giovedì 12 settembre 2019
Squadre multidisciplinari di specialisti accompagnano il paziente per tutto il percorso diagnostico e terapeutico. La presentazione dello "statement" con Favo. Il caso del tumore al seno
Il cancro si vince con il "tumor board"
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Il tumore si può battere, ma per farlo serve gioco di squadra. Parte da questa evidenza scientifica l'idea di rendere realtà squadre multidisciplinari di specialisti che accompagnino il paziente per tutto il percorso diagnostico terapeutico e massimizzino le chance di guarigione, ciascuno con la propria expertise. Già istituzionalizzate in alcuni Paesi e presente anche in Italia, sebbene a macchia di leopardo, la proposta ALTEMS (Scuole Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell'Università Cattolica del Sacro Cuore) è perciò di farle divenire una realtà diffusa in tutti i centri oncologici del Paese, con la speranza che in futuro entrino a far parte dei Lea e che ciascun paziente abbia accesso a cure eccellenti ovunque si trovi.

Diverse evidenze scientifiche hanno infatti provato l’efficacia di un ‘tumor board’, una squadra di specialisti, ‘al servizio’ dei pazienti con tumore, in grado di attuare un programma diagnostico/terapeutico specifico per ciascuno, massimizzando le chance di guarigione. In Italia il lavoro in “team”, soprattutto in oncologia, si sta diffondendo rapidamente anche se, purtroppo, a macchia di leopardo e con modalità diverse tra centro e centro.

È quanto spiegato dal professor Americo Cicchetti, direttore dell'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell'università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Roma, promotrice, in occasione del decennale della sua istituzione, dell’iniziativa di diffusione di uno “statement” sull’argomento, volto a portare all’attenzione delle istituzioni del Ssn e a quelle politiche, l’esigenza di diffondere a tutto il territorio italiano il team board, fino ad arrivare ad identificare un adeguato percorso normativo, istituzionale e scientifico per ‘istituzionalizzarlo’ a livello nazionale.

L’iniziativa, presentata a Roma oggi, giovedì 12 settembre, nasce in collaborazione con FAVO (Federazione associazione di volontariato in oncologia) - in rappresentanza di oltre 500 Associazioni di pazienti oncologici operanti in tutta Italia, Cittadinanzattiva, Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e ricercatori di Alleanza contro il cancro, Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione G. Pascale, Humanitas University, Asl di Reggio Emilia, Irccs Istituto in Tecnologie avanzate e modelli assistenziali in oncologia.

Sul tema del "tumor board" nello specifico caso del tumore al seno, è intervenuta Senonetwork Italia onlus, che raccoglie 122 Centri di Senologia che operano sul territorio nazionale, per precisare che questo approccio è già seguito "nella grande maggioranza dei casi". La onlus ricorda che il modello assistenziale dei Centri, che trattano l'84% dei nuovi casi di tumore al seno, è già entrato nel Livelli essenziali di assistenza (Lea); "la gestione del percorso della paziente è affidato a un gruppo multidisciplinare di professionisti dedicati". Inoltre "la discussione multidisciplinare dei casi (tumor board) è già un requisito obbligatorio per definire la diagnosi e cura della paziente nelle diverse fasi della malattia".

Nonostante questo, Senonetwork concorda sul fatto che "il lavoro di squadra non è ancora completamente diffuso" (meno del 20% delle donne italiane con tumore al seno sono trattate in ospedali con una soglia di attività inferiore a quella prevista), ma la questione del "tumor board" riguarda in particolar modo altre patologie di organo, per le quali si auspica che venga adottato lo stesso modello di cura usato ormai da decenni per il tumore al seno.


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