mercoledì 7 settembre 2016
​Un fenomeno sommerso che genera, stando all'Eurispes, un business illegale da 82 miliardi all'anno. Il 12% delle famiglie finisce nelle maglie del racket così come un'azienda su 10 nei settori agricoltura, commercio e servizi.
Usura, la mappa delle città a rischio
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L’usura è un fenomeno per definizione sommerso, ma l’Eurispes ha provato a misurarlo, utilizzando tutti gli indicatori disponibili: ammonta ad almeno 82 miliardi all’anno il fatturato di questa attività criminale che colpisce famiglie e imprese. Una stima a cui si arriva a partire da un capitale prestato dai “cravattari” – spesso collegati alla criminalità organizzata – che si aggira sui 37,25 miliardi di euro (dati 2015) e applicando un tasso d’interesse medio del 10% al mese, così che il capitale effettivamente restituito lievita fino a 81,95 miliardi. Anche se il dato reale è probabilmente ancora più alto.«Le organizzazioni criminali hanno ben compreso che l’usura rappresenta un metodo di straordinaria efficacia da un lato per riciclare denaro sporco e ottenere facilmente ingenti guadagni, dall’altro per impossessarsi di quelle imprese e attività che non sono in grado di far fronte ai debiti contratti, divenendo dapprima soci e in seguito veri e propri proprietari. Tutto questo con rischi più contenuti rispetto a quelli connessi ad altre attività illecite come ad esempio il traffico di stupefacenti» ha spiegato Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes -, presentando il rapporto dell’istituto di ricerca con il titolo “Usura: quando il credito è ‘in nero’”. LE FAMIGLIE LE PIU COLPITE DAL RACKETGran parte di questa mole di denaro proviene dalle famiglie. Secondo l’Eurispes negli ultimi due anni circa il 12% delle famiglie (su un totale di 24,6 milioni) ha chiesto prestiti a soggetti privati (escludendo ovviamente parenti e amici), non riuscendolo a ottenere dal sistema bancario. I ricercatori ipotizzano un prestito medio di 10mila euro – anche sommando diverse erogazioni – per 3 milioni di nuclei familiari in difficoltà, così che la stima del capitale prestato si aggira sui 30 miliardi e quella del capitale restituito schizza a 66 miliardi.

CHI È L'USURAIO?“Oggi sappiamo che la figura dell’usuraio non è rintracciabile solo tra criminali e mafiosi, ma è presente anche tra gli ‘insospettabili’: negozianti, commercialisti, avvocati, dipendenti pubblici, che hanno sfruttato il lungo periodo di crisi economica e l’indebitamento di famiglie, commercianti e imprenditori per arricchirsi, forti delle crescenti difficoltà di accesso al credito bancario. Ed è nata una nuova figura: quella dell’usuraio della porta accanto” ha spiegato il presidente dell’Eurispes. Fara ha ribadito la necessità di un forte impegno culturale e repressivo contro l’usura, ma chiede anche “l’individuazione di forme più flessibili e personalizzate di accesso al credito ufficiale”. La categoria professionale che risulta più colpita dall’usura è quella dei commercianti. La stima per il totale delle aziende del settore commercio e servizi è di 5 miliardi di capitale versato e di 11 miliardi di capitale restituito. Ma anche le imprese agricole non sono immuni da questo flagello. L’Eurispes, infatti, stima che circa il 10% dei soggetti di questo comparto sia stato coinvolto, calcolando 5 miliardi di capitale prestato e 11 di capitale restituito. LA MAPPA DELL'USURA IN ITALIA Sono tutte meridionali le dieci province più permeabili all’usura, secondo il rapporto stilato dall’Eurispes. Tutte eccetto una: Parma, che risulta addirittura la numero uno in questa classifica. Seguono Crotone, Siracusa, Foggia, Trapani, Vibo Valentia, Palermo, Avellino, Catania e Caltanissetta. Purtroppo non sorprende la presenza massiccia dei territori del Sud, stretti tra la presa della criminalità mafiosa e gli effetti più duri della crisi economica.

Il primato negativo di Parma, spiega l'Eurispes, può dipendere sia dall'eccezionalità di accadimenti specifici sia, in termini generali, dal perdurare dello stato di sofferenza del tessuto produttivo e sociale locale a partire dall'inizio della crisi nel 2008. Tale interpretazione è sostenuta dalla presenza di altre province centro-settentrionali nella fascia di rischio denominata medio-alta, quali, ad esempio, Aosta (61,6), Imperia (52,7) e Biella (50,3). A Parma, infatti, si sono registrate importanti sentenze del tribunale sui reati relativi alla cosiddetta “usura bancaria”, nonché una serie di efficaci operazioni di polizia contro le infiltrazioni mafiose nel territorio, a cui va aggiunto un forte impegno dell’associazionismo locale.
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