giovedì 28 maggio 2015
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Un video racconta la cronaca di un vera svolta europea, per quanto sottovalutata e misconosciuta. «Spitzenkandidaten», il capolista che per la prima volta, su indicazione degli elettori, è diventato presidente della Commissione europea. È un docu-film prodotto dal Parlamento europeo che ripercorre, a un anno dalle elezioni europee, l’acceso dibattito che giunse al limite dello scontro istituzionale fra Europarlamento e Consiglio europeo e che portò, la scorsa estate, alla elezione di Jean Claude Juncker: il primo presidente della Commissione europea scelto su indicazione diretta della maggioranza degli elettori europei.
«Quanto annunciai i risultati del voto nel 2009 – afferma Jaime Duch Guillot, responsabile del servizio stampa di Strasburgo – l’aula era piena di funzionari. Nel 2014, invece, era piena di giornalisti». Un'attesa per un voto che per la prima volta aveva visto il confronto diretto dei cinque candidati alla presidenza: Martin Schulz (Pse), Guy Verhofstadt (Alde), Alexis Tsipras (L’altra Europa), José Bove e Ska Keller (Verdi), Jean Claude Juncker (Ppe). Per la prima volta una campagna elettorale e un dibattito meno astratto e meno concentrato sulle sole tematiche nazionali per gli europei (ancora tropo pochi) che seguirono i confronti in diretta fra i cinque aspiranti "presidente d’Europa". Nei venti minuti del filmato, attraverso le voci dei candidati sconfitti e il racconto del neo-presidente Jean Claude Juncker, rivive così la cronaca di un vera svolta europea, per quanto sottovalutata e misconosciuta. Subito dopo la proclamazione dei risultati, il vertice del 27 maggio 2014 a Bruxelles segnò le titubanze dei Paesi europei che tentarono di mettere un freno allo "spitzenkandidaten". Un vero dietro-front la dichirazione di Angela Merkel, che pure aveva visto il suo Ppe vincere: «Dato che nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta», dichiarò al termine del vertice, «bisognerà considerare una serie più ampia di opzioni». Quindi, nonostante la candidatura di Jean Claude Juncker fosse quella più votata «il programma potrà essere portato avanti da lui, come da altri», concluse il cancelliere tedesco. Una battuta d’arresto al progetto fortemente voluto dai partiti del’Europarlamento che sollevò immediata la protesta specie fra i media tedeschi: «Si sta pianificando una truffa palese, non perseguibile penalmente, ma una truffa politica», tuonò in diretta Rolf-Dieter Krauss, corrispondente della Ard, la tv pubblica tedesca. Proteste e trattative che portarono alla difficile ma decisiva «svolta», per non tradire un voto democratico su base continentale: inutile l’opposizione del premier britannico David Cameron che al vertice del 27 giugno lanciò l’allarme sulla perdita di potere degli Stati e dei Parlamenti nazionali. Ma la partita, ormai, era quasi decisa.

Jean Cluade Juncker  Poche settimane dopo, il 15 luglio del 2014 il Parlamento di Strasburgo designava Jean Cluade Juncker presidente della Commissione europea. Non farlo, ha affermato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, sarebbe stato «un grosso errore», mentre ora si è apertto un nuovo «processo storico». Una decisione, sottolineano i vertici dell’Europarlamento, non più concertata nei vertici dei 28 Stati nazionali, ma indicato dalle schede dei 500 milioni di elettori europei. Un passo molto significativo e poco noto, mentre soffia forte in vento del nazionalismo e dell’euroscetticismo, verso un’Europa più democratica e vicina alla società.
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