giovedì 7 gennaio 2016
Fra i democratici si conta così di evitare la stepchild adoption. Mentre gli alleati di Ncd insistono sull’arma del referendum.
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La libertà di coscienza e il referendum possono essere il vero compromesso in grado di salvare una maggioranza divisa senza troppi margini di incontro, alla ricerca di una via di uscita per superare lo scoglio della legge sulle unioni civili. Il timore che si spiani la strada alle adozioni per le coppie gay e al ricorso (sia pure non in Italia) all’utero in affitto, tiene in piedi tuttavia anche l’ipotesi dell’affido rafforzato, che l’ala cattolica del Pd proverà a far votare a scrutinio segreto. In questo quadro fortemente conflittuale si attende la ripresa dei lavori parlamentari.  Ma le parole nette dei due vicesegretari dem sulla necessità di portare a casa la legge irritano gli alleati di Ncd. «Non c’è da minacciare crisi, ma da far emergere ragionevolezza», ripete il ministro dell’Interno, deciso a non votare un provvedimento che «non fa parte dell’agenda di governo» e pronto a guidare il referendum sulla stepchild adoption. Di fatto se la legge verrà approvata, infatti, non potrà essere sottoposta a referendum abrogativo per intero, perché – spiega il costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti – il testo viene a sanare un vuoto denunciato da due sentenze della Consulta del 2010 e del 2014. Dunque, gli elettori si potrebbero pronunciare solo su singole parti, e in questo caso quella dell’adozione è senz’altro tra le più spinose. Ma gli appelli a Palazzo Chigi non cessano, mentre si può escludere qualsiasi intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul tema all’esame del Parlamento. «Il dibattito sulle unioni civili rischia di incidere sulla serenità dei rapporti interni alla maggioranza che sostiene il governo. E questo perché è sempre più evidente la distanza tra le dichiarazioni del premier e quelle dei suoi vice ed esponenti di primo piano del partito, da ultimo il capogruppo Pd alla Camera Rosato, il quale forse dimentica che il testo è all’esame dell’Aula del Senato che, è bene ricordarlo, è sovrana», secondo il presidente dei senatori di Area popolare (Ncd-Udc) Schifani. Insomma, se Renzi ha confermato «esplicitamente la libertà di coscienza su un tema talmente divisivo, un appello che apprezzammo particolarmente, dal Pd si cerca quasi quotidianamente di politicizzare il dibattito al punto da prefigurare maggioranze alternative pur di approvare un disegno di legge rispetto a cui, su alcuni punti, Ap da tempo sta esprimendo forti perplessità».  E per questo ancora una volta il fondatore di Idea Gaetano Quagliariello chiede coerenza ai suoi ex compagni di partito, perché «vadano fino in fondo» e escano da un governo che con la legge finirà per avallare la pratica «ripugnante » dell’utero in affitto. Si tratta di fare chiarezza, concorda Carlo Giovanardi, certo che si stia andando avanti a forza di «imbrogli e bugie», per «spalancare la porta a quanti andranno a comprarsi il figlio all’estero». E allora, mentre Fi conferma la libertà di coscienza, l’idea dell’affido trova concorde anche il senatore del Ncd Fabrizio Cicchitto, che approva gli «accenni fatti da alcuni senatori del Pd su ipotesi dell’affido, che vanno approfondite e non escluse pregiudizialmente».
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