mercoledì 25 marzo 2015
Fa discutere la provocazione del ministro. «Meglio distribuire le pause durante l’anno». Rembado (Anp): ripensare il calendario scolastico a partire dall’autonomia.
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Meno vacanze nella scuola? No, «ma meglio distribuite». Continua a far discutere nel mondo della scuola la frase pronunciata l’altro giorno dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti sul periodo troppo lungo di vacanza estiva e sulla necessità che gli studenti impieghino quel tempo. Una frase, quasi una «provocazione» che è andata a toccare un nervo scoperto e che nello stesso tempo non si può ridurre a una semplice battuta. E il dibattito politico non si è placato neppure ieri: dalla difesa del ministro dell’Interno Angelino Alfano sul fatto che «non è vero che i docenti fanno tre mesi di vacanza» alle accuse di «voler alzare un polverone inutile» detto dal senatore Antonio Gentile (Ap-Ncd-Udc) rivolto al ministro Poletti, le parole del quale vengono definite dai parlamentari dei 5 Stelle «una retorica da bar sport». Ma anche il leader della Cgil Susanna Camusso parla di «modo sbagliato di porre la questione».«Il ministro Poletti sembra dimenticarsi che il nostro è il Paese con il maggior numero di giorni di lezione – replica con forza Roberto Pellegatta della direzione nazionale della Disal-presidi – rispetto ad altri Paesi europei: 200 giorni a fronte di un numero massimo di 190». Dunque parlare di vacanze troppo lunghe «non mi pare corretto». Lo sarebbe, aggiunge Pellegatta, «parlare di una diversa distribuzione del tempo vacanza lungo l’intero anno scolastico. Ma qui si dovrebbe avere il coraggio di spezzare quella rigidità esistente e rimodulare l’alternanza tra le lezioni e i periodi di pausa». Ultimo appunto per l’ex presidente Disal, è l’osservazione circa l’uso di quel tempo estivo per "far lavorare" gli studenti: «Sorprende quest’invito visto che sull’alternanza scuola-lavoro o l’apprendistato non si è fatta una legislazione che favorisca questi strumenti formativi».Di «diversa articolazione del tempo scuola» parla anche Giorgio Rembado, presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi (Anp). «Se in linea di principio si può concordare che tre mesi di stop nel processo di apprendimento può essere dannoso – spiega – non si può affrontare il tutto in modo semplicistico parlando di riduzione delle vacanze». Occorre «chiamare in causa l’autonomia scolastica – aggiunge Rembado – e magari ripensare prima il calendario scolastico diversificandoli tenendo in considerazione le condizioni climatiche e territoriali in cui la scuola è inserita». Autonomia nel calendario, ma «anche la consapevolezza che non basta tenere le scuole aperte, ma serve anche che le strutture siano adeguate». Il riferimento è chiaro: «Come pensiamo di tenere gli studenti in classe con il caldo di luglio senza che le scuole siano attrezzate con dei condizionatori? Spesa possibile, ma che deve essere compiuta». E forse un calendario scolastico che rispetti i 200 giorni di durata, ma possa essere condotto in flessibilità, potrebbe comportare anche qualche cambiamento negli appuntamenti nazionali, a cominciare dall’esame di maturità. «Una riorganizzazione dei tempi – immagina Rembado – potrebbe riportare questa scadenza al mese di luglio e non a metà giugno come accade da qualche anno».Introduce un altro elemento il pedagogista professor Giorgio Chiosso: «Personalmente non sono contrario a un periodo di vacanze lunghe – dice – a patto che sia un tempo in cui la famiglia si riappropri del rapporto con il proprio figlio in quanto depositaria del primato in campo educativo, e che siano vacanze piene di contenuti». E proprio sul termine "piene" sembra esserci una cerca vicinanza con le parole di Poletti. «Quando nel 2003 come commissione di esperti elaborammo la legge 53 nota come riforma Moratti – ricorda – all’articolo 4 inserimmo già la possibilità per le scuole di programmare nel periodo estivo attività extracurricolari o stage. Ecco cosa intendo per vacanze "piene"». Nessun approccio pregiudiziale o di chiusura arriva dal segretario nazionale del Movimento studenti di Azione cattolica (Msac) Gioele Anni. «Se ne può parlare – dice –, ma va inserito in una redistribuzione del tempo scuola». Anche per il rappresentante dell’associazione studentesca, presente al tavolo di confronto presso il ministero dell’Istruzione, servono «scuole attrezzate per esser aperte d’estate» e «un calendario più flessibile». Ma, rispondendo indirettamente al ministro Poletti, Anni sottolinea come sia ingiusto «dipingere gli studenti, soprattutto delle superiori, come dei giovani sfaticati e perditempo nei mesi estivi. Ne conosciamo migliaia che utilizzano le vacanze estive per fare volontariato: dai campi scuola del Grest, agli oratori estivi, dagli scout alla partecipazione di attività di associazioni di volontariato in diversi campi. Anche questo è un percorso formativo».
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