martedì 8 gennaio 2008
L'aula della Camera ha approvato in via definitiva il decreto 180. I voti a favore sono stati 281, i contrari 196 e gli astenuti 28. Il ministro dell'Istruzione: «Non potevamo difendere lo status quo». ECCO COSA CAMBIA
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Il decreto Gelmini in materia di università è legge. Il testo, su cui a novembre si è scatenata la protesta di studenti e docenti ha ricevuto il via libera alla Camera con 281 voti a favore, 196 contrari, e 28 astenuti. A favore del provvedimento, su cui il governo ha incassato la fiducia, ha votato solo la maggioranza; quanto all'opposizione, il Pd e l'Italia dei Valori hanno espresso voto contrario mentre l'Udc si è astenuta sul voto finale «per offrire un'apertura di credito nei confronti del ministro Gelmini».«L'Università oggi cambia - esulta il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini -. Valorizzato il merito, premiati i giovani, affermata la gestione virtuosa degli atenei e introdotta più trasparenza nei concorsi all'Università per diventare professori o ricercatori. Da questi tre pilastri non si potrà prescindere». Marina Sereni del Pd bolla il decreto come "un'occasione mancata". «L'Università italiana va cambiata - ha detto - ma per affermare questa necessità non c'era e non c'è nessun bisogno di una campagna denigratoria sugli atenei italiani. In queste settimane invece, per contrastare una pacifica e razionale protesta di studenti e docenti contro un taglio insostenibile alle risorse da destinare alle università, si è alimentata una vera e propria campagna contro le università del nostro Paese, facendo di tutta l'erba un fascio, dipingendole tutte come sprecone, corrotte, incapaci di formare e fare ricerca».L'Udc, invece, lascia con la sua astensione una porta aperta al governo. Il ricorso a un decreto blindato con la fiducia, ha spiegato Giuseppe Drago, «ha impedito un costruttivo dibattito parlamentare, che sarebbe stato essenziale». Tuttavia, resta «necessaria ed improrogabile una riforma organica dell'Università, di cui «vanno rivisti i modi di finanziamento ed i programmi».La maggioranza difende il provvedimento. «Questo decreto - ha spiegato Stefano Caldoro (Pdl) - ha avviato un percorso di rinnovamento e riqualificazione del sistema universitario volto al perseguimento degli obiettivi del merito, della trasparenza, della qualità e della competitività». Per questo bolla come "strumentali e non veritiere" le accuse dell'opposizione di attribuire alla maggioranza un atteggiamento ostile al mondo universitario. «In ogni caso - ha concluso - resta la necessità di procedere ad una riforma organica della nostra università».Giudizio positivo anche dalla Lega, che con Roberto Cota auspica l'abolizione del valore legale del titolo di studio, e «un maggiore riconoscimento del radicamento degli atenei sul territorio».
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