mercoledì 17 novembre 2010
Le associazioni alzano la voce contro la rappresentazione della realtà andata in onda lunedì sera . E anche dall’associazione internazionale dei biogiuristi arriva la bocciatura: si è parlato del verdetto della Cassazione del 2007, peccato che per Eluana quella sentenza non sia stata applicata.
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Stavollta pensano sia stato passato il segno: i familiari di chi è in stato vegetativo – e le loro associazioni – hanno preso malissimo la trasmissione di Fabio Fazio, le sue parole e quelle dei suoi ospiti. Prendiamo Massimo Pandolfi, presidente del club “L’inguaribile voglia di vivere”, che ha scritto una lettera aperta a Fazio e Saviano: «Magari non ve ne siete neppure accorti, o magari sì, ma parlando di Eluana Englaro e Pier Giorgio Welby avete offeso e umiliato centinaia di migliaia d’italiani».Spiega a Saviano perché: «Ripeta certe cose lunedì prossimo a tutti quegli italiani che resistono, e soprattutto esistono, ad esempio attaccati a un respiratore. Se vuole, gliene porterò una bella rappresentanza in studio. Dica loro: “La vostra non è vita”, ma guardando in faccia i malati o i disabili e le loro mogli, i mariti, i figli, gli amici. Vedrà che scoprirà un altro mondo». Post scriptum, infine, per il conduttore: «Caro Fazio – chiude Pandolfi – faccia pure l’ultrà radicale con la faccia del bravo ragazzo. Ma almeno racconti la verità. E su Eluana lei ha detto a milioni di italiani una grande bugia: era in coma da 17 anni. No, signor Fazio. Prenda un vocabolario e impari cosa vuol dire la parola coma. Non è un dettaglio, è una deriva».È stata «una trasmissione a senso unico che mina la libertà di espressione – secondo Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma “Gli amici di Luca” –. Ma è possibile definire il coma in maniera così distorta e dare della convivenza con la disabilità e la malattia un’immagine così fosca e deprimente?». Con quella trasmissione «sembrava essere tornati indietro nel tempo quando, attraverso le parole del padre di Eluana, si costruiva l’immaginario collettivo delle persone in stato vegetativo come attaccati a tubi e macchinari, in fine vita e senza prospettive di relazioni», mentre «sappiamo che non è così» e, soprattutto, lo sanno «i tanti familiari che vivono questa condizione e che anche oggi (ieri, ndr) ci hanno telefonato. Vorrebbero avere diritto di replica ma, a loro, sembra non sia dovuto».Il malumore è forte e diffuso. In quella trasmissione «sono state pronunciate frasi fortemente offensive verso chi segue valori diversi, e siamo il 99,9 per cento – dice Claudio Taliento, vicepresidente dell’"Associazione Risveglio" –. Non si possono definire "non vite" o "vite indegne" quelle di chi è in stato vegetativo: stessero dunque attenti a esprimere le loro opinioni», che «vanno rispettate per carità», però espresse «senza offendere chi opera scelte diverse». Ancora: «La cosa aberrante – sottolinea Taliento – è che si sta sviluppando intorno al signor Englaro un fenomeno mediatico» ed oltre tutto «senza mai invitare una persona che vive o ha vissuto una situazione come la sua».Margherita Coletta, presidente dell’associazione "Bussate e vi sarà aperto" – che andò più volte a trovare Eluana a Lecco – si dice «sdegnata» per una trasmissione, «dal titolo inappropriato, Vieni via con me, visto che Eluana è stata costretta "ad andar via" per decisioni di altri». Domanda, la Coletta, «in un Paese che si definisce democratico come si possa mandare in onda una trasmissione nella quale gli ascoltatori non possono ascoltare voci che dissentono da quanto viene detto». Sono arrabbiati anche diversi operatori della giustizia: «La lettura in trasmissione degli stralci della sentenza della Cassazione dell’ottobre 2007 era corretta – spiega Rosaria Elefante, presidente dell’Associazione nazionale biogiuristi – peccato che nessuno tuttavia fosse lì a raccontare come per Eluana non sia stato applicato nulla di quanto previsto in quella sentenza: un consenso attuale e informato lei non l’aveva mai dato, come neppure non aveva mai espresso il rifiuto delle cure e, soprattutto, lo stesso signor Englaro dichiara "noi siamo stati la voce di Eluana" e appunto andava indagata l’autentica volontà di Eluana prima di dare voce a dichiarazioni, presunte, della ragazza».Anche nel "Palazzo" l’umore non è dei migliori. Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, scrive una lettera aperta che oggi pubblica Libero: «Caro Saviano, in tanti abbiamo creduto che fossi un uomo di coraggio. Invece eccoti lì, davanti alle telecamere di Vieni via con me, a raccontare la storia di Welby senza mai avere il coraggio di pronunciare la parola fatidica: eutanasia», usando invece «sempre, accuratamente, solo il termine "accanimento terapeutico", come se intubare una persona costituisse di per sé una forma di accanimento». Pier Ferdinando Casini, leader Udc, trova «sbagliato che siano andati in onda solo Mina Welby e Beppino Englaro, che hanno parlato di eutanasia e che non si sia ascoltato chi vuole vivere». Perciò a Casini piacerebbe «che in una trasmissione di così grande audience del servizio pubblico non si ascoltasse una campana sola, ma ci fosse un confronto tra chi la pensa diversamente sul tema della vita».
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