mercoledì 18 settembre 2019
Partite di calcio e film trasmessi da paytv acquistati illegalmente a pochi euro. Un giro d'affari da oltre 2 milioni al mese, che le polizie europee hanno portato alla luce per la prima volta
Fermoimmagine da un video mostrato dagli inquirenti durante la presentazione alla stampa del blitz contro le tv pirata (Ansa)

Fermoimmagine da un video mostrato dagli inquirenti durante la presentazione alla stampa del blitz contro le tv pirata (Ansa)

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Cinque milioni di italiani guardano la televisione a pagamento "a sbafo". Ovvero in maniera illecita, illegale. Alimentando un giro di affari illeciti stimato in oltre 2 milioni di euro al mese. Questo sistema è stato portato alla luce per la prima volta da una maxi operazione della Polizia di Stato, con il coordinamento della procura di Roma, e delle Agenzie europee Eurojust ed Europol. L'attività ha visto la cooperazione di polizie e autorità giudiziarie di Francia, Paesi Bassi, Germania, Bulgaria e Grecia.

Almeno 30 le IPtv (web tv) bloccate e circa 200 i conti oggetto di accertamento, tra conti PayPal, postepay, conti correnti bancari e wallet bit coin. Sequestrati oltre 200 server e 80 domini ed effettuate 20 perquisizioni in tutta Europa presso sedi di società e provider.

In un comunicato separato, la Guardia di Finanza informa di aver sequestrato e oscurato la piattaforma informatica Xtream Codes Ltd. con oltre 700.000 utenti online inibiti all'atto del sequestro.

Che cosa sono le IPtv o tv pirata

Si tratta di un sistema che, convertendo il segnale analogico della pay tv (acquistato legalmente), lo trasforma illegalmente in segnale web-digital che poi, illegalmente, rivende.

In pratica funziona così: un soggetto stipula un abbonamento regolare per l'acquisizione di contenuti protetti da copyright (partite di calcio, film, fiction...) e si dota delle infrastrutture tecniche per ricevere i segnali video legittimi e trasformarli in segnale-dati. Vengono poi acquistati spazi informatici presso provider situati in Paesi stranieri per ritrasmettere e diffondere quei segnali-dati su larga scala. C'è poi una società (una piattaforma informatica) che mette a disposizione il software di amministrazione, facendo da interfaccia tra "clienti" e "fornitori" del servizio illecito. In ultimo vengono gli acquirenti (molti dei quali in corso di identificazione), che comprano online pacchetti di contenuti (e relativo "decoder illecito" o "pezzotto") per pochi euro e spesso diventano a loro volta "rivenditori" del segnale abusivo, incassando una percentuale dei ricavi.

I rischi di avere in casa un decoder abusivo

Guardare le pay tv "a sbafo" non solo è illegale (sono contenuti rubati) ma mette anche a rischio la privacy e la sicurezza dell'abitazione. Il cosiddetto "pezzotto", ovvero l'apparecchio necessario alla ricezione delle tv online pirata, «posizionato all'interno delle nostre abitazioni, nella Wi-fi domestica, rappresenta l'introduzione di un potenziale "cavallo di troia" all'interno di un sistema informatico» mette in guardia la Polizia postale. «Amministrato da remoto dai malfattori - spiegano gli inquirenti - potrebbe consentire di operare sui vari sistemi domestici, di gestire il sistema di video sorveglianza, l'antifurto se non addirittura la complessa domotica di un'abitazione».

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