martedì 13 settembre 2022
La proposta: finestra oraria 'obbligatoria' nei giorni feriali e tassazione degli extraprofitti Ma sul tetto al prezzo non ci sono indicazioni dall’esecutivo Ue
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani - Ansa

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La Commissione Europea mette a punto gli ultimi dettagli del pacchetto di misure per affrontare la crisi energetica. Appuntamento oggi a Strasburgo dove il collegio dei commissari limerà il provvedimento che mercoledì sarà illustrato al Parlamento in seduta plenaria dalla presidente Ursula von der Leyen. Tre i pilastri del provvedimento: taglio ai consumi del-l’elettricità, tassazione agli extraprofitti e contributo di solidarietà. A quanto sembra il documento non conterrà alcun riferimento diretto al price cap, il tetto al prezzo del gas importato in Europa, e all’iniezione di liquidità per le imprese che operano sul mercato energetico. Il primo obiettivo è un taglio dei consumi dell’energia elettrica (si ipotizza un 10% rispetto ai consumi degli ultimi 5 anni di cui almeno il 5% nelle ore di punta).

Per centrare il traguardo sarà introdotta una finestra di tre o quattro ore nei giorni feriali in cui ridurre i consumi, con un 'margine di discrezionalità' sugli orari per i singoli Stati. Confermato anche il prelievo 'eccezionale e temporaneo' sulle società dei settori petrolifero, del gas, del carbone e delle raffinerie in base ai loro extraprofitti. Verranno limitati anche i ricavi eccessivi delle società che producono energia da fonti rinnovabili. Infine ci sarà l’obbligo di introdurre un contributo di solidarietà eccezionale e temporaneo per l’industria fossile, sulla base dell’utile realizzato nel 2022.

Le proposte passeranno via articolo 122, cioè direttamente dagli Stati, che potranno emendarle e approvarle a maggioranza qualificata. Nessuna indicazione diretta al tetto al prezzo del gas, sia pure nella versione più edulcorata, vale a dire solo a quello russo che ormai rappresenta il 9% delle importazioni. Venerdì scorso nel corso della riunione dei ministri dell’Energia l’accordo non era stato raggiunto per la contrarietà degli stati frontalieri (Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) e le perplessità di altri Paesi. Ieri anche la Norvegia ha preso posizione. Il premier Jonas Gahr Store si è detto 'scettico' sulla possibilità di introdurre una «misura che non risolverebbe i problemi di approvvigionamento dell’Europa ». Entro la fine di settembre ci sarà un altro vertice dei ministri competenti. La sensazione è che una decisione verrà presa non prima dell’inizio di ottobre quando i capi di Stato e di governo si ritroveranno a Praga per un vertice informale.

È ottimista il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che vede il bicchiere mezzo pieno. «I 27 hanno dato mandato di far una proposta sul price cap entro settembre. Se questo è un insuccesso qualcuno mi spieghi cosa sia il successo» ha detto sottolineando che i tecnici sono già al lavoro – «già ieri c’è stata la chiamata per un primo gruppo di esperti, tra cui un italiano» – e che nell’arco di due settimane ci saranno le prime indicazioni. Per la decisione, ha spiegato ancora Cingolani, «non serve l’unanimità, si va a maggioranza qualificata». Del resto solo 'nominare' il price cap ha prodotto un’inversione di tendenza con il prezzo in flessione alla borsa di Amsterdam. Ieri in chiusura di seduta il Ttf, che è il riferimento per il metano europeo, ha perso 7,97% arrivando sulla soglia dei 190 euro al megawattora. Parlando delle questioni interne Cingolani ha assicurato che il governo lavora a «un provvedimento per dare una certa quantità di gas a prezzo controllato alle aziende che stanno soffrendo».

Per consentire agli operatori di mettere a disposizione questo gas a prezzi scontati si sta contestualmente «pensando di consentire l’estrazione di una quantità piccola ma significativa di gas, quattro o cinque miliardi di metri cubi sui giacimenti esistenti senza contare l’alto Adriatico». Decisione che dovrà passare al vaglio del Parlamento. Il ministro ha ribadito la necessità di fare una riflessione sulle fonti energetiche che non esorcizzi il nucleare di nuova generazione e assicurato che gli stoccaggi stanno aumentando: sono all’85% in 'leggero anticipo' sulla tabella di marcia.

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