giovedì 13 febbraio 2020
Cambiamenti climatici e inquinamento stanno decimando le colonie in tutto il mondo. Il dispositivo creato da Istituto italiano di tecnologia e Università di Milano-Bicocca potrebbe invertire la rotta
La grande barriera corallina australiana

La grande barriera corallina australiana - Ansa

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Cerotti “smart”, capaci di rilasciare gradualmente medicinali, basati sulle stesse tecnologie utilizzate per curare le ferite nell'uomo. E applicati, però, ai coralli. Tra i patrimoni più a rischio d'estinzione a causa dei cambiamenti climatici, dell'inquinamento e dell'impronta sempre più invasiva dell'uomo sul Pianeta. A inventarseli, e descriverli sulla prestigiosa rivista online Scientific Reports sono stati l'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) in collaborazione con il MaRHE Center (Marine Research and High Education Center alle Maldive) dell'Università di Milano-Bicocca. Che li hanno anche sperimentati con successo: tutti positivi i test sull'efficacia, condotti per dieci giorni in un acquario e poi per quattro mesi alle Maldive, nei coralli della specie Acropora muricata, tra le specie a rischio indicate dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn).

La rappresentazione schematica allegata alla pubblicazione dello studio italiano in cui viene mostrato il meccanismo di applicazione e di cura del “cerotto” per i coralli

La rappresentazione schematica allegata alla pubblicazione dello studio italiano in cui viene mostrato il meccanismo di applicazione e di cura del “cerotto” per i coralli - Scientific Reports

Sono oltre 40 le malattie e le infezioni che minacciano i coralli e ad oggi non esistono metodi efficaci per prevenirle o curarle. I cerotti, biocompatibili e biodegradabili, rilasciano in modo controllato farmaci come antibiotici o antiossidanti da applicare sulle parti malate. «Il trattamento consentirà di poter caricare nel primo cerotto farmaci specifici a seconda del tipo di infezione, da anti-batterici ad anti-protozoi e anti-fungini, così da creare un trattamento ad hoc per le specifiche infezioni dei coralli» osserva Marco Contardi, del gruppo Smart Materials dell'Iit e primo autore dello studio. Un secondo cerotto sigilla poi la parte danneggiata per impedire ulteriori infezioni.

È «una novità assoluta nello studio e nel trattamento delle malattie dei coralli», rileva Simone Montano, del dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra (Disat) e del MaRHE center dell'Università di Milano-Bicocca. «Ad oggi, per limitare l'impatto di queste patologie, la tecnica che viene più comunemente utilizzata è la totale o parziale rimozione della colonia, con conseguente ulteriore danno alle comunità coralline. Grazie a questo studio - aggiunge - si potrebbe curare direttamente in loco i coralli malati permettendo una conservazione più efficace di uno degli ecosistemi naturali più meravigliosi del nostro Pianeta».

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