giovedì 31 dicembre 2015

​Ddl in Aula a fine gennaio. Ap: no alle adozioni  Mediazione nel Pd, ma Cirinnà: il testo resta com'è. Tonini (Pd): «Non sarà il matrimonio gay» I LA LETTERA «Unioni sì, matrimoni gay no» i nodi cruciali

 

 

 

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È bastata la miccia accesa dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, («Dobbiamo portarlo a casa nel 2016») a rinfocolare lo scontro sul disegno di legge sulle unioni civili. Gennaio sarà un mese cruciale: venerdì 22 è fissato il termine per la presentazione degli emendamenti e l’approdo in aula al Senato è previsto per martedì 26. Così, le manovre politiche sulle limature al testo sono partite. Il passaggio più problematico del testo è rappresentato dalla stepchild adoption, (dall’inglese, letteralmente, «adozione del figliastro»), che consentirebbe al componente di una coppia dello stesso sesso che dà vita a una 'unione civile' di poter adottare il figlio del partner, quindi anche laddove sia stato concepito all’estero con la pratica della maternità surrogata (vietata in Italia). Un passaggio avversato da un fronte trasversale di parlamentari: dalla componente cattolica del Pd ai centristi di Area popolare fino ad ampie fasce di Forza Italia. «Tutto lo schieramento di centrodestra dovrà essere unito – è l’appello di Maurizio Gasparri –. Bisogna mettere al bando adozioni e utero in affitto, del resto si può discutere ». Ma il fronte potrebbe non essere compatto: «Voterò sì, anche se il testo è lacunoso», anticipa Stefania Prestigiacomo, in vista del successivo approdo del ddl alla Camera. Netta invece la contrarietà di Ap, come ribadisce Paola Binetti: «Il ddl Cirinnà, nel suo impianto attuale, sta demolendo l’impianto della famiglia definito dalla Costituzione. È confuso e pasticciato sotto il profilo giuridico e antropologico». Nel Partito democratico, la componente cattolica continua a cercare un punto di mediazione. La senatrice renziana Rosa Maria Di Giorgi, con altri colleghi franceschiniani e qualche bersaniano, lavora per la soluzione dell’«affido rafforzato», ipotizzata al posto delle adozioni da un emendamento al testo Cirinnà che verrà portato in Aula: «È una mediazione percorribile – argomenta Di Giorgi –, perché va avanti per gradi», senza aprire la strada all’utero in affitto. Se l’emendamento non passerà, aggiunge, «ogni parlamentare voterà secondo le proprie convinzioni». Ma nello stesso Pd, gli oltranzisti alzano un muro, convinti di poter superare la conta dell’Aula. Monica Cirinnà, autrice del ddl nella versione approdata in aula, su Radio 24avverte: la stepchild adoption «ci sarà» e sarà l’unico tipo di «adozione previsto dalla legge », senza stralci dell’articolo 5, perché «il testo è già depositato, chi vorrà eliminare quella parte dovrà presentare un emendamento soppressivo». Anche sull’ipotesi che il ddl passi coi voti del Movimento 5 Stelle, Cirinnà non si scompone («È già accaduto»), facendo conto sul meccanismo del voto segreto: «Una parte dei colleghi di Ncd e Fi saranno persone libere. Ci saranno sorprese». Tuttavia la forzista Deborah Bergamini punta il dito sul nodo politico: «Se il ddl resta uguale, passerà con l’accordo fra Pd e M5S, lo stesso usato per i giudici della Consulta. Su un punto chiave del suo programma di governo, Renzi cambierà ancora una volta maggioranza... ». Ma su un tema così delicato, il premier-segretario sceglierà davvero la linea dell’oltranza? Lui, in vacanza a Courmayeur, non torna sull’argomento. Ma uno dei senatori a lui molto vicini, il toscano Andrea Marcucci, afferma che «il Pd è largamente a favore del provvedimento », che andrà in Aula così com’è, e si dice certo che non ci sarà «alcuna ripercussione sul governo».
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