domenica 19 novembre 2017
È testa a testa con Bratislava e Amsterdam. Gara tra 19 città, possibili sorprese nel voto di lunedì. Un indotto di 2 miliardi di euro
Ultime trattative per l'Ema, rischio-beffa per Milano
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La loro piccola vendetta, gli inglesi, la stanno consumando attraverso i bookmakers. Costretta a perdere l’Ema - l’Agenzia europea per il farmaco - per colpa della Brexit, Londra contribuisce al caos sulla nuova sede con l’altalena delle quote scommesse: per settimane è stata in vantaggio Milano, venerdì il sorpasso di Bratislava, sabato il controsorpasso della candidatura italiana. È la fotografia di una situazione di incertezza reale.

Il giorno della verità è lunedì, quando a Bruxelles si riunirà il Consiglio Affari generali dell’Ue, cui partecipano i ministri o i sottosegretari alle Politiche comunitarie dei 27 Stati membri. In campo, per ospitare l’Agenzia cardine del sistema farmaceutico continentale, 19 città.

Appena 8 Paesi, quindi, hanno rinunciato a provarci. Segno che l’Europa 'tira' quando c’è da importare fette di interessi rilevanti. A dir poco bizantino il sistema di voto, con un primo giro che è una specie di gara a punti per selezionare i tre da portare alla fase successiva. Ma il succo è che alla fine vincerà chi riuscirà a portare dalla propria parte 14 Stati.

Nella prima fila dei favoriti ci sono Milano e Bratislava (Milano per le garanzie di efficienza offerte, Bratislava per ragioni geopolitiche), ma anche Amsterdam, Copenaghen e Barcellona.

Anche la Germania ha la sua candidatura, Bonn, ma i tedeschi puntano molto di più sull’altra grande partita che si giocherà domani, ovvero il trasferimento da Londra dell’Eba, l’Autorità bancaria europea. La cancelliera Angela Merkel sogna di avere a Francoforte, dove già regna la Bce, i due pilastri del sistema finanziario continentale. Perciò il voto tedesco è 'sul mercato'. O meglio: Berlino giocherà la propria influenza a favore di chi garantirà meglio una buona soluzione del dossier- Eba. La scena che occorre immaginare in queste ore è quella di una tela fitta e inestricabile di incontri e telefonate a ogni livello. Primi ministri, ambasciatori, diplomatici.

Per l’Italia l’uomo di prima linea, quello che vota, è il sottosegretario agli Affari Ue Sandro Gozi, ma in campo ci sono ovviamente anche il premier Gentiloni e il ministro degli Esteri Alfano. A Bruxelles, gli incroci sono infiniti. C’è in palio in queste settimane anche la poltrona da presidente dell’Eurogruppo, cui la stessa Slovacchia ambisce (e per la quale potrebbe lasciar perdere l’Ema).

Nelle decine di bilaterali però si parla anche di altro, di patti e opportunità commerciali tra Stati e Stati. Nei giorni scorsi è circolata una voce relativa a presunte offerte dell’Italia agli Stati baltici, riassumibili nella formula 'voi votate per Milano e noi mettiamo più militari per la Nato'. «Sono offesa, i nostri soldati non sono merce di scambio », ha commentato la ministra della Difesa Roberta Pinotti lasciando trasparire una certa tensione interna al governo.

Che cos'è l'Ema?

L’Agenzia Europea del Farmaco è nata negli anni ’90 per uniformare i criteri con cui approvare i nuovi farmaci. Prima della sua costituzione, ogni singolo Paese membro dell’Europa obbligava le proprie industrie farmaceutiche a produrre la documentazione per un nuovo farmaco singolarmente per ogni Paese.

L’avvento dell’Ema ha permesso di unificare l’approvazione per commercializzare i farmaci in tutti e 28 i Paesi europei. Da qui passano tutti i medicinali per uso umano e veterinario che vengono utilizzati in Europa.

Quante persone lavorano per l'Ema?

Non di secondo piano l'impatto economico, stimato in circa 2 miliardi di euro per effetto del trasferimento dei mille dipendenti e delle rispettive famiglie. L'Italia è uno dei maggiori produttori farmaceutici europei, con una produzione stimata sui 30 miliardi e 130mila addetti, 28mila dei quali in Lombardia (più altri 18 mila nell'indotto).


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