mercoledì 23 ottobre 2019
Da Salvini a Conte, tutti i leader in campo. Il vescovo Boccardo: risposte urgenti contro la rassegnazione. Effetto-Lega per Tesei, incognita-M5s per Bianconi. Le richieste degli imprenditori
I candidati alla presidenza della Regione Umbria Donatella Tesei (centro-destra) e Vincenzo Bianconi (M5s e Pd)

I candidati alla presidenza della Regione Umbria Donatella Tesei (centro-destra) e Vincenzo Bianconi (M5s e Pd)

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Il nemico è la disillusione, l’indifferenza. Lo spettro del «declino». Che vedi ergersi nella siderurgica Terni come nelle bellissime aree interne che portano a Spoleto, Foligno, Assisi, sino a scuotere l’inquieto capoluogo Perugia. È lo spettro contro cui corrono i due principali candidati alla presidenza umbra, Donatella Tesei e Vincenzo Bianconi (si vota domenica 27, dalle 7 alle 23). È lo spettro che la Chiesa regionale vuole esorcizzare con parole di speranza e ripartenza, come quelle emerse nel Convegno ecclesiale dello scorso fine settimana. È un timore e un umore, però, che incide profondamente su una campagna elettorale nata in fretta e sotto lo choc dell’inchiesta-sanità, cresciuta lungo sentieri tortuosi e totalmente deviata dalla valenza nazionale della competizione: l’onnipresenza di Matteo Salvini, l’impegno diretto di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, il silenzio - di per sé molto eloquente - dei vertici politici locali. Circostanze a fronte delle quali, dice il vescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, occorre un «colpo d’ala». «I nuovi governanti – incita Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra – rompano questo isolamento geografico e istituzionale della Regione, abbiano un’attenzione concreta al tessuto sociale da concretizzare in gesti per la famiglia, la natalità, il lavoro, i giovani tentati dalla fuga, le ferite feroci del terremoto. Ma soprattutto ci aiutino a uscire da questo clima di rassegnazione».

I significati nazionali sono stati sviscerati in lungo e in largo: per la destra-centro salviniana, un "verde scuro" si potrebbe dire, vincere significa iniziare la lunga rivincita dopo la tragicomica crisi politica di agosto con gli ex alleati M5s. Per i pentastellati e il Pd significa testare un’alleanza che si immagina come organica da Roma alle Regioni sino ai comuni, un’alleanza sulla carta già scritta ma che ha bisogno della benzina decisiva: i voti. Le due punte scelte per la sfida corrispondono al disegno dei leader. Donatella Tesei, senatrice leghista ed ex sindaco di Montefalco, è la candidata ideale per lasciare la scena pubblica a Salvini. Vincenzo Bianconi, imprenditore alberghiero che non ha mai negato una certa "trasversalità" politica e il cui nome è intrinsecamente legato alla Norcia della ricostruzione, è invece il profilo per provare a far dimenticare la coalizione che lo sostiene, formata da due forze che si sono detestate sino all’altro ieri: quel Movimento che di fatto ha politicamente innescato la "sanitopoli" che ha travolto la Giunta di Catiuscia Marini, quel Pd che ne è stato la vittima principale.

Non è un lavoro semplice, quello di Bianconi. D’altra parte, già 4 anni fa, il candidato di centrodestra Claudio Ricci (che si presenta anche domenica con una coalizione civica moderata in grado di dare fastidio ai due "big") sfiorò la clamorosa e storica vittoria contro la sinistra che governa da decenni. Segno che ben prima della sanitopoli una spinta a ribaltare lo schema sociale e politico umbro già c’era. Ma non è semplice, il lavoro di Bianconi, soprattutto per il clima intorno ai due partiti-asse della sua coalizione. In particolare intorno a M5s. Nei bar, nei negozi, l’unico commento politico che rompe una certa indifferenza è lo stesso: «Ma come - riferito ai pentastellati - stanno con quelli che hanno fatto cadere?». La sensazione è che il Movimento stia perdendo la propria funzione di veicolo del voto di protesta, protesta che invece Salvini continua ad accogliere a braccia aperta. A tutto ciò, l’imprenditore Bianconi deve mettere toppe in uno sforzo quasi solitario h24, provando a sfondare - soprattutto sui social - in un mondo giovanile che sembra quasi trasparente nel dibattito pubblico.

I due, Tesei e Bianconi, a dire il vero sono lontani anni luce dalla questione nazionale. Molte tappe della campagna elettorale le vivono insieme. «Donatella», «Vincenzo», dialogano con cortesia e con contenuti che non poche volte quasi si possono leggere l’uno sopra l’altro per quanto si somigliano. Da un cambio di passo sul post-sisma alla gestione dei fondi e delle garanzie per le imprese, dalla ricerca di un’idea innovativa sull’enigmatico aeroporto di Perugia all’interconnessione con le grandi reti nazionali, a partire dall’Alta velocità. Sulla centralità culturale, sociale ed economica del turismo religioso. Più differenze sulla sanità pubblica e convenzionata, ma l’idea di fondo è quella di iniziare da una poderosa "due diligence" dei conti pubblici.

Ma a prescindere dalle idee, gli imprenditori, i corpi intermedi, i cittadini li ascoltano con una certa diffidenza, senza particolari slanci di fiducia. È il «disorientamento» di cui parla Maria Rita Valli, direttrice de La Voce, il settimanale delle Chiese umbre. È ancora una volta quello spettro del «declino» che i report articolano impietosamente: l’invecchiamento della popolazione, la denatalità acutissima, il sommerso e la disoccupazione che avvicinano l’Umbria più alle Regioni del Sud che a quelle del Centro-Nord. Consola l’export, che ha fatto un più 46% negli ultimi anni, come informa Confartigianato. Ma il dato è al netto della siderurgia ternana: basta un battito di ciglia dell’acciaio del sud dell’Umbria e cambia la faccia dell’economia regionale. Però quel numerino dà una traccia: le imprese familiari e il made in Umbria hanno idee, ma avrebbero bisogno di treni, strade, digitale, tecnologia.

Ma c’è anche un problema d’impostazione. In un territorio così piccolo, la Regione diventa il "dominus" assoluto, un luogo di inarrestabile accentramento di poteri. Nel mondo cattolico si prova a sollevare il problema. L’urbanista Giorgio Armillei e il sociologo Luca Diotallevi, che animano un gruppo di discernimento a Terni, parlano da anni di «poliarchia», di uno spazio di libertà lasciato alle città e ai centri per uscire dall’assistenzialismo e dalla logica dei "soldi a pioggia" che la Regione elargisce. Di fiducia ha bisogno l’Umbria, ma anche di libertà da una politica pervasiva.

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