giovedì 28 agosto 2014
​La diocesi di Siracusa ai parroci: segnalateli. La magistratura apère un fascicolo di "atti relativi".
L'elenco di don Palmiro: ogni morto è una storia
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​Quale prezzo ha dovuto pagare la popolazione siciliana in nome di un progresso industriale che l’ha spremuta come un limone, mettendola spesso davanti al bivio ingiusto: lavoro o salute? Lo sanno bene i sacerdoti della zona di Augusta-Priolo, Milazzo, Gela, che, grazie al loro ministero, si trovano a benedire le salme, celebrare i funerali, consolare i familiari di chi non c’è più. E, visto che i dati ufficiali delle cause di mortalità sembrano sottostimare un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti, la Chiesa siciliana ha deciso di scendere in campo e chiedere a tutti i parroci della diocesi di Siracusa di comunicare quanti fedeli muoiono di cancro ogni anno e quali patologie oncologiche sono più diffuse.Tante le inchieste giudiziare, infatti, sono state aperte in questi anni dopo le troppe morti “sospette” attorno ai petrolchimici siciliani. Troppe le domande rimaste senza risposta. Infinite le lacrime versate dalle famiglie dove tre, quattro componenti hanno perso la vita a causa di un tumore o i figli sono nati con malformazioni orribili.Ma non è più tempo di conservare la polvere sotto il tappeto. La Chiesa vuole vederci chiaro, nel nome di quella “salvaguardia del creato” che Papa Francesco annuncia dalle sue prime ore di pontificato. E vuole vederci chiaro anche la magistratura, che aggancia l’assist lanciato da un parroco di frontiera di Augusta, don Palmiro Prisutto, da sempre impegnato contro quella “strage silenziosa”, aprendo un fascicolo di “atti relativi”. «Un’iniziativa mirata a trasferire nel nostro ufficio notizie acquisite dal parroco – conferma il procuratore capo di Siracusa, Francesco Paolo Giordano –. Ho dato incarico alla polizia giudiziaria di cercare di capire se c’è materia di eventuale rilevanza penale. D’altronde sono tanti i procedimenti penali avviati negli anni per casi di inquinamento atmosferico o del sottosuolo, proprio a causa dei residui di lavorazioni industriali».Da anni in prima linea nell’analisi delle cause di mortalità o di malformazione dei neonati in tutta la zona, l’Ufficio pastorale per i problemi sociali e del lavoro di Siracusa, in accordo con l’arcivescovo Salvatore Pappalardo, ha avviato un’iniziattiva che quest’anno intende rilanciare. «Abbiamo il sospetto che ufficialmente vengano dichiarati meno decessi per tumore di quelli che in realtà si verificano – racconta don Angelo Saraceno, direttore dell’ufficio diocesano, ma che è anche parroco ad Augusta -. Spesso si scrive nel certificato che la morte è stata causata da un collasso cardiaco, da un blocco renale, senza specificare che quello è solo l’ultimo stadio di una lunga malattia oncologica. Così abbiamo chiesto ai parroci della diocesi di comunicarci quante persone di cui celebrano il funerale sono morte a causa di tumore, precisando anche quale organo fosse stato colpito. Purtroppo, ancora non abbiamo avuto molti risultati. Ma vogliamo rilanciare l’iniziativa».Una sorta di registro parallelo che potrebbe fare davvero luce su un fenomeno che i dati ufficiali sfiorano soltanto. Il progetto Sentieri, l’ultimo studio finanziato dal ministero della Salute e presentato un paio d’anni fa a Roma, offre, però, uno spaccato già abbastanza inquietante sulla mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali, in particolare peltrolchimici. I dati sono simili: una percentuale di tumori superiore alla media nazionale, un’alta diffusione delle malattie dell’apparato respiratorio, una presenza consistente di neonati con malformazioni dell’apparato genitale e, in qualche caso, contaminazione del suolo. Non ci sono sentenze giudiziarie che certifichino rapporti di causa ed effetto fra tumori, decessi e situazione ambientale, ma centinaia di denunce di famiglie e studi epidemiologici su quattro zone siciliane (Gela, Milazzo, Priolo-Augusta-Melilli, Biancavilla), che contano la presenza di circa 320 mila abitanti, dimostrano che si tratta di un allarme giustificato. Nell’area di Priolo, Melilli e Augusta, in provincia di Siracusa, lo studio epidemiologico ha riscontrato picchi di mortalità per tumore, in particolare all’apparato digerente per le donne e ai polmoni e alla pleura per gli uomini, ipospadie nei neonati. Alla presentazione dei dati c’era anche Antonello Ferrara, componente dell’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro della diocesi di Siracusa, che lo aveva inviato proprio per sottolineare l’attenzione della Chiesa locale su questo grave fenomeno.Adesso anche la magistratura vuole dare il suo contributo, con l’apertura di un nuovo fascicolo d’indagine. «Da quando mi sono insediato – ribadisce il procuratore Giordano –, sto cercando di mettere in campo varie iniziative per puntare alla tutela ambientale in questa zona, malgrado le carenti risorse di personale di cui dispongo. Ogni iniziativa di collaborazione sarà bene accetta».
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