0 e i 6 anni non in regola con i vaccini - al 30 giugno 2018 erano circa 8mila - che, in base alla legge, non possono entrare negli asili nido e nelle scuole d'infanzia regionali. Tra loro ci sono due gemelline di Ivrea, escluse dalla materna Villa Girelli. La madre, Chiara, è da giorni in sciopero della fame e in città si è svolta anche una fiaccolata di solidarietà, organizzata dal Comitato Libera Scelta di Ivrea, di cui la donna fa parte. «La mia battaglia andrà avanti» ha assicurato, ma all'ingresso dell'asilo sono comparsi in giornata striscioni e tantissimi messaggi di solidarietà a favore della decisione presa dalla direzione scolastica.

L'appello della Ue

Oggi sui vaccini si è tornato a parlare anche in Europa: «È inaccettabile che mentre in alcune parti del mondo si muore per mancanza di vaccini, qui da noi ci sia chi rischia la vita propria e degli altri rifiutandoli». Così il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha aperto i lavori del vertice globale sulla vaccinazione, convocato a Bruxelles dall'Esecutivo Ue e
dall'Organizzazione mondiale della Sanità.

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