venerdì 26 marzo 2021
Il presidente Michel al vertice: siamo mobilitati per aumentare la distribuzione e la produzione dei vaccini Stretta con AstraZeneca: promesse 120 milioni di dosi, fermi a 18
il presidente americano Joe Biden

il presidente americano Joe Biden - Ansa

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Ancora una volta i 27 leader si ritrovano a parlare di vaccini, mentre aumentano le preoccupazioni. «La situazione epidemiologica – si legge nella dichiarazione finale – resta grave» e «restrizioni, inclusi ai viaggi non essenziali, devono essere mantenute». Il nervosismo cresce, con lite su presunte «sperequazioni» nell’assegnazione delle dosi.

«Accelerare la produzione, le consegne e la distribuzione dei vaccini – si legge nella dichiarazione finale dei 27 leader – rimane essenziale per superare la crisi. Bisogna intensificare gli sforzi». «Siamo mobilitati per aumentare produzione e distribuzio- ne dei vaccini» dirà in serata il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Quanto all’intervento del presidente Usa, Joe Biden, per Michel «abbiamo identificato i temi su cui ci impegneremo insieme. In particolare sulla necessità di garantire accesso ai vaccini e alle catene di approvvigionamento».

«Non abbiamo puntato alle stelle – ha detto il presidente Emmanuel Macron all’emittente greca Ert – dovrebbe essere una lezione per tutti». «Dobbiamo analizzare in modo spietato dove sono le nostre debolezze» ha detto la cancelliera Angela Merkel, «possiamo vedere che gli impianti britannici producono per la Gran Bretagna, gli Usa non esportano e dunque noi siamo dipendenti da quello che viene prodotto in Europa». Il vertice è stato a lungo tenuto in ostaggio da una polemica scatenata dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz, sostenuto da Repubblica Ceca, Slovenia, Bulgaria, Croazia e Lettonia. Kurz ha denunciato un « bazar » che avrebbe portato a «sperequazioni» nella ripartizione delle dosi rispetto alla quota di popolazione (Malta ha potuto vaccinare il 21,5% dei cittadini, la Bulgaria appena il 5,2%).

I sei Stati chiedono compensazioni nel quadro della distribuzione dei 10 milioni di dosi aggiuntive da Pfizer-BioNTech. In realtà è colpa di questi stessi Stati, che, all’interno delle proprie quote complessive, hanno scelto male il mix di vaccini, rinunciando a parte dei sieri previsti, a quel punto opzionati da altri Stati. La Germania si è opposta soprattutto a compensare l’Austria, che è invece nella media Ue, in serata però si profilava una soluzione. Per l’Europa il quadro è impietoso, come hanno dimostrato le slide presentate dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen ai leader: Astra-Zeneca nel primo trimestre 2021 non ha raggiunto neppure quei magri 30 milioni di dosi indicati al posto dei 120 milioni promessi, fermandosi a 18 milioni. In tutto, dalle tre società sono state consegnate all’Europa 88 milioni di dosi, di cui 62 milioni somministrate.

Del tutto vaccinati sono 18,2 milioni di cittadini Ue, il 4,1% della popolazione. Viceversa, tra dicembre e ieri dall’Ue sono stati esportati 77 milioni di dosi. Di queste, 21 milioni nel Regno Unito, quasi tutte di Pfizer-BionTech, ma anche un milione di AstraZeneca, inviato prima dell’entrata in vigore, a fine gennaio, del meccanismo di controllo Ue dell’export. E non aiutavano le dichiarazioni del ministro della Sanità britannico Matt Hancock su AstraZeneca: «Bruxelles – ha detto – ha un contratto fondato sulla clausola del massimo sforzo, noi un accordo in esclusiva. E il nostro contratto prevale sul loro».

I 27 hanno accolto positivamente l’inasprimento dei controlli all’export presentato dalla Commissione: «sottolineiamo – recita la dichiarazione – l’importanza della trasparenza nonché dell’estensione dello schema di autorizzazione dell’export». Belgio, Olanda, Irlanda, Danimarca e Svezia hanno chiesto prudenza, mettendo in guardia da decisioni che possano compromettere la catena globale di approvvigionamento dei vaccini.

Nel secondo trimestre le cose dovrebbero migliorare, Von der Leyen ha parlato di 360 milioni di dosi invece delle 300 finora comunicate. E ha aggiunto che le case farmaceutiche «devono onorare il contratto con l’Ue prima di esportare altrove ed è chiaro che AstraZeneca deve recuperare il ritardo e onorare il suo contratto con gli Stati membri prima di potersi impegnare di nuovo nell’esportazione di vaccini».

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