martedì 15 ottobre 2019
Il deputato dem: già in manovra chiederemo di destinare ai figli a carico quei 3,3 miliardi degli assegni familiari che l’Inps trattiene per altri scopi
Fondo per la famiglia, piccolo ma storico passo avanti
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Con la manovra sarà istituito un fondo per la famiglia da due miliardi di euro, che unifica le risorse già presenti, con un piccolo 'tesoretto' in più. Con esso saranno assicurati alcuni servizi, come i nidi, a partire da settembre del 2020. Ma non finisce qui: in più il Partito democratico, assicura il deputato Stefano Lepri, darà battaglia in sede di legge di Bilancio affinché siano trovate le risorse per dare il via all’assegno unico nel 2021. Per il quale Lepri indica una carta aggiuntiva da giocare: quei 3,3 miliardi non erogati dall’Inps all’interno degli 8,6 che incassa (dai datori di lavoro e soprattutto dallo Stato) per gli assegni familiari.

Come giudica questo Fondo?
È uno storico primo passo. Siamo soddisfatti che sia la maggioranza - da tempo - sia il governo - che si è convinto in questi ultimi giorni - abbiano preso atto dell’importanza di superare la frammentazione assurda che nei decenni si è stratificata. Superiamo la stagione dei bonus, dei contentini all’ultimo minuto. Senza questo passo non avremmo potuto procedere con la delega.

Cosa copre il Fondo?
È evidente che non tiene dentro tutto. Ci sono per i tre bonus introdotti da Renzi (per mamma, bebè e nido), c’è il fondo unico per la famiglia e 500 milioni aggiuntivi, una parte dei quali però vanno a coprire il mancato rifinanziamento del bonus bebè. Se si fa un confronto con il recente passato, è solo un piccolo incremento, ma - ripeto - è un passo fondamentale, che andava fatto.

Il ddl che porta la sua firma e quella di Delrio ora è atteso in aula a Montecitorio.
C’è un piccolo slittamento tecnico dovuto all’esigenza di approfondimento dei colleghi della maggioranza. Ma dovrebbe andare in aula a fine mese, al massimo nelle prime due settimane di novembre. Una volta approvata la delega, inizierà il lavoro sui decreti delegati. Quali saranno i passi ulteriori? La riforma è complicata e ci vorranno appunto dei decreti legislativi fatti bene. E ci vorrà una riorganizzazione della macchina: gli uffici amministrativi delle aziende dovranno fare i conti in altro modo e l’Inps dovrà fare un lavoro d’intesa con il ministero dell’Economia per superare le attuali detrazioni. Noi cercheremo di fare in modo che nella legge di Bilancio ci siano più risorse, per far partire l’assegno nel 2021. Mentre la dote unica, con la quale si potranno avere voucher per servizi come i nidi, lo vorremmo far partire subito, dal prossimo anno scolastico.

Quali difficoltà incontra l’assegno?
Ci vogliono molte più risorse per farlo, da 8 a 10 miliardi. Su questa base negli anni a venire si potranno fare anche passi successivi. Così come in caso di minori risorse si potrebbe pensare a un assegno smart. Ma al momento noi puntiamo a trovare le risorse per il 2021 e, se possibile, già in questa manovra. Abbiamo verificato, grazie all’audizione del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ciò che le associazioni avevano più volte denunciato. Cioè che gli importi versati dai datori di lavoro (1,9 miliardi) e dallo Stato per gli assegni al nucleo familiare ammontano a meno di quanto viene erogato. L’Inps incassa annualmente 8,6 miliardi e ne eroga 5,3. Quindi - per una scelta non imputabile all’istituto, ma alla politica - ne trattiene 3,3 per altri scopi. Per questi si cerchino ora altre coperture: noi chiederemo che quei 3,3 miliardi dal 2021 vadano per i figli a carico.

Nella maggioranza vede unità di intenti o ci sono diversità, come tra renziani e M5s su 'Quota 100'?
Tutte le forze politiche sono d’accordo sull’esigenza di sostenere la famiglia e la natalità. La nostra proposta, che è in piedi dal 2014, è ritenuta da tutti convincente. Non ci si divide più tra chi vuole il quoziente, chi il 'fattore famiglia' o gli aiuti per i pannolini. Si tratta di un’altra novità di questo Parlamento.

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