sabato 9 gennaio 2010
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Varata dal ministro Roberto Maroni una task-force per la situazione in Calabria. Servirà – fa sapere il Viminale – ad affrontare la questione non solo dal punto di vista dell’ordine pubblico, «ma anche per quanto riguarda gli aspetti legati allo sfruttamento del lavoro nero e dell’assistenza sanitaria». E già il capo della Polizia, Antonio Manganelli, sentito il ministro, ha disposto l’invio a Rosarno di un consistente contingente di polizia «per assicurare il miglior controllo del territorio e garantire serenità a tutta la popolazione presente».Della task-force farà parte lo stesso Maroni che, lamentando troppa tolleranza verso gli irregolari, scatena una bufera. «In tutti questi anni – dichiara in televisione – è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, una immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazioni di forte degrado, come quella di Rosarno». Se per queste parole, il leghista Mario Borghezio lo saluta come il «nostro Sarkozy», il ministro Maroni attira su di sé fulmini e saette. Gli chiedono anche di riferire in Senato. Lo fanno ad esempio Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, presidente e vice presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, e anche dal Pdl Maurizio Gasparri. Per la verità, Maroni non se lo fa dire due volte: martedì prossimo infatti andrà a riferire nell’aula del Senato.Le critiche, a parte il plauso dei ministri Gianfranco Rotondi e Luca Zaia (che farà parte della task-force), sono durissime. Ai detrattori si rivolge Zaia: «Chiediamo conto a quanti stanno dileggiando il ministro Maroni di una qualche proposta concreta che sia quella di restituire al nostro Paese la sovranità territoriale, per cui è lo Stato a decidere chi entra e chi no. Diciamo basta alle ipocrisie».Duro è il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Mi dispiace molto – dice – che il ministro Maroni non abbia perso l’occasione anche questa volta di fare lo scaricabarile sull’immigrazione clandestina. Vorrei ricordargli che subiamo anche danni in vigenza di una legge che si chiama Bossi-Fini». Si aggiunge Paolo Ferrero, portavoce della Federazione della Sinistra che accusa il ministro di coprire i caporali: «Gli immigrati clandestini a Rosarno lavorano al nero in agricoltura e sono sfruttati come schiavi. Gli sgomberi di Maroni servirebbero solo a non far pagare gli stipendi a questi lavoratori da parte dei caporali che li sfruttano».Toni non meno duri dall’Idv. È il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, a sferrare l’attacco: «Le parole di Maroni – dice – sono molto gravi. Noi non vogliamo negare che esista un problema legato all’immigrazione clandestina, il punto, semmai, è che questo governo non fa nulla sul serio per contrastarlo». E conclude dicendo: «Questo problema è l’equivalente di una pagliuzza rispetto alla trave che Maroni ha nell’occhio ma non vede». Critiche da Mario Tassone, vice segretario dell’Udc: «Scaricare tutto sugli immigrati – sostiene – è superficiale e semplicistico. Stiamo parlando di persone che arrivano nel nostro Paese da disperati e restano tali, in balia della povertà, di scadenti condizioni igienico-sanitarie e dello sfruttamento».Scende in campo anche il sindacato, contro il ministro. In una nota congiunta Flai-Cgil e Cgil nazionale accusano Maroni di fare orecchie da mercante: «Al ministro – si legge nella nota – sfugge che questi lavoratori sono tenuti sotto ricatto dalla malavita italiana, che ha individuato nel lavoro agricolo un business particolarmente appetibile».
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