domenica 10 maggio 2020
In attesa del pagamento della Cig 3 milioni di lavoratori. Santoro (Cei): garantirla è un dovere sociale Bonus autonomi e contributo di emergenza, senza il nuovo decreto arrancano 7 milioni di persone
Un italiano su sei aspetta aiuto
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Roma una semplice operazione aritmetica, ma fa tremare i polsi. Perché il risultato restituisce il volto sofferente del Paese: sommando tutte le persone che attendono la prima erogazione della cassa integrazione, sussidi e aiuti per la sussistenza, si sfiorano i 10 milioni. Un italiano su sei, in sostanza, aspetta aiuto, cioè contanti.

Perché non ha ancora ricevuto la cig ordinaria o in deroga, perché avrebbe bisogno di rinnovare il bonus autonomi, perché è in condizioni di difficoltà tali da aggrapparsi a quel contributo di emergenza che stenta a vedere la luce nel pluririnviato decreto–rilancio. I dati diffusi ieri dall’Inps sulla Cig – anche per effetto degli attacchi politici e mediatici – da un lato provano a rassicurare sul fatto che il meccanismo si sta sbloccando, dall’altro disvelano nuovamente le difficoltà della procedura. Al 7 maggio, spiega l’Inps, sono quasi 8,5 milioni i lavoratori messi in cassa integrazione ordinaria o in regime di assegno ordinario tramite i Fondi. Per oltre 5,5 milioni le aziende hanno provveduto all’anticipo con conguaglio Inps, e quindi i primi soldi sono già arrivati.

Ma per gli altri 3 milioni, a “pagamento diretto Inps”, la pratica è “in corso di pagamento”. Per 600mila di questi, il conguaglio è arrivato. A rigore, vuol dire che per gli altri 2,4 milioni il mandato è stato emesso e che il bonifico dovrebbe giungere a stretto giro, in massimo 10 giorni. Dentro questi 2,4 milioni di lavoratori ci sono le più svariate tipologie: coloro per i quali la pratica è stata conclusa di recente, e che dunque possono sostenere un’attesa. Ma ci sta anche chi soldi non ne vede da diverse settimane, con ricadute serie. Nonostante l’accordo con Abi che prevedeva un anticipo da parte delle banche, accordo però ad oggi inefficace.

Per quanto riguarda la cassa in deroga, l’Inps comunica di aver pagato circa 58mila domande per un totale di 121mila beneficiari. Oltre 148mila domande risultano autorizzate ma non ancora pagate, per un totale stimabile in circa 310mila persone. Altre 100mila domande aspettano autorizzazione: se confermate tutte, restituirebbero un’ulteriore platea di almeno 200mila persone in attesa di Cig in deroga, per un totale di 500mila lavoratori.

Già solo il versante ammortizzatori, quindi, indica la presenza di 2,9–3 milioni di cittadini in attesa di vedersi erogato un reddito. D’altra parte, Cisl Bergamo ieri informava che quasi 90mila lavoratori – su 160mila aventi diritto tra marzo e aprile – attendono la prima erogazione di cassa ordinaria o in deroga. Ai fini pratici, poco interessa, a chi aspetta il bonifico, il ping pong di responsabilità tra Inps, Regioni e governo.

«Conte intervenga per superare i ritardi, sugli anticipi da parte del sistema bancario e sull’azione delle Regioni per la cassa in deroga », hanno scritto ieri in una lettera al premier – chiedendo un incontro urgente – i segretari confederali Landini, Furlan e Barbagallo. Il premier, da parte sua, ha promesso «meccanismi semplificati» nel prossimo decreto. Anche l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, presidente della commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, ricorda che «garantire tutte le forme di sostegno è un dovere sociale», e che «la ripresa economica deve essere graduale e sostenuta il più possibile dall’intervento del governo».

La somma aritmetica, però, può continuare. Ad aprile hanno avuto accesso al bonus autonomi (di marzo) da 600 euro circa 3,7 milioni di partite Iva, co.co.co., commercianti, artigiani, stagionali di turismo e agricoltura, addetti dello spettacolo. E oltre 200mila professionisti hanno ottenuto i 600 euro tramite le rispettive Casse. Il rinnovo delle misure è legato al varo del dl-rilancio. Senza il nuovo provvedimento, questi oltre 3,9 milioni di lavoratori – senza contare gli esclusi – non hanno possibilità di chiedere una nuova “una tantum”.

E sebbene non nella situazione di garantirsi la sussistenza, sono in attesa del nuovo decreto anche le 242mila famiglie che hanno fatto richiesta dei congedi straordinari e gli oltre 60mila nuclei cui è spettato il primo voucher baby sitter da 600 euro. Si arriva così oltre i 7 milioni di cittadini in attesa di aiuto. Senza che la conta sia finita. Perché a tema ormai da settimane c’è la situazione di bisogno assoluto di famiglie in cui c’erano situazioni irregolari di lavoro e che non sono tutelate né dagli ammortizzatori né dal Reddito di cittadinanza.

Tra l’altro, l’operazione “buoni pasto” gestita dai Comuni con 400 milioni trasferiti dal governo è finita. Si parla, per un contributo di emergenza, di una platea di un milione di famiglie, per 2,5–3 milioni di cittadini compresi i minori, per una parte sovrapponibile con la platea del Reddito di cittadinanza. Il meccanismo prevederebbe un contributo di emergenza per due mesi, integrabile con il Rdc, ottimisticamente da 400 a 800 euro in base ai carichi familiari. La misura è ostaggio della battaglia politica. Ma l’aritmetica dice che aggiungendo i “nuovi poveri”, in Italia si va verso i 10 milioni di persone che hanno bisogno di avere soldi in tasca quanto prima.

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