sabato 17 ottobre 2015
Polemica aperta tra il ministro delle Riforme, pronta a ricorrere a una nuova maggioranza per approvare la legge Cirinnà, e Ncd, che avverte il Pd intenzionato ad approvare la norma a ogni costo. (Roberta D'Angelo)
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Arriva come un fulmine sulla maggioranza la forzatura di Maria Elena Boschi, pronta a sacrificare l’alleanza di governo per uno sprint sulle unioni civili. Il ministro delle Riforme si dice disposta a sostenere la legge anche con altri partiti. E da Ncd la replica dal sapore amaro assume sfumature diverse, ma tutte fosche: «La cosa è reciproca, faremo altrettanto», commenta il leader Angelino Alfano, mentre Roberto Formigoni invoca un intervento correttivo di Renzi, «o sarà Vietnam». La promessa di Boschi ai sostenitori della legge Cirinnà è limpida. «Faremo il possibile per trovare un accordo in Parlamento. Cerchiamo punti di incontro con Ncd, è una fatica che dobbiamo fare. Ma per il Pd questo è un tema irrinunciabile. Se Ncd non darà il suo appoggio faremo accordi, alleanze con altre forze per portare a casa la legge». Una promessa che arriva dopo che il capogruppo dem Luigi Zanda aveva confermato sull’argomento libertà di coscienza per i suoi. E però, ragiona il ministro delle Riforme, «il Pd non basta. Ma questa legge si deve fare, è un impegno di civiltà. Non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B». Di più, si deve fare in fretta: «Se ci sarà spazio entro dicembre faremo la legge, l’obiettivo del Pd è quello di portarla a compimento il più presto possibile».

Il ministro dell’Interno e leader di Ap Angelino Alfano replica a strettissimo giro: «Anche noi siamo pronti a ogni alleanza in Parlamento e al ricorso al voto segreto, pur di bloccare le adozioni da parte delle coppie gay, pur di difendere il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma, pur di impedire il ricorso all’utero in affitto che vogliamo diventi reato universale, cioè che sia considerato reato anche quando effettuato all’estero».

Da qui si scatena la polemica. «Il governo si tenga fuori», avvisa il capogruppo dei senatori di Area popolare Renato Schifani. Come lui, il presidente della Commissione lavoro Maurizio Sacconi: «Dico a Boschi, il governo stia fuori dal confronto sulle unioni civili se vuole evitare rebound». Chi va oltre nel Ncd è il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo, che lancia un messaggio anche alla Lega e si dice pronto alla rottura dell’alleanza locale. «Ci sono temi – afferma – su cui si può decidere anche di non sostenere più un governo». Una risposta diretta al Carroccio in regione, che aveva subordinato un’eventuale intesa a Milano al blocco delle Unioni civili da parte di Ncd.

Così è facile questa volta per Gaetano Quagliariello "schiacciare" la palla: «Si continua a fare di tutto per sancire la subalternità di Ncd. È vero infatti, come afferma il ministro Boschi, che le unioni civili non fanno parte del programma di governo, ma allora non si capisce per quale motivo i ministri e gli esponenti Pd dell’esecutivo continuino a parlarne e ad assumere iniziative in proposito», dice dopo aver lasciato il partito, in polemica con l’atteggiamento del segretario.

E che sul testo Cirinnà ci potrebbe essere una maggioranza diversa lo testimoniano i grillini, pronti a soccorrere Boschi. «Il ministro ha perfettamente ragione quando dice che le unioni civili si possono approvare in Parlamento con chi ci sta anche perché esiste un’ampia maggioranza trasversale in rappresentanza della maggioranza dei cittadini che ha già dato da tempo la disponibilità a votare un provvedimento che non sia annacquato e al ribasso». Da Forza Italia Lucio Malan sente di aver avuto ragione a scaricare il governo con il suo partito: «Di Renzi non ci si può fidare». Anzi, chiosa Renato Brunetta, «Ora è ufficiale la subalternità di Alfano».

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