venerdì 19 agosto 2022
«Cara sorella grazie per la sua lettera, grazie per la lettera delle signore ucraine. Sto facendo tutto quello che posso per l’Ucraina. Stiamo vivendo una crudeltà. Sono vicino a quelle signore...
Papa scrive alle suore che ospitano bimbi ucraini: “Stiamo vivendo una crudeltà”
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«Cara sorella grazie per la sua lettera, grazie per la lettera delle signore ucraine. Sto facendo tutto quello che posso per l’Ucraina. Stiamo vivendo una crudeltà. Sono vicino a quelle signore e a tutti i bambini ucraini. Ho parlato telefonicamente con il presidente Zelenski. Rimango a disposizione. Prego per lei e per tutti voi. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco».

Suor Teresina non è riuscita a trattenere le lacrime quando si è vista arrivare il biglietto scritto a mano, con la data dello stesso giorno in cui il Papa aveva ricevuto la sua lettera che accompagnava quella di tre amiche ucraine di Mariupol di cui aveva raccolto l’angoscia.

«Eravamo insieme, avevamo pregato quando Veronika ha proposto di scrivere al Papa – racconta –; mai avrei immaginato che il Santo Padre potesse rispondere. Ma forse non avevo capito quanto Francesco ha a cuore la pace e la sorte del popolo ucraino, quanto è grande e vicina la sua paternità», continua scuotendo la testa.

La suora è la superiore dell’Istituto dell’Incoronata di Erice ( Trapani) ed ospita 20 bambini ucraini con i loro educatori, giunti in Italia lo scorso maggio, al termine di una importante operazione umanitaria che ha portato all’evacuazione complessiva di 63 orfani ucraini provenienti da Mariupol e Kramatorsk, nell’Oblast di Doneck di cui, appunto, 20 accolti con il coordinamento della Diocesi di Trapani. Da allora l’Istituto è diventato il punto di riferimento per la comunità ucraina trapanese che, nel frattempo, è cresciuta con l’arrivo di donne, anziane e bambini ospiti di connazionali o in strutture messe a disposizione dalla Caritas.

Alcune di loro sono state assunte da una cooperativa, anch’essa della Caritas, per fare fronte al proprio sostentamento e, allo stesso tempo, aiutare le suore e i volontari che non conoscono la lingua. Così, tra un cambio turno e una festa per i piccoli orfani, il dialogo si è fatto racconto e condivisione delle terribili notizie che arrivano quotidianamente sui cellulari, delle notti insonni, delle lacrime di rabbia e d’impotenza. Veronika, in Ucraina era un ingegnere chimico del 'Gruppo Metinvest', la società proprietaria dell’acciaieria Azovstal.

Sul suo cellulare fa scorrere le immagini di giovani uomini con i loro bambini, militari prigionieri in mano russa. «La mancanza di informazioni rende impossibili conclusioni definitive ma non riusciamo a sapere in quali condizioni sono trattenuti. All’appello mancano tanti paramedici che erano al seguito dell’esercito, tante erano donne di cui i figli angosciati non sanno più nulla – dichiara –. Chiediamo che vengano rispettati i diritti fondamentali delle persone e la convenzione di Ginevra perché nessuno subisca torture o abusi. Quella sera – aggiunge – eravamo davvero in un momento di sconforto e con suor Teresina ci siamo dette: forse papa Francesco ci ascolterà, forse qualcuno ascolterà papa Francesco». Olga è invece arrivata in auto con un’amica, tre bambini di cui uno di soli 4 mesi ed un cane: un viaggio lungo 15 giorni.

«Tutta l’attenzione del mondo – spiega la donna – sembra rivolta ai siti nucleari ma i nostri a Mariupol vivono in condizioni disperate, senz’acqua, senza elettricità. Sono rimasti i più fragili, chi non aveva soldi o non ha trovato benzina, chi accudiva malati gravi o disabili». La vicinanza di papa Francesco «ci commuove», aggiunge Iryna, moglie dell’ex vice-sindaco di Mariupol, giunta a Trapani molto prima che scoppiasse la guerra: «Nonostante l’orrore che vediamo ogni giorno, speriamo che con gli sforzi di papa Francesco e del mondo civile possa venire un’era di misericordia e di pace. Siamo grate, papa Francesco, della tua paternità».

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