mercoledì 28 settembre 2016
Ma aumentano le donne malate. Sud “virtuoso” in stili di vita. Nel gentil sesso pesa il fumo. Mille nuovi casi al giorno nel 2016. Colon-retto, seno e polmone le neoplasie più diffuse. In calo i casi fra gli uomini.
Tumori, 3 milioni sopravvivono
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La buona notizia c’è, e dice che al tumore nel nostro Paese sempre più spesso si sopravvive. La cattiva, invece, riguarda le donne: si ammalano più degli uomini. Anzi, se i nuovi casi di cancro nel gentil sesso aumentano, tra i maschi diminuiscono. Insomma, tendenze diametralmente opposte. C’è più di un elenco sterminato di dati scientifici nel rapporto annuale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dell’Associazione italiana registro tumori sui numeri del cancro. I numeri fanno il punto sulle abitudini degli italiani, sulla prevenzione, le terapie, la consapevolezza della malattia. Un quadro diviso tra luci e ombre. Mille casi al giorno. Mille nuovi casi e 485 decessi al giorno. Eccoli, i numeri impietosi del cancro. Con un dato allarmante: le italiane colpite dalla malattia sono 176.200 (erano 168.900 nel 2015, +4,3%). In particolare, quest’anno sono stimati 50.000 nuovi casi di tumore del seno (48.000 nel 2015), da ricondurre anche all’ampliamento della fascia di screening mammografico in alcune Regioni, che ha prodotto un aumento dell’incidenza tra i 45 e i 49 anni. Per gli uomini invece si assiste a un fenomeno opposto, con 189.600 nuove diagnosi e un calo del 2,5% ogni 12 mesi (erano 194.400 nel 2015). Le ragioni del fenomeno? Gli oncologi non hanno dubbi: in larga parte sono dovuti alla crescente abitudine al fumo nel gentil sesso. Tanto che l’Aiom proprio ieri è tornata alla carica con la proposta (bocciata da Renzi) dell tassa di un cent a sigaretta per creare un fondo dedicato ai costosi farmaci innovativi antitumorali. Al Sud ci si ammala di meno. Anche la geografia dei tumori varia dal Nord al Sud dell’Italia: nel Meridione si registrano infatti meno casi e questo è dovuto in larga parte anche ai benefici della dieta mediterranea e ai buoni stili di vita che ancora “tengono”. Meno casi al Sud, dunque, dove il tasso d’incidenza per tutti i tumori è infatti tra gli uomini più basso dell’8% al Centro e del 15% al Sud rispetto al Nord e per le donne del 5% e del 16%. E dove però la minore attivazione degli screening programmati porta con sé valori di sopravvivenza inferiori: insomma se al Nord ci si ammala di più, si sopravvive anche di più. Quanto alla classifica dei “big killer”, secondo le stime la neoplasia più frequente nel 2016 sarà sempre quella del colon- retto (52mila nuovi casi attesi), seguita da seno (50mila), polmone (41mila), prostata (35mila) e vescica (26.600). Le neoplasie, ricorda il rapporto, sono la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) dopo le malattie cardiocircolatorie (37%). Vivi in 3 milioni. Di cancro, però, si muore sempre meno: «Le due neoplasie più frequenti, quella della prostata negli uomini e del seno nelle donne – rileva il presidente Aiom, Carmine Pinto – presentano sopravvivenze a 5 anni che si avvicinano al 90%. La mortalità continua cioè a diminuire in maniera significativa in entrambi i sessi come risultato di più fattori, quali la prevenzione con la lotta al tabagismo, alla sedentarietà e a diete scorrette, la diffusione degli screening e il miglioramento delle terapie». Tanto che l’Italia è in testa nella classifica europea per sopravvivenza per quasi tutti i tumori (sono oltre 3 milioni i sopravvissuti, il 27% è completamente guarito) e questo nonostante la spesa per la Sanità rispetto al Pil sia tra le più basse. Così, rispetto al Nord Europa, la sopravvivenza nel nostro Paese è addirittura superiore per tumori come quello del pancreas, colon, polmone, prostata, mammella, rene e vescica. Una malattia curabile. Dati positivi che aprono ora ad una nuova prospettiva, con l’esigenza di garantire nuovi diritti e reinserimento sociale ai tantissimi malati che il tumore riescono a lasciarselo alle spalle. Ed a sottolinearlo è lo stesso ministro Lorenzin: «Quello che veniva un tempo considerato un “male incurabile” è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire, una malattia cronica». Le istituzioni e i clinici, le fa eco il rapporto, «devono allora rispondere alle esigenze di questi pazienti che rivendicano il diritto di tornare a un’esistenza normale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rapporto
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