L'Italia ha offerto alla Tunisia "la più ampia collaborazione grazie alla tradizione e all'esperienza della nostra Costituzione" per aiutare il Paese a realizzare una transizione democratica dopo il cambio di regime. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi dopo l'incontro con il primo ministro tunisino Beji Kaid Essebsi. Berlusconi ha riconosciuto che il governo transitorio di Tunisi "si è caricato di una responsabilità storica" e ha elogiato il fatto che i rappresentanti dell'esecutivo hanno deciso di non volersi candidare alle elezioni di luglio: questo comportamento - ha detto - è dettato dall'amore di patria e dal senso dello Stato ed è stato molto apprezzato anche a Bruxelles". Berlusconi dopo aver annunciato che il ministro dell'Interno Roberto Maroni tornerà domani a Tunisi per tentare di chiudere l'intesa sul fronte immigrati, ha sottolineato che i rapporti tra l'Italia e la Tunisia "sono sempre stati di grande amicizia e continueranno ad esserlo"."Siamo in un Paese amico per risolvere il problema dei migranti. Il clima di amicizia, collaborazione e cooperazione è positivo". Queste le parole del premier Silvio Berlusconi nella casbah della capitale tunisina, dove oggi si trova in visita per cercare di fermare il flusso di migranti che dal Nordafrica raggiungono Lampedusa. Berlusconi ha incontrato il presidente ad interim della Tunisia Fouad Mebazaa nell'antica città di Cartagine, prima di iniziare i colloqui con il primo ministro Beji Caid-Essebsi.
SI SBLOCCANO I RAPPORTI TRA ITALIA E FRANCIASi sbloccano i rapporti tra Italia e Francia sulla spinosa questione dei migranti. Berlusconi ha ricevuto una telefonata dal presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy; i due hanno parlato dell'emergenza immigrazione e di un imminente vertice tra i ministri italiani e francesi. Mentre si accentua l'attivismo internazionale di Berlusconi per affrontare la questione immigrazione, restano tesi i rapporti con la Lega. Se il premier ricorda che "abbiamo 9 mila Comuni e se restassero 9 mila nuovi cittadini basterebbe restituirli uno per Comune e non sarebbe difficile trovare loro un'occupazione", il ministro Roberto Carderoli ribatte: "Il nostro dovere è difendere il territorio, difendere i nostri posti di lavoro, garantire la sicurezza dei cittadini e l'ordine pubblico".
LAMPEDUSA SI SVUOTAA Lampedusa altri 700 migranti stanno per essere imbarcati sulla nave Catania. Si aggiungono agli oltre 3.600 portati via ieri. L'esodo è quasi completato: stamane, infatti, gli extracomunitari presenti aLampedusa erano circa 1.400, cifra che comprende i 921 arrivati da ieri in 11 sbarchi e i circa 250 minori ospitati nella base Loran e che oggi saranno tutti identificati. I migranti partiti ieri con tre navi hanno come destinazione Trapani, Catania, Napoli e Taranto. Oltre alla nave Catania nell'isola è ferma in rada anche la Flaminia, pronta a portare via il resto degli stranieri. Stamane per le strade di Lampedusa non c'era un solo migrante, mentre al porto commerciale sono in corso lavori di pulizia. L'aereo della Guardia costiera, il Piaggio T 166, che sta compiendo una ricognizione nel Canale di Sicilia, per il momento non ha avvistato altri barconi. Le condizioni meteo sono buone e nel Canale di Sicilia il mare è Forza 3. Da domenica sull'isola sono arrivati 705 immigrati.Ieri un gruppo di ragazzini ha dato fuoco a un centro di accoglienza parrocchiale.
SBARCHI IN SARDEGNADue scafisti tunisini sono stati fermati nella notte dalla guardia di finanza al largo delle coste meridionali della Sardegna. Erano a bordo di un peschereccio con il quale tentavano di rientrare a Tunisi dopo aver trasportato nell'isola 32 migranti. Lo sbarco è avvenuto nella serata di ieri vicino a Chia, a circa 40 chilometri da Cagliari. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che li hanno bloccati e trasferiti al centro di accoglienza di Elmas.
FUGA DA MANDURIATesa anche la situazione in alcune tendopoli. Trecento migranti sono fuggiti da quella pugliese di Manduria. Poco più di un centinaio di immigrati tunisini ospitati nella tendopoli di Manduria hanno trascorso e dormito tutta la notte all'aperto per protesta per i ritardi nell'ottenimento di un eventuale permesso di soggiorno temporaneo e chiedendo asilo. La protesta era iniziata ieri sera e inutili erano risultati i tentativi di trattativa per convincere gli immigrati a tornare nelle tende portati avanti dal questore di Taranto, Enzo Mangini, ed alcuni mediatori culturali. Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, critica a questo proposito il governo: "Quella delle tendopoli è una scelta sbagliata perchè mettere in piedi tendopoli da milleo duemila irregolari significa creare situazioni potenzialmente esplosive". Per Errani, la soluzione alternativa potrebbe essere quella della concessione agli immigrati di un permesso temporaneo per circolare nell'Unione europea: "In questo modo potremmo organizzare un sistema di accoglienza umanitario e governabile chiedendo agli altri paesi europei coerenza e reciprocità".
CADAVERI DI MIGRANTI SULLE COSTE LIBICHE, UN BARCONE DISPERSO I cadaveri di 68 persone, quasi certamente migranti morti durante la traversata verso le coste italiane, sono stati recuperati sulle coste libiche, nei pressi di Tripoli. Potrebbero essere somali ed eritrei che facevano parte di una imbarcazione di cui si erano perse le tracce lo scorso 25 marzo. A raccontare i particolari di questa tragedia, tenuta nascosta fino ad ora dalle autorità libiche, è stato padre Joseph Cassar, un gesuita responsabile del servizio per i rifugiati a Malta. Secondo quanto ha riferito all'Ansa, i cadaveri dei migranti sarebbero stati recuperati in mare giovedì scorso. Le autorità libiche avrebbero fatto seppellire i corpi senza nemmeno procedere alla loro identificazione".A dare l'allarme della scomparsa di un gruppo di eritrei e somali era stato un altro sacerdote, Don Mosè Zerai, presidente dell'Agenzia Habesha, che come Padre Joseph si occupa di rifugiati e richiedenti asilo. Il religioso aveva ricevuto una richiesta d'aiuto lanciata attraverso un satellitare dagli immigrati che avevano detto di trovarsi in difficoltà, senza viveri e con poco carburante. Non è l'unico Sos lanciato dalle coste libiche. Un altro barcone con 335 persone a bordo risulta disperso da due settimane. L'agenzia Habesha e l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) da diversi giorni sollecitano le autorità italiane e la Nato a intensificare le ricerche nel Mediterraneo. "Non dobbiamo mollare - ribadisce Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr in Italia - anche perché non abbiamo nessuna certezza sull'identità delle circa 70 vittime, che potrebbero non avere nulla a che fare con il gommone. L'esperienza insegna che imbarcazioni alla deriva sono state soccorse anche dopo venti giorni e che è ancora possibile salvare la vita di centinaia di persone". I circa 70 naufraghi "dopo essere stati portati all'obitorio della città, sono stati seppelliti nel cimitero cristiano". Lo afferma il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli. "L'obitorio - spiega in un'intervista all'agenzia vaticana Fides - è pieno di corpi, di persone uccise per i combattimenti e i bombardamenti. Si è quindi deciso di seppellire quei poveri cadaveri il più rapidamente possibile".