giovedì 14 ottobre 2010
L'allarme dei rettori. Ora c'è un mese di tempo per trovare una soluzione. Bossi: meglio i soldi alla ricerca che per le bombe. Fli: se non si trovano, si ritiri il testo. Berlusconi convoca Tremonti e rassicura la Gelmini.
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La riforma dell’Università si impantana nelle ristrettezze di bilancio. Il Tesoro "strangola" uno dei testi più attesi del governo Berlusconi, che slitta e resta "congelato" almeno fino a fine novembre dopo una giornata convulsa alla Camera e un "gelido" vertice serale fra il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e la collega dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. «Giulio, le riforme senza risorse io non le faccio», ha scandito la Gelmini congedandosi. E per rassicurare il ministro si è speso in prima persona Silvio Berlusconi, che le ha telefonato per assicurare: la riforma «si farà».Il delicato dossier, finito al centro di un nuovo allarme dei rettori (la Crui ha manifestato «disappunto e allarme», perché «nulla assicura» che una soluzione sarà trovata), ha richiamato infatti, malgrado la convalescenza, l’attenzione del premier che ne ha voluto discutere di persona con Tremonti. Il ministro era volato per questo in mattinata ad Arcore. A nulla è valso nemmeno l’implicito "benestare" dato da Umberto Bossi («Meglio dare i soldi all’università che alle bombe per gli aerei»).Ad affossare (per ora) il disegno di legge di riforma è stata la relazione della Ragioneria generale dello Stato arrivata ieri in commissione Bilancio, a Montecitorio. C’era scritto che il testo non ha la copertura finanziaria su diversi punti, in particolare sul piano di concorsi entro il 2016 per 9mila ricercatori che avrebbe potuto sbloccare la loro protesta (in vari atenei si astengono dalla didattica e si rischia il blocco delle lezioni). Insorgono le opposizioni: per il Pd «la maggioranza va in tilt» (pur essendo «positivo» che ci sarà del tempo in più) e per Francesco Rutelli, leader dell’Api, «sarebbe un dramma se rimanesse il veto di Tremonti». Anche per Luisa Santolini (Udc), dal governo arrivano «solo promesse».Lo stallo era emerso già nel pomeriggio, alla conferenza dei capigruppo che aveva deciso di far slittare di 24 ore, a venerdì, la discussione generale in aula, già rinviando per di più il voto al termine della sessione di bilancio. Proprio stamani, infatti, in Consiglio dei ministri approda la Legge di stabilità 2011, cioè la "nuova Finanziaria" che, ha ribadito Tremonti, sarà «totalmente tabellare», cioè solo con le voci di spesa dicastero per dicastero (la Camera, intanto, ha dato via libera alla risoluzione di maggioranza - 297 i sì - sulla Dfp, la Decisione di finanza pubblica che fissa il quadro generale). La legge odierna non conterrà però nuovi fondi, per i quali Tremonti ha rimandato tutti a un decreto di fine anno (forse il classico "mille-proroghe"). A pesare fortemente, anche il no di Futuro e libertà, che ha condizionato il suo voto alle modifiche proposte dalle commissioni della Camera, precisando che senza «i fondi indispensabili per la ricerca, il gruppo di Fli chiederà il ritiro del testo al ministro Gelmini». Ed è significativo che al vertice serale abbiano presenziato anche i finiani Bocchino, capo dei deputati di Fini, e Granata, oltre ai presidenti delle commissioni Cultura, Aprea, e Bilancio, Giorgetti, e alla relatrice Frassinetti. Resta però l’incognita che in un mese si trovino i fondi (2,23 miliardi da qui al 2017): «Non ci ha firmato una cambiale», ha riferito Granata. Sui tempi, nemmeno Berlusconi è riuscito a dare una risposta alla Gelmini che reclamava certezze. E a fine giornata il ministro ammetteva, in un comunicato: «Arrivati a questo punto, ha ragione la maggioranza quando chiede di contestualizzare le riforme alle risorse».
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