martedì 28 agosto 2018
Braccio di ferro continuo non è soluzione. Il governo anticipi la Nota al Def
«È una deriva pericolosa, Matteo torni a casa»
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«Siamo dentro a una deriva pericolosa che nette in discussione lo Stato di diritto e la sopravvivenza stessa del-l’Italia ». Renato Brunetta è stato sempre un convinto fautore dell’alleanza con la Lega. E anche stavolta non fa mancare la sua solidarietà a Matteo Salvini, indagato ad Agrigento. «Le linee politiche non si processano, può farlo solo il popolo sovrano. Noi come Forza Italia non possiamo su questo che essere garantisti e parlare di invasione di campo », ribadisce. Ma poi aggiunge, netto: «Questo governo deve finire al più presto. Salvini resta un nostro alleato, ma deve capire che se porta avanti quest’alleanza contro natura si rischia sul serio. E fra l’altro, parlando di magistrati, mi chiedo: la Lega è ancora garantista o si adegua alla linea del M5s? Perciò gli dico: torna a casa».

L’Italia rischia davvero?
Se lo spread salisse a 500 vorrebbe dire collasso non solo di questo governo, ma dell’economia italiana. Non si può assistere quotidianamente alle sparate, soprattutto del M5s. Si rischia la fuga di capitali.

Che fare?
Occorre un segnale immediato, anticipare la nota di variazione al Def, che precede la legge di bilancio. Se lo fa assumendo obiettivi rigorosi di deficit e di debito, entro una settimana, anticipando il giudizio delle società di rating, l’Italia si può salvare. Nel più breve tempo possibile il governo deve dare 3-4 numeri, forse ne basta anche uno solo: dire - almeno - che intende rispettare l’obiettivo di deficit all’un per cento. Potrebbe bastare. Ma questo vorrebbe dire che non si fa più il reddito di cittadinanza, contro-riforma Fornero e la flat tax. Ma mi chiedo: questo governo è in grado di darlo questo segnale?

Salvini dice che la gente sta con lui.
Non credo che abbia violato la legge. Io sono con lui, poi può aver fatto errori, nella fase finale ad esempio avrei usato più flessibilità. Ma la soluzione non può essere il braccio di ferro continuo. Così si isola l’Italia.

Quindi sull’immigrazione sbaglia?
Sull’immigrazione la sua è la nostra linea, ma - ripeto - la via d’uscita non può essere l’isolamento. I segnali che dà il governo non sono rassicuranti, su tutta la linea. Su Tav, gasdotto, vaccini, Ilva non mi pare che si stia dando prova di affidabilità. Che senso ha minacciare di non rispettare le regole europee? I mercati non hanno bisogno dell’Italia, mentre l’Italia ha bisogno dei mercati. Non si possono mettere insieme tutti questi segnali di instabilità e autarchia. Un paese pieno di debiti come l’Italia non può permetterselo.

Quindi: tornare al centrodestra?
Considero questo governo politicamente illegittimo. È una maggioranza che si è formata in Parlamento. Poi magari poteva andar anche bene, ma stiamo vedendo invece che si è creata una miscela esplosiva, che mette insieme due fondamentalismi che si rincorrono a chi la spara più grossa. Una maggioranza di centrodestra avrebbe fatto la flat tax non in deficit, non certo il cosiddetto decreto dignità, osteggiato da tutto il mondo produttivo. Col centrodestra non ci sarebbe stata l’attuale crisi di fiducia. Questo governo non è la soluzione ma è il problema: vanno via non gli specu-latori, ma i capitali 'buoni', i fondi americani. Ed è questo il segnale più preoccupante.

Ma il governo si sente legittimato.
Diciamo che ha risposto per un certo periodo alle paure degli italiani, ma non ai loro bisogni. E ora se ne stanno rendendo conto.

L’immigrazione però è un problema antico. L’Italia da Paese di migranti non ha mai avuto una seria politica sull’immigrazione. Ha sempre subito i flussi migratori in ragione delle inefficienze e delle opacità del suo assetto produttivo, a partire dal lavoro nero. Con un’unica eccezione durante i governi Berlusconi, che vararono accordi lungimiranti con la Libia. Poi c’è stata la crisi e l’ipocrisia renziana. Che ha 'venduto' una serie di accordi penalizzanti per l’Italia in cambio di più deficit. E ora ne paghiamo le conseguenze.

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