giovedì 1 gennaio 2015
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A dieci anni dalla tragedia, la Caritas Italiana ha offerto ad alcuni referenti regionali del settore Mondialità l’opportunità di partecipare alla commemorazione del decennale dello tsunami che ha duramente colpito soprattutto la Thailandia, l’Indonesia, l’India e lo Sri Lanka. Più che commemorazione, il termine corretto sembrerebbe l'inglese remembrance, il ricordo. I membri delle Caritas di tutto il mondo durante questi anni hanno lavorato costantemente per ricostruire il tessuto sociale, economico, emozionale che era stato lacerato in profondità dalla catastrofe. Il lavoro principalmente svolto da Caritas italiana è stato quello di porsi al fianco delle Chiese locali ma anche delle comunità per permettere alle vittime di ricominciare a vivere. Caritas italiana si è affiancata a Caritas internationalis attuando la strategia dello Special Operation Appel, un programma di intervento di medio e lungo termine, che è iniziato con aiuti di emergenza e di transizione (accoglienza per gli sfollati, fornitura di alimenti, vestiario, acqua utensili, etc.), con la costruzione di alloggi temporanei, di strutture igieniche e sanitarie, nel sostegno medico e psicologico alla popolazione colpita dal disastro. Si è passati poi alla fase di ricostruzione di abitazioni, infrastrutture comunitarie, fornitura di beni strumentali per ricostruire il tessuto economico e lavorativo (fornitura di barche ed attrezzature per la pesca, utensili per gli artigiani, etc.), aiuti finanziari volti alla formazione professionale e alla nascita di realtà di microimprenditoria.

Un'altra importantissima attività svolta da Caritas Italiana a favore delle comunità locali si è concretizzata in programmi volti a prevenire e gestire disastri naturali come lo tsunami. Molta attenzione è stata dedicata la capacity building, al rafforzamento cioè delle strutture locali, a partire dalla Caritas locali ma non solo, per permettere loro di intervenire autonomamente nel servizio ai poveri, negli stessi territori di appartenenza. Infine, le attività finalizzate alla tutela dei diritti dei più deboli, soprattutto donne, e alla costruzione della pace e del rispetto dei diritti umani.

Un grande lavoro, svolto professionalmente ma con lo stile Caritas, che ha visto migliaia di persone, per la maggior parte buddisti e induisti, coinvolti in questa enorme rete che ha saputo vincere le diversità e stringersi, uniti, efficaci ed efficienti, intorno a popolazioni che hanno vissuto una situazione di estrema emergenza.

La nostra esperienza è stata arricchita dall’incontro con la gente, con coloro che hanno vissuto la tragedia, che avevano ancora negli occhi ancora le immagini tremende del disastro. Nei piccoli villaggi siamo stati accolti con affetto e calore dalle comunità residenti. Una famiglia composta da papà, mamma e due bambini di sei e undici anni ha raccontato la sua storia, probabilmente simile a mille altre, rivelandoci che la moglie si trovava proprio a Colombo quando l’onda è arrivata, e che è riuscita a salvarsi e a portare al sicuro anche il loro figlio maggiore, che aveva solo pochi mesi, stringendolo al petto, correndo e raggiungendo un tempietto posto su una collina in alto, la signora, compostamente, singhiozzava. 

 

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