Camillo Ruini arriva sul lago di Garda e i cronisti gli chiedono perentoriamente: ma c’è ancora spazio per testimoniare la propria fede anche nell’agone politico? Certo che sì, risponde il cardinale: «C’è spazio e bisogno dei cattolici in politica». E aggiunge, significativamente: «Senza egemonia». A Riva del Garda si è aperta ieri l’attesa assemblea di "Rete Italia" e l’ex presidente della Cei, oggi presidente del Comitato per il Progetto culturale della Chiesa italiana, tiene la prolusione sviluppando un tema che davvero è tutto un programma: bisogna rinvigorire un’autentica sapienza politica, andando oltre ogni riduzionismo ideologico o pretesa utopica, senza mai dimenticare che il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà. Guarda lontano, il porporato; richiama i cattolici in politica ad un impegno esigente. Dirà più avanti, esemplificando ed entrando nel dibattito di stretta attualità: «La coscienza dei credenti deve essere illuminata e formata non solo dalla loro ragione ma anche dalla fede e dall’insegnamento della Chiesa. È teologicamente infondata, pertanto quella posizione - rivendicata a volte con enfasi da alcuni politici cattolici - per la quale il richiamo alla propria libertà di coscienza viene fatto valere per discostarsi dagli insegnamenti della Chiesa. Sul piano politico e giuridico essi hanno certamente il diritto di agire così, ma non possono pretendere che questi comportamenti e queste scelte siano anche teologicamente ed ecclesialmente legittimi». Per Ruinini non ci sono dubbi: all’interno del mondo cattolico, «la controversia sui "principi non negoziabili" ha qui il suo vero nocciolo». Coglie nel segno il cardinale, trovando pressocché unanime consenso nel popolo di "Rete Italia". Puntualizza, infatti, uno dei leader, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia: «Se uno vuole dirsi cristiano non può dire: io faccio quello che voglio, perché essere cristiano significa avere una fede, che ha dei punti fermi. E anche dal punto di vista concreto ha dei doveri irrinunciabili». Insomma, «la Chiesa cattolica chiede alla politica due cose: garantire la libertà per tutti e lavorare per il bene comune». "Rete Italia" non rappresenta una "corrente" all’interno del Pdl, ma un circuito - nato per iniziativa di Roberto Formigoni, Maurizio Lupi e Mario Mauro - che cerca, con le sue iniziative, di dare un’anima al centrodestra. Per i cattolici che operano in politica - insiste Ruini - «una cosa mi sembradecisiva: essere convinti e consapevoli che il loro impegno sarà tanto più efficace e fecondo quanto più cercheranno di essere veramente, e vorrei dire semplicemente, cattolici, anche e specificamente nel loro agire politico». Ecco perché «è giusto rispondere in modo unitario». Magari affrontando le vere priorità che stanno alla base del bene comune: anzitutto la famiglia («troppo trascurata nell’azione di governo, dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi»), e immediatamente dopo, l’educazione delle nuove generazioni e la crisi demografica.«La questione che più mi preoccupa per il futuro del cattolicesimo in Italia - ha ammesso, concludendo, Ruini - è comunque quella degli orientamenti culturali e delle scelte e stili di vita dei giovani». A margine c’è il tempo anche per una battuta sul fine vita: «Questa legge offre una buona salvaguardia e non mette in discussione il diritto alla vita. Il bisogno di legiferare su questa materia? È venuto da alcune sentenze della magistratura».