sabato 2 aprile 2016
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Un dossier «completo» sulle circostanze dell’omicidio di Giulio Regeni, preparato dal ministero dell’Interno del Cairo. Che arriverà sul tavolo del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, martedì prossimo. E che dovrebbe includere, almeno stando a quanto ricostruito dalla stampa del Cairo ieri, «numerosi documenti e importanti informazioni documentate da fotografie ottenute dagli apparati di sicurezza egiziani ». Per ora nulla di ufficiale, ma sarebbe la prima ammissione di «fonti della sicurezza» citate da un quotidiano vicino al governo, Al Akhbar, che Regeni era sorvegliato. L’articolo esce in vista del cruciale incontro fra investigatori italiani ed egiziani di martedì prossimo a Roma che dovrebbe dare una svolta a un caso che sta mettendo a repentaglio i rapporti tra Italia ed Egitto. Nel dossier che verrà consegnato nella sede della Criminalpol il 5 aprile ci sono «molti documenti e informazioni importanti» tra cui «foto » e «tutte le indagini su Regeni dal suo arrivo al Cairo fino alla scomparsa », scrive il giornale. I faldoni conterrebbero le deposizioni degli amici di Giulio, che avrebbero confermato come il 25 gennaio il ragazzo fosse uscito per incontrare un conoscente in centro senza fare mai ritorno. Tra loro anche Gennaro Gervasio, il docente universitario e l’ultima persona con cui Giulio sarebbe entrato in contatto, l’insegnante di tedesco che condivideva l’appartamento con il ricercatore, l’attivista del Centro egiziano per i diritti sociali ed economici che lo aveva incontrato durante le indagini sui lavoratori. Nel rapporto egiziano destinato alla procura di Roma ci sarebbero «informazioni importanti » sulla banda dei 5 criminali uccisi al Cairo: una ricostruzione del loro tentativo di cattura finito nel sangue, i colloqui con ben 9 vittime dei loro presunti rapimenti e la conferma arrivata da queste ultime che i malviventi operavano «indossando la divisa di ufficiali della sicurezza nelle zone Nuova Cairo e Città di Nasr». Ultimo, ma non meno importante, verrebbe precisato che la banda avrebbe rapito un altro italiano di nome Davide «qualche mese fa». La delegazione egiziana, annuncia sempre il quotidiano, consegnerà poi «gli effetti personali di Regeni trovati a casa della sorella del principale imputato della banda a Qalyubiya», ovvero «una borsa 24ore di colore rosso con sopra la bandiera italiana contenente un portafogli di pelle color marrone, dentro la quale un passaporto intestato a Giulio Regeni di 28 anni, un tesserino dell’Università americana e uno di Cambridge, un Visa Card e due cellulari portatili». Ci sarebbe anche «un portafogli di cuoio da donna con la scritta in inglese 'Love' e una somma di 5.000 ghinee, 15 grammi di hashish, un orologio da polso femminile di colore nero e tre occhiali da sole». In attesa dei faldoni ieri pm e investigatori italiani hanno avuto l’ennesimo vertice: si è convenuto sulla necessità, tra i tanti atti più volte richiesti all’Egitto, i tabulati telefonici riconducibili al cellulare di Giulio (mai ritrovato) e a una decina di persone che possono aver avuto contatti o frequentazioni con il ricercatore nei giorni che ne hanno preceduto la scomparsa. Martedì avrà luogo alla Camera un’informativa urgente del ministro degli Esteri Gentiloni. Nel pomeriggio si riunirà il Copasir: «Se verranno confermate le ultime indiscrezioni sul fatto che Giulio fosse pedinato dai servizi segreti significa che l’Egitto ci ha raccontato solo frottole». © RIPRODUZIONE RISERVATA Giulio Regeni
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