domenica 3 luglio 2016
Il progetto del Malaspina di Palermo. L’impegno dei ragazzi? Produrre cento chili di biscotti alla settimana e poi commercializzarli
 Un mestiere ai giovani detenuti per ripartire
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Riparare il danno commesso, facendo cose "buone". E dentro quell’aggettivo ci sono tutto il profumo e il sapore della pastafrolla e del mandarino, ingredienti indispensabili per realizzare quel sogno dietro le sbarre. È nato dentro l’Istituto penale per i minorenni Malaspina di Palermo il laboratorio di pasticceria "Cotti in fragranza", promosso dallo stesso Ipm, dall’associazione Centro studi Don Calabria e dalla Fondazione San Zeno, con l’obiettivo di insegnare un mestiere ai giovani detenuti e rendere sostenibile il progetto attraverso la vendita dei prodotti da forno. Il laboratorio è attrezzato per produrre circa cento chilogrammi di biscotti alla settimana, per cominciare, e vi lavoreranno cinque giovani detenuti che hanno imparato da zero un mestiere che diventerà una scommessa per il proprio futuro. Il pasticcere Giovanni Catalano ha ideato la ricetta puntando su un biscotto fortemente legato alla tradizione siciliana, fatto con materie prime locali biologiche, e lo chef formatore Nicola Cinà ha seguito i giovani nell’attività di laboratorio. Per creare un prodotto unico nel suo genere si è deciso di realizzare un frollino secco al mandarino tardivo di Ciaculli, detto anche "Marzuddu" perché matura a marzo. In pochi giorni è partita la raccolta di 400 chilogrammi di mandarini in un frutteto messo a disposizione dall’associazione Jus Vitae, su un terreno confiscato alla mafia. Sbucciati, tritate le bucce, conservate per tutto l’anno, i ragazzi hanno deciso di portare i frutti agli ospiti di una comunità terapeutica per tossicodipendenti, gestita dall’Istituto Don Calabria, e a uno dei centri Caritas cittadini, che gestisce una mensa per senza fissa dimora e migranti, azzerando lo spreco alimentare della catena produttiva. I primi biscotti sfornati e impacchettati sono stati presentati il giorno dell’inaugurazione, ma i responsabili del progetto sperano già a settembre di poterli commercializzare. «La partecipazione dei ragazzi è stata il presupposto fondamentale con cui abbiamo scelto di operare – spiegano Nadia Lodato e Lucia Lauro, parte dell’équipe che coordina il progetto –. I ragazzi hanno subito messo in chiaro di volere sfornare un prodotto gustoso, perché è importante che chi lo assaggia rimanga colpito». E sono stati coinvolti in tutte le fasi del progetto, dalla scelta del nome alla definizione del packaging, proponendo idee per la vendita e la comunicazione: «Se non li gusti, non li puoi giudicare». Il forno è stato donato dall’Anm. Quella del biscottificio è la naturale conseguenza di un percorso intrapreso già da tempo all’interno dell’Ipm. «Siamo certi – sostiene Michelangelo Capitano, direttore del Malaspina – che, se una persona prende coscienza delle responsabilità verso se stesso, gli altri e il mondo, acquisisce la consapevolezza di essere l’artefice della storia».
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