mercoledì 24 maggio 2017
Il presidente americano in visita di cortesia al Quirinale ignora il protocollo. La moglie irrompe a villa Taverna e saluta il premier italiano: «Ciao, come stai?». E Ivanka va a Sant'Egidio
Trump all'Italia: «Terrorismo e migranti, le sfide comuni»
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Alla vigilia del G7 di Taormina e all'indomani dell'attentato di Manchester, il presidente degli Stati Uniti a Roma condivide priorità e preoccupazioni fondamentalmente su un tema: il terrorismo internazionale. Approfitta degli incontri con Mattarella e Gentiloni per confermare l'impegno degli Stati Uniti, ma nel contempo rileva che i Paesi europei non agiscono tutti nella medesima direzione anteponendo interessi nazionali a strategie comuni.

«L'Italia ci piace tanto» dice Donald Trump dopo l’udienza in Vaticano e la visita di cortesia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’ultimo appuntamento romano è il bilaterale nella dining room di Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano a Roma. Qui il presidente degli Stati Uniti accoglie il premier Gentiloni stringendogli la mano e ricevendo in regalo una cravatta rossa made in Italy.

Anche la first lady, di ritorno dalla sua visita all'ospedale pediatrico Bambino Gesù, saluta il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Melania, che parla sei lingue, come tiene a sottolineare il marito, entra a sorpresa nella stanza del vertice e si rivolge al premier parlando in italiano: «Ciao come stai?», gli dice prima di darsi appuntamento con Emanuela, la signora Gentiloni, a Taormina.


E proprio il G7 di Taormina, «occasione per mostrare l'unità dei leader, dei Paesi protagonisti, l'impegno comune e la determinazione contro il terrorismo», è al centro del colloquio tra Paolo Gentiloni e Donald Trump durato circa un’ora. I due leader discutono di priorità per la collaborazione nella difesa e di come unire gli sforzi per impedire che i terroristi riescano a crearsi rifugi sicuri dal mali alla Libia, all'Iraq e all'Afghanistan. Affrontano anche la questione migratoria come sfida globale, parlano infine dell'importanza del tema climatico e della questione degli scambi commerciali, per conciliare libertà e reciprocità.

A proposito di clima il presidente Usa conferma quello che ha condiviso con il cardinale Pietro Parolin: «prenderà una decisione» sull'accordo di Parigi «una volta rientrato dal suo viaggio». Secondo il segretario di Stato Rex Tillerson, Trump «sta ancora valutando e non ha ancora preso una decisione finale» sul futuro degli Stati Uniti nell'accordo di Parigi. Esclusa quindi la possibilità di un annuncio durante il G7.

A Villa Taverna il presidente del Consiglio, avvia il suo discorso in italiano e prosegue inglese, guadagnandosi i complimenti di Trump.


Contemporaneamente la figlia del presidente Ivanka, 35 anni, entra a S. Egidio dove incontra i vertici della Comunità e parla per tre quarti d'ora con alcune donne (soprattutto nigeriane) vittime di tratta di esseri umani (Il Papa, ricorda loro, è il vostro miglior avvocato). Le volontarie riferiscono di momenti ad alta commozione e di lacrime che scorrono mentre la first daughter abbraccia una delle donne che, come le altre ospiti, ha visto nascere una vita nuova grazie alla Comunità. Ivanka ringrazia per il lavoro svolto con successo e in tutto il mondo e si dice pronta a collaborare. «Non vedo l'ora di dare il mio sostegno» conferma incontrando i giornalisti al termine del colloquio con il fondatore, Andrea Riccardi, e il presidente, Marco Impagliazzo, nella sede della Comunità a Piazza Sant'Egidio, Trastevere.


Prima di vedere Gentiloni il presidente degli Stati Uniti va al Quirinale accompagnato dal segretario di Stato Rex Tillerson. Tre minuti per percorrere il cortile ignorando il protocollo. Trump non rende gli onori alla bandiera italiana presentata all'inizio del picchetto. Rapido, per non perdere il passo, il saluto rivolto dall'ufficiale italiano al suo fianco. Al termine della rassegna, il presidente americano tira ancora dritto senza rivolgere, come previsto, un cenno di saluto al reparto della Marina. Sguardo fisso, non il cenno di un sorriso, la giacca aperta sulla cravatta regimental e un unico movimento, quello della mano destra che sfiora di tanto in tanto il rever.


All'interno del Palazzo le strette di mano si moltiplicano fino a quella con Sergio Mattarella che sorride e fa gli onori di casa.

Non è una visita di Stato e per questo non c'è la first lady, ma al colloquio nella sala degli Arazzi di lilla dopo la stretta di mano nella sala del Bronzino (dove la giacca di Trump si chiude per la foto e si lascia sbottonare immediatamente) partecipano anche le delegazioni. Di quella americana, oltre Tillerson, fanno parte il consigliere per la Sicurezza nazionale H.R. McMaster, il genero e consigliere di Trump, Jared Kushner, e il consigliere politico Stephen Miller.

Da parte italiana ci sono, tra gli altri, il ministro degli Esteri Alfano, l'ambasciatore a Washington Armando Varricchio, il consigliere diplomatico del Quirinale, Emanuela D'Alessandro. C'è anche il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, lo staff del presidente della Repubblica con i consiglieri diplomatico, per la comunicazione, militare e l'ambasciatore italiano a Washington.

Trump ringrazia «l'Italia per il suo contributo agli sforzi globali contro il terrorismo, specialmente per la sua partecipazione
alla coalizione contro Isis e per il suo ruolo attivo in Iraq e Afghanistan. «Bisogna fare di tutto - risponde Mattarella - perché il clima generato dagli attentati terroristici, ultimo quello di Manchester, non diventi uno stile di vita». E Trump: «Non dobbiamo cedere al terrorismo anche se l'attentato di Manchester - più sofisticato di altri - dimostra come sia difficile difendere i cittadini, quando chiunque di loro può diventare un terrorista. Si deve prendere in considerazione l'eventualità che nei prossimi anni possa cambiare il nostro stile di vita. Gli Stati Uniti non possono arrivare ovunque e predisporre misure particolari».

«Stiamo chiedendo all'Europa - sottolinea Mattarella - di attrezzarsi sempre di più. La partita si gioca infatti tutta in Libia dove - spiega «dobbiamo evitare che l'Isis, sconfitto in Siria e Iraq, si possa installare nel vuoto di potere che si è creato in Libia». Su questo fronte, secondo Mattarella «l'Onu deve fare di più e cercare un accordo tra più parti». Gli Stati Uniti si dicono favorevoli a una mediazione Onu - fa sapere il segretario di Stato Tillerson - che però condivide anche alcune informazioni provenienti dai libici secondo i quali «l'Unione europea sul territorio agirebbe in ordine sparso con Paesi impegnati più a soddisfare interessi personali».


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